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giovedì 22 ottobre 2009

LA MISTIFICAZIONE CRISTIANA DELLA STORIA


 Per sfuggire all’imbarazzante assenza di prove che confermino l’esistenza storica di Gesù la disinformazione cristiana mistifica senza ritegno le cronache di noti letterati romani del I-II secolo d.c.
Ad esempio:

Publio Cornelio Tacito racconta dell’incendio di Roma del 64 d.c. nel Liber XV 44. Scrive Tacito sui cristiani:”I cristiani devono il loro nome a Cristo, nato sotto l’impero di Tiberio, che era stato messo a morte dal procuratore Ponzio Pilato”. Da questa frase sembra che Tacito confermi l’esistenza di Gesù. Ma è una mistificazione, infatti subito dopo questa descrizione di Cristo Tacito scrive:”questa pericolosa superstizione torna di nuovo a manifestarsi non solo in Giudea, luogo d’origine di questa sciagura, ma anche a Roma, dove confluisce e si celebra tutto ciò che d’atroce e vergognoso giunge da ogni parte del mondo”. Da questa seconda parte del discorso si coglie che Tacito ritiene il Cristo “una pericolosa superstizione” e non un personaggio storico. Ciò, ovviamente, non viene mai menzionato dai mistificatori cristiani. Tacito non manca di scrivere che per i “loro crimini contro la morale” i cristiani “si meritano l’estrema punizione” e cioè essere “dilaniati dalle belve, crocifissi, dati alle fiamme e usati come torce per l’illuminazione delle strade”.
Ma Tacito non fu il solo a osteggiare questa “pericolosa superstizione” di Cristo per poi essere successivamente falsificato e spacciato come testimone, ironia, dagli odiati cristiani.

Gli ingannatori storici cristianocentrici citano infatti anche Gaio Svetonio Tranquillo che scrive nel suo libro De vita Caesarum, Claudius 25: “(l’Imperatore Claudio) fece espellere da Roma i Giudei che si sollevavano continuamente su istigazione di un certo Cresto”. Da questa citazione di Svetonio si coglie come tra i seguaci delle prime chiese ci fosse confusione perfino sul nome di Dio, qui chiamato “Cresto”
Del resto solo un ciarlatano potrebbe presentare questa citazione di Svetonio coma la prova storica di Gesù.  Svetonio stesso definisce il cristianesimo “una nuova e malefica superstizione” (Nero16).
La sistematica disinformazione dei sostenitori della storicità di Cristo arriva a mistificare anche le Epistulae, X, 96 e 97 di Gaio Plinio il Giovane. Le frasi citate a prova sono: “(i cristiani) si riuniscono prima dell’alba per intonare un inno a Cristo come se fosse un dio e per obbligarsi con giuramento a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di beni” Anche qui si dimostra solo l’esistenza di sette cristiane all’epoca di Plinio, non certo l’esistenza di Cristo. Infatti continuando a leggere la stessa epistula X, 96 e 97, Plinio scrive per togliere ogni dubbio:”(Cristo) non è null’altro al di fuori di una superstizione balorda e smodata. (…) molte persone di ogni età, ceto sociale e sesso, vengono trascinati in questo pericolo. Città, borghi e campagna vengono infettate dal contagio di tale superstizione”.

Per nulla imbarazzati dalla consapevolezza di mentire gli pseudo storici cristiani citano anche Luciano di Samostata di cui riportano la solita frase snaturata dal suo contesto del “de Morte” 11-13, in cui si narra di Peregrino, un “vescovo” pazzo cristiano:”(i cristiani) lo avevano elevato (Peregrino) a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione”. Luciano non nomina Gesù ma parla genericamente della credenza cristiana. Infatti, continuando a scorrere il “de morte”, come ormai è prevedibile si legge su questa credenza: “questi poveretti si sono lasciati persuadere di avere vita eterna (…)seguendo tali credenze senza alcuna prova. Se dunque va da loro qualche ciarlatano, capace di sfruttarne l’ingenuità, può subito diventare assai ricco, facendosi beffe di tali sciocchi”. E’ evidente, Luciano considera i cristiani dei creduloni destinati a essere sfruttati dai ricconi di turno. Un giudizio quanto mai profetico!

Ma proseguiamo nell’analisi delle testimonianze mistificate, portate dai ciarlatani a prova della storicità del Cristo, passando al letterato romano-ebreo Giuseppe Flavio, “Antichità giudaiche” XVIII, 63-64: “Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo”. Che sorpresa, Flavio Giuseppe, famoso erudito ebreo della corte dell’imperatore Vespasiano, non solo testimonia l’esistenza di Gesù, ma stranamente ne loda pure la divina persona. E tale stranezza ha un intuibile motivo … il passaggio appena citato è spurio, una falsificazione medievale operata da un monaco copista nel XI secolo. Ma evidentemente molti cristiani sono rimasti nell’oscurità medievale e continuano a citare tale passaggio come fosse credibile …

Il revisionismo cristiano è riuscito a costruire false prove dell’esistenza di Gesù sfruttando il Talmud, un libro sacro degli ebrei. Viene citato un passaggio (Talmud Babilonese, cfr. Sanhedrin B, 43b) in cui è scritto:”Alla vigilia della Pasqua Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell’esecuzione, un araldo gridava: Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l’apostasia”. “Yeshu” equivale a Gesù in babilonese e questo Yeshu è stato giustiziato alla vigilia di pasqua come Cristo… dunque per lo storico cristiano Gesù e Yeshu sono la stessa persona. 







Ma assolutamente no! Infatti:
1)      Yeshu venne lapidato, Gesù crocifisso
2)      Yeshu venne giudicato da giudici ebrei (il brano narra l’attività di un tribunale ebreo), Gesù da un prefetto romano
3)      Yeshu venne condannato per stregoneria, Gesù per lesa maestà.
Insomma, quasi tutti gli storici, animati dall’amore per la verità, sostengono che non esiste alcuna prova sull’esistenza di Cristo, che quindi potrebbe essere solo un’invenzione letteraria degli evangelisti, che tra l’altro non sono mai esistiti.
I vangeli sono una raccolta disorganica di storie e leggende nate dai racconti di piccole sette ebree che, attingendo a piene mani da culti pagani (vedi culto di Mitra), originarono il mito di Gesù Cristo.
Gli storici della chiesa sostengono perfino che il cristianesimo è l’unica religione che crede a un Dio storico, un Dio che è stato un uomo.
Ma questa è solo la più arrogante delle bugie:

I sacerdoti dell’antica Grecia per esempio sostenevano che il Dio Dioniso (o Bacco) era un personaggio storico. I Greci credevano che Dioniso avesse guidato un gruppo di uomini ai confini dell’India, fondando città e esportando la cultura greca. Ovviamente nessun Dio è mai realmente esistito. Infatti le loro gesta sono assurde. In un episodio “storico” Dioniso, in fuga dai parti trasformò l’albero della loro nave in una pianta di uva … allo stesso modo in un episodio “storico” Gesù, per rallegrare una festa, trasformò l’acqua in vino.
Ora, se uno vuole credere nei folletti rubicondi faccia pure! Ma almeno si risparmi l’infamia di diffondere disinformazione per la rete ostentando la presunzione di chi crede nel bene!




Salviamo almeno l’onestà, per Bacco!


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