Non esistono verità assolute o dogmi insindacabili. Questi sono solo strumenti concepiti per soggiogare la vostra mente

sabato 13 ottobre 2012

MA LE STREGHE ESISTONO?

di Walter Peruzzi

Per rendersi conto di quanto la Chiesa cattolica, mentre si finge portatrice
infallibile di verità assolute, sia volubile in fatto di dottrina, è interessante
considerare le sue idee sulle streghe.


Le streghe non esistono
Nei primi secoli cristiani e per tutto l'Alto Medioevo vi era molta cautela
nel riconoscere l'influenza del diavolo nelle vicende umane e ancora meno si
accettava l'idea di esseri umani dotati di poteri straordinari.
Secondo il Canon Episcopi (IX-X secolo), poi confluito nel Corpus Iuris
canonici, Satana può «tentare donne depravate», cui fa credere di avere
poteri straordinari, come «cavalcare la notte certune bestie». Ma si tratta di
inganni «che accadono solo nello spirito» e solo sciocchi, ottusi e stupide
donnicciuole possono credere che «avvengono anche nel corpo». Della stessa
idea era nel XII secolo il vescovo inglese e funzionario della curia papale Jean
de Salisbury.
Sì, le streghe esistono
Sennonché, solo cinquant'anni dopo, Gregorio IX afferma nella bolla Vox
in Rama (1233), che c'erano "assemblee di reprobi", adoratori di Satana, in
cui comparivano "una specie di rana" o "rospo", grande come "la bocca di un
forno", che veniva baciata sull'ano, e "un uomo il cui corpo dai fianchi in su è
brillante e luminoso come il sole, mentre nella parte inferiore è ruvido e
peloso come quello di un gatto".
La bolla inaugurò un cliché presente dal Trecento al Settecento in vari
testi, dove compaiono anche le streghe che «ballavano et el diabolo sonava.
Et ibi el diabolo le brazava ad una ad una».
Nel XIII secolo, intanto, Tommaso d'Aquino spiegava nella Somma
teologica (Ia, q. 51, a. 3 ad 6) come il diavolo possa accoppiarsi con donne e
generare figli (una spiegazione ripresa due secoli dopo per accusare le streghe
di unioni carnali col demonio).
Cominciarono nel XIII secolo anche i processi alle streghe e furono accesi
i primi roghi: nel 1275 in Francia, nel 1296 in Val d'Adige.
Nel 1326, con la bolla Super illius specula, Giovanni XXII scomunicava
quanti «stringono un'alleanza con la morte e stipulano un patto con l'inferno:
fanno infatti sacrifici ai diavoli, li adorano. chiedono responsi, li ricevono». Era
semmai il giureconsulto laico Bartolo da Sassoferrato a dubitare dei poteri
delle streghe cui afferma di credere solo perché la Chiesa ne affermava
l'esistenza.
Dalla fine del XV secolo, poi, la credenza della Chiesa cattolica nelle
streghe e la caccia alle stesse furono ribadite con la bolla Summi desiderantes
affectibus di Innocenzo VIII del 1484 dove si afferma esserci «in alcune
regioni della Germania parecchie persone di ambo i sessi" che "non temono di
darsi carnalmente ai diavoli, di far deperire e morire la progenie delle donne e
degli animali, le messi della terra; e ancora vigneti, giardini, prati, pascoli,
biade, cereali, legumi per mezzo di incantesimi, fatture, scongiuri ed altre
esecrabili pratiche magiche, eccessi, crimini e delitti; di impedire agli uomini di
generare, alle donne di concepire, e di rendere impossibile al marito e moglie
di compiere il loro coniugale dovere [...]».
Il papa incaricò di perseguitare le streghe i due inquisitori domenicani,
Enrico Insistoris e Giacomo Sprenger, che scrissero il Malleus maleficarum
(Martello delle streghe), testo-base nei processi alla streghe, più diffuso della
Bibbia, di cui l'università di Colonia certificò nel 1487 la «conformità
dottrinaria alla verità cattolica». Tesi centrale del libro è "l'esistenza degli
stregoni", tanto che pensare il contrario è "eretico".
Gli stregoni, secondo i due misogini e sessuofobici autori del Malleus, sono
soprattutto streghe, che esercitano i loro diabolici poteri soprattutto in quanto
attiene alla sfera sessuale. «Il trasferimento da un luogo all'altro è una delle
loro azioni più salienti, come il fatto di abbandonarsi alle sporcizie carnali. Vi
sono certe [streghe] che sono solite divorare e mangiare i bambini della
propria specie; esse scatenano grandinate, venti dannosi con fulmini, procu-
rano sterilità negli uomini e negli animali, i bambini che non divorano li
offrono ai diavoli o li uccidono in altro modo».




Tre secoli di bolle e stragi
Dalla fine del XV secolo alla metà del Settecento si consumò una strage di
cui è impossibile dire le dimensioni precise e che sporadicamente continuò
anche dopo: ancora nel 1828 fu trucidata a Cervarolo, in Val Sesia, perché
ritenuta una strega, Margherita Guglielmina, detta la "stria Gatina".
Stragi e persecuzioni furono costantemente accompagnate da bolle papali
- dalla Cum acceperimus (1501) di Alessandro VI alla Dudum (1523) di
Adriano VI; dalla Coeli et terrae (1585) di Sisto V alla Inscrutabilis (1631) di
Urbano VIII - in cui si confermava la credenza cattolica in "sortilegi" e "malie"
che "distruggono uomini, bestie e campi"; in streghe e stregoni che, avendo
"eletto il diavolo a loro signore", danneggiano "le bestie e i frutti della terra" o
prevedono "casi futuri"; nel dovere per gli inquisitori "a procedere liberamente,
reprimere e punire" condannando a morte i responsabili di malefici
mortali (Gregorio XV, Omnipotentis dei, 1623).
Ma insomma le streghe esistono o no?
In conclusione, per almeno tre secoli, le più risibili e inverosimili credenze
furono coltivate e insegnate da quel papato che, secondo Leone XIII, «deve
poter giudicare con la sua autorità quali siano le cose contenute nella parola di
Dio, quali dottrine sono ad esse conformi, e quali no. altrimenti non sarebbe
più il sicuro interprete della parola di Dio, né guida sicura all'uomo nell'agire».
(Sapientiae Christianae).
Oggi sembra di poter dire che la Chiesa cattolica non crede più alle
streghe. Anche se non dice espressamente di essersi sbagliata a propagandare
tale credenza e ad aver fatto ammazzare decine o centinaia di
migliaia di donne come "streghe", ossia di non essere stata, in questa come in
molte altre materie, per secoli, né guida sicura per l'uomo né interprete sicura
di Dio.


LIBRI: La Malafede

L'intento di questo saggio è quello di dimostrare esegeticamente, con incredibile precisione e coraggio, l'inattendibilità e l'assurdità di quanto contenuto nei testi sacri del Cristianesimo, ripercorrendo con attenzione filologica molteplici passi della Bibbia e dei Vangeli. Smascherare le insidie e le atrocità di una religione misogina, anacronistica, che ci vuole portatori di peccato sin dalla nascita, nonché castrati nella possibilità di vivere una sessualità libera e sana. Lungi dall'esser latrice di Valori rivendicati come autenticamente fondanti la civiltà occidentale, la chiesa dovrebbe rispondere al contrario dei molteplici scandali che ne attanagliano la condotta morale, occultati con sapienza dai ministri del culto.
Renato Testa è nato a Pignataro Maggiore il primo gennaio del 1946. Si è laureato a "La Sapienza" di Roma in Lettere e in Filosofia. Ha insegnato materie umanistiche in vari licei scientifici. Ora in pensione, vive a Verona. Ha già pubblicato: Dall'attualismo all'empirismo assoluto, CADMO editore, 1976, e Il pensiero di Franco Lombardi, Armando Editore, 1995.


Presentazione dell’autore
“Il nostro tempo sa… Ciò che prima era solo patologico, oggi è divenuto
indecente - esser cristiani oggi è indecente”. Così scriveva Friedrich Nietzsche
alla fine dell’Ottocento. Ma perché già allora - e oggi ancor di più - era
indecente essere cristiani? Perché il nostro tempo sa, dice Nietzsche. Che cosa?
Che il cristianesimo è solo un’accozzaglia di miti e leggende ormai insostenibili.
E ciò è stato dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio. Questo libro
non fa altro che ribadire, con dati e argomenti solidissimi, questa elementare
verità.
Noi siamo diventati cristiani, e cattolici, a nostra insaputa: perché siamo
stati battezzati da piccoli, quando eravamo incapaci d’intendere e di volere.
Così ci siamo ritrovati arruolati senza averlo voluto e senza sapere che cosa
fosse il cristianesimo. Sarebbe ora, da adulti, di riesaminare questa nostra
estorta adesione al lume della ragione, tanto più che la religione svolge un
ruolo molto importante nel determinare le scelte di vita, nostre e della società.
Non ci si può sentir legati, per un senso di malintesa lealtà, ad una scelta
che non si è compiuta, ad una fede imposta da altri.
Questo libro professa un ateismo radicale, un ateismo senza se e senza
ma, e prende le mosse da una critica rigorosa, ormai ampiamente condivisa da
quanti si affidano alla ragione, delle tradizionali prove dell’esistenza di Dio
(ontologica, cosmologica o causale, finalistica) e del più recente argomento del
“progetto intelligente”, cui oppone due formidabili dimostrazioni della sua non
esistenza: quella basata sulla presenza del male nel mondo e quella della non
evidenza di questo Dio – che è detto onnipresente – davanti agli occhi di tutti.
Ma il piatto forte è la critica del cristianesimo che prende come punti di
riferimento due testi chiave, le colonne portanti della sua dottrina: la Bibbia
(quella di Gerusalemme, approvata dalla Conferenza episcopale italiana), che
contiene, si dice, la Parola di Dio, e il Catechismo della Chiesa cattolica, che
esibisce l’insegnamento irriformabile della Chiesa. Tutti e due infallibili, tutti e
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due immodificabili. L’esame dimostra che ci troviamo di fronte a un cumulo di
assurdità, a un coacervo di decrepite e inaccettabili superstizioni.
Prendiamo, per esempio, la “narrazione” che sta alla base di tutta la
religione cristiana. Dio crea il mondo e in esso l’uomo per farlo partecipe, nella
sua infinita bontà, della propria beatitudine. Perciò lo colloca in quel giardino di
delizie che è il paradiso terrestre. Ma, ahinoi, Adamo non fa in tempo ad essere
creato che subito pecca, disobbedisce a Dio e mangia il frutto proibito.
La punizione per quella mela mangiata dal nostro antico progenitore è
terrificante: la maestà divina si sente a tal punto offesa da decretare che tutti
gl’incolpevoli discendenti di Adamo siano condannati per l’eternità alle pene
indicibili dell’inferno. Milioni di uomini all’inferno per una colpa che non hanno
commesso! Sarà probabilmente un mio limite, ma non mi riesce di veder
rifulgere in questa punizione né l’infinita bontà né la perfetta giustizia di un Dio
che, si dice, è amore.
Tutto ciò accade perché Dio aveva concepito l’ottimo proposito di
partecipare all’uomo la sua beatitudine, ma quel mascalzone di Adamo – e,
prima di lui, quella poco di buono di Eva - ha mandato tutto a monte
disobbedendo al suo creatore.
Ma c’è qualcosa, in questa storia, che non torna. Certo, Dio aveva
programmato tutto per il bene dell’uomo; eppure egli non poteva non sapere -
infatti è onnisciente - che le cose sarebbero andate ben diversamente. Egli
sapeva perfettamente che il genere umano, da lui creato con tanto amore,
sarebbe stato destinato non alla beatitudine bensì alla dannazione eterna (da
lui stesso per altro stabilita come giusta (?) punizione per la mela mangiata da
Adamo).
E allora, perché l’ha fatto?
Giriamo pagina. Successivamente apprendiamo che, molto tempo dopo -
intanto una miriade di uomini erano andati all’inferno dove resteranno ad
arrostire per l’eternità - Dio decide, bontà sua, di redimere il genere umano.
E che fa?
Avrebbe potuto dire (è onnipotente, è misericordia infinita): “Vi perdono”.
E amen. Invece no. La sua divina maestà - terribilmente offesa perché Adamo
aveva mangiato una mela! - pretende un sacrificio cruento: un innocente, una
vittima incolpevole deve pagare con una morte atroce per quell’antica colpa. Vi
sembra giusto? Chi obbligava Dio ad esigere questo tipo di risarcimento così
ripugnante? Soltanto la sua infinita giustizia!
E chi sarà “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”? Suo figlio, Dio
al pari di Lui. Solo un Dio può ripagare l’offesa fatta a un Dio, e così ci viene
narrata la favola caramellosa di un Padre che, per amore del genere umano, fa
violenza al suo cuore di genitore e manda a morte il suo figlio unigenito, e di
un Figlio che, per amore del genere umano, accetta docile di immolarsi sulla
croce!
“Padre mio - dirà Gesù, prostrato nel Getsemani, prima della sua passione
e morte -, se è possibile, passi da me questo calice!” (Mt 26, 39). Invece non
sarà possibile e Gesù berrà fino in fondo l’amaro calice. Eppure Dio è
onnipotente. Se vuole può tutto: a lui nulla è impossibile. E’ chiaro, dunque: il
Dio macellaio vuole il sangue del Figlio! Perché?
Per recitare questa bislacca sceneggiata c’è bisogno almeno di due
personaggi - che poi, per fare il numero perfetto, diventeranno tre -, e allora
l’unico Dio si scopre trino, pur rimanendo assolutamente uno. Mah.
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Che cosa accade allora? Perché si possa compiere la redenzione gli uomini
arrestano questo Dio (che è il Figlio del Padre, ma è anche, in qualche modo, il
Padre stesso, se Dio è e deve essere uno), lo insultano, lo scherniscono, gli
sputano addosso, lo flagellano e, infine, lo uccidono con l’infamante supplizio
della croce.
A questo punto Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) può dirsi soddisfatto:
l’oltraggio inflitto al suo onore dalla disobbedienza di Adamo è stato finalmente
sanato dal…“disonor del Golgota”! Ci può essere storia più assurda e
sconclusionata? E’ incredibile che oggi possano ancora credersi simili sciocchezze.
Non basta. Con la passione e morte di Cristo Satana è stato sconfitto e
l’umanità tutta, dicono, è stata redenta: liberata definitivamente dal male, dal
peccato, dalla morte. Ve ne siete accorti? Io no. Vedo ancora uomini soffrire,
peccare, morire.
Queste sono solo alcune delle tante assurdità del cristianesimo. Qualche
altro esempio alla rinfusa. Chi è peggio Hitler, che tentò di compiere il
genocidio degli ebrei, o Jahvè, che con il diluvio universale sterminò quasi tutto
il genere umano? Chi è più criminale Erode, che ordinò la strage degli innocenti
a Betlemme, o Jahvè, che uccise di sua mano tutti gl’incolpevoli primogeniti
d’Egitto, animali compresi?
Confrontate i racconti della nascita di Gesù di Matteo e di Luca: sono due
storie completamente diverse, incompatibili tra loro. O è vera l’una o è vera
l’altra (o sono false entrambe).
Eppure si dice che i vangeli sono la Verità. Quali sono state le ultime parole
di Gesù prima di morire? “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”
(Luca)? Oppure “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco e
Matteo)? Oppure “Tutto è compiuto” (Giovanni)? Non si sa.
Certo è però che qualcuno ha raccontato il falso. Affidabili, questi
evangelisti! Gesù è vero uomo e vero Dio, dicono. Alle corte: davanti alle
grazie generose della Maddalena cosa fa? Si eccita come un vero uomo o
rimane impassibile come si conviene al vero Dio?
Gesù ha detto: “Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può
essere mio discepolo” (Lc 14, 33). Lo sanno (e lo fanno) quelli che si
definiscono cristiani?
Non è forse sommamente indecente dire che è amore, che è bontà infinita
un Dio che per i suoi figli - cui vuole, assicurano, tanto bene - ha inventato,
oltre che tante malattie, la dannazione eterna dell’inferno?
E qui mi fermo. Per dare un’idea della varietà e vastità dei temi affrontati
nel libro ne riporto l’indice:
un ateismo radicale; la critica delle prove dell’esistenza di Dio; le prove della
non esistenza di Dio; la rivelazione e la Bibbia; errori e orrori, falsità e
sciocchezze dell’Antico Testamento; falsità e contraddizioni del Nuovo
Testamento; Gesù: Messia o Dio? Nessuno dei due; fede, ragione, verità;
cristianesimo e modernità; la predestinazione: una dottrina ripugnante; la
magia sacramentale; la morale cristiana: nobili e sublimi idiozie; politica,
economia, società; santi e miracoli; un confronto con Vittorio Messori;
conclusione.
Renato Testa

Libro acquistabile qui.