Non esistono verità assolute o dogmi insindacabili. Questi sono solo strumenti concepiti per soggiogare la vostra mente

domenica 20 dicembre 2009

LA VERITA' SULL'OPUS DEI - Vista dall'interno

Cos'è L'OPUS DEI

L’Opus Dei, fondata nel 1928, è una Prelatura personale della Chiesa Cattolica. La sua missione consiste nel diffondere il messaggio che il lavoro e le circostanze ordinarie sono occasione di incontro con Dio e di servizio nei confronti degli altri, per il miglioramento della società. L’Opus Dei collabora con le chiese locali, offrendo mezzi di formazione cristiana (lezioni, ritiri, assistenza sacerdotale), rivolti a persone che desiderano rinnovare la propria vita spirituale e il proprio apostolato.
Lo spirito
L’Opus Dei aiuta a trovare Cristo nel lavoro, nella vita familiare e in tutte le attività quotidiane.
Tutti i battezzati sono chiamati a seguire Cristo, a vivere il Vangelo e a farlo conoscere. L’Opus Dei ha lo scopo di contribuire a tale missione evangelizzatrice della Chiesa, incoraggiando nei fedeli cristiani di ogni condizione uno stile di vita pienamente coerente con la fede nelle circostanze quotidiane, soprattutto attraverso la santificazione del lavoro.

«L’attività principale dell’Opus Dei consiste nel dare ai suoi membri, e a tutte le persone che lo desiderano, gli aiuti spirituali necessari per vivere da buoni cristiani in mezzo al mondo», spiegava il fondatore.
Incorporazione
Per entrare a far parte dell’Opus Dei occorre una vocazione soprannaturale: una chiamata di Dio a mettere tutta la propria vita al suo servizio e a diffondere il messaggio che tutti possono raggiungere la santità attraverso il lavoro e la vita quotidiana.
Quando una persona diventa dell’Opus Dei, continua a essere un cittadino e un cattolico come gli altri. Continua ad appartenere alla sua diocesi e può partecipare a tutte le attività, politiche, religiose o culturali che desidera. L’impegno con la Prelatura è di carattere contrattuale ed esclude i voti (di povertà, castità e obbedienza) propri degli ordini religiosi.

1928. 2 ottobre. A Madrid, Josemaría Escrivá, durante gli esercizi spirituali, fonda l’Opus Dei, per ispirazione divina.

FONTE

LA VERITA'

Ecco ora la testimonianza di Emanuela Provera, ex numeraria dell'OPUS DEI, in un intervista:

Cosa è esattamente l’Opus Dei?

Una prelatura personale della Chiesa: una specie di diocesi senza limiti territoriali.

Quante persone ne fanno parte?

La prelatura dice 85mila.

Come si entra in contatto con l’Opera?

Gestisce scuole, centri culturali e sportivi, residenze universitarie, il campus biomedico. Molti entrano in contatto senza saperlo.

Perché, non lo dichiarano?

No, nei nomi dei centri non compare mai la parola “Opus Dei”. Si sa che le scuole si ispirano a principi cristiani ma non si sa come poi vivono i ragazzi lì dentro.

Cosa succede?

Li seguono tutor dell’Opera: individuano quelli di selezione e li portano per il piano inclinato.

Cosa è?

Un percorso di formazione per convincerli a entrare nell’Opera perché hanno la vocazione. Può esser vero; ma io testimonio di troppi casi di manipolazione, illegalità, immoralità.

Come si entra poi?

Si scrive una lettera al prelato e si devono superare 3 tappe di incorporazione.

Quanto dura questo percorso?

Cinque anni. Si inizia a insinuare la vocazione pure agli 11enni. Formalmente fino a 14 anni e mezzo non sono dell’Opera ma li si fa già vivere da numerari, cioè chi ne fa parte giuridicamente.

Per esempio?

Gli si fa usare il cilicio e la “disciplina”.

Di che si tratta?

Il cilicio è una catena di ferro con delle punte. Si mette alla coscia perché crei ferite. La “disciplina” è una frusta.

Altre “mortificazioni”?

Le numerarie, per esempio, dormono sempre su un’asse di legno. Per anni e anni.

E le famiglie?

La verità, dice l’Opera, va rivelata solo a chi può accoglierla. Non devi dire nulla a casa: “metti a rischio la tua vocazione”.

Ci sono anche libri, musica e film “vietati”?

Sì. Ma che vocazione è una vocazione che va protetta da tutto? Per 14 anni non sono andata al cinema e all’università avevo un testo laicista sotto chiave: non poteva girare per il centro.

I numerari (che non possono sposarsi) vivono in case apposta per loro?

Sì, gli uomini in delle sedi, le donne in altre. La separazione è rigida: la donna è vista sempre come tentatrice.

La maggior parte lavora per l’Opera?

Molti: serve manovalanza per gestirne l’impero. Alcuni hanno i contributi, tutti gli altri lavorano gratis. E pensare che l’Opera proclama la santificazione del lavoro!

E poi i numerari devono fare testamento a favore dell’Opus Dei.

È obbligatorio.

C’è un aspetto classista nell’Opus Dei?

Eccome. È esplicito.

Poi, dice lei, ci si accorge che qualcosa non va.

Non te ne accorgi: ti ammali. Tanti numerari sono curati con psicofarmaci.

Ma che ci guadagnerebbe l’Opus Dei?

Forte immagine, manovalanza gratis, soldi. Dove sono i gettiti fiscali dei contributi mensili? Tutti i soprannumerari (membri “esterni” sposati che non vivono nei centri, ndr) devono versare ogni mese denaro, lo sapeva?

Lei lo ha fatto, come ne esce?

Serve una dispensa del prelato: fra laici e prelatura c’è un contratto ma non è rescindibile da entrambe le parti! Ci vogliono anni. Io ce ne ho messi tre.

Fra numerari non si parla di questo?

No: è vietato parlare di questioni personali. Per questo noi ex dobbiamo uscire in pubblico: per essere intercettati da chi esce e pensa di essere solo, senza lavoro, identità, affetti. È drammatico.

Cosa ha provato quando è uscita?

Pace, gioia, liberazione. Anche nel fare cose piccole: non andare a letto alla stessa ora, chiamare un amico, andare al mare con un costume normale…

Gusta la vita insomma.

Ancora oggi. E voi non potrete mai immaginare quanto. Stare nell’Opera è peggio del carcere: almeno i detenuti prima hanno avuto una vita normale.

La prima cosa che ha fatto fuori?

Sono andata al mare e al cinema, all’aperto. La notte non ho dormito per la felicità.

Poi si è innamorata e si è sposata.

Grazie a Dio ho conosciuto mio marito. Ho potuto scrivere il libro proprio grazie alla stabilità affettiva che ho trovato. Ed è difficile: quando esci dall’Opera sei di un’ingenuità fortissima, non hai mai visto un uomo o una donna, non sai comportarti, sei infantile e molto vulnerabile.

Come ha vissuto, da numeraria, i grandi eventi storici? Che ssò, il muro di Berlino?

Guardi mi sono accorta a malapena che era morto Borsellino. Nei centri si vede solo il telegiornale registrato, da cui tolgono certe notizie. Come per i giornali: quelli che puoi leggere sono tagliati, non ci sono tutte le pagine. Non sapevamo delle elezioni… Capisce che menomazione intellettuale?

Crede ancora in Dio?

Sono credente praticante. Ma ci sono ex numerari atei, chi si è sposato, chi è gay: ognuno cerca di recuperare la sua identità.

Cosa pensa di Escrivà, il fondatore dell’Opera? La Chiesa l’ha fatto santo nel 2002.

Mi crea una conflittualità interna. La Chiesa, che per me è madre, l’ha proclamato santo ma non vorrei essere nei suoi panni, con tanta devastazione di vite sulla coscienza, di fronte a Dio. Avrei paura.

Emanuela Provera ha scritto un libro sulla sua storia eccolo qui sotto:




La Chiesa Cattolica continua a cercare di comandare con sistemi da medioevo le vite di tutti quelli che non riescono ad usare la propria testa per ragionare.

giovedì 3 dicembre 2009

VIA LIBERA DEL VATICANO ALLA BEATIFICAZIONE DI WOJTYLA. MA PER FRANZONI RESTANO I DUBBI


Dopo una valutazione della commissione teologica incaricata dalla Congregazione per le cause dei Santi condotta tra accelerazioni e frenate, ora sembra tutto a posto: Karol Wojtyla può essere beatificato. Esaminato il faldone di migliaia di pagine che costituisce la positio (la documentazione relativa alle “virtù eroiche” del candidato) preparata dal postulatore della causa, il polacco Slawomir Oder, su richiesta del relatore, il domenicano francese p. Daniel Ols, ora il dicastero vaticano passa la palla a Benedetto XVI, al quale spetta l’ultima parola. L’iter, tuttavia, non è ancora concluso: Ratzinger dovrà emanare dapprima un decreto che riconosca le virtù eroiche, poi dovrà essere completata l’istruttoria per l’accertamento della guarigione miracolosa di una suora francese - fase che implica la partecipazione di una commissione medica, una teologica e della Congregazione dei Santi -, quindi il papa prenderà la decisione definitiva. Ancora incerta, dunque, la definizione di una data.

La causa di beatificazione di Wojtyla è partita a tempo di record contravvenendo, grazie ad una deroga di Ratzinger, alla norma che vuole che si lascino passare almeno cinque anni dalla morte del candidato. Il 13 maggio 2005, a poco più di un mese dalla scomparsa di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI annunciava, infatti, in seguito alle richieste del collegio cardinalizio, l’avvio del procedimento, che prendeva il via formalmente il 28 giugno con la causa diocesana, conclusasi due anni dopo, in coincidenza con il secondo anniversario della scomparsa di Woytyla, il 2 aprile 2007.

Tra i circa 120 testimoni ai quali in quella sede, sotto vincolo di segretezza, è stata chiesta una deposizione personale riguardo all’operato di Wojtyla nel corso della sua vita e soprattutto durante i 27 anni del suo pontificato, c’è anche il teologo Giovanni Franzoni (immagine sotto), già abate di San Paolo fuori le Mura a Roma, tra i primi animatori delle comunità di base, che nel dicembre 2005 fu tra i firmatari di un ''appello alla chiarezza'' sulla beatificazione di Giovanni Paolo II (v. Adista n. 87/05): una presa di distanza rispetto alla generalizzata ed entusiastica richiesta di un Wojtyla “santo subito”.







Franzoni affermava, nella deposizione, datata 7 marzo 2007, di avere “fondate riserve alla beatificazione di papa Wojtyla”, pur non dimenticando “gli aspetti a mio parere luminosi” della sua azione. Nel caso Ior-Banco Ambrosiano, per cominciare, il papa “violò gravemente le virtù della prudenza e della fortezza”, non favorendo, come apparve, la ricerca della verità sul caso. E beatificare un papa che, “su un tema tanto scottante, non ha fatto luce, mi sembrerebbe assai grave”; l’impressione è che il papa “abbia sacrificato l’accertamento della verità per non compromettere l’istituzione ecclesiastica che avrebbe subito danni rilevantissimi se il mondo intero avesse scoperto trame incredibili e imbrogli economici inimmaginabili”.



Un altro ambito che costituisce un’“ombra” del pontificato wojtyliano è la beatificazione di Pio IX, papa che aveva rifiutato la grazia a due patrioti e aveva fatto rapire un bambino ebreo battezzato perché fosse educato alla “vera religione” (v. Adista n. 49/00). Dopo gesti coraggiosi verso il popolo ebraico come la visita alla grande Sinagoga di Roma nel 1986, scriveva Franzoni, l’annunciata beatificazione di Pio IX “appariva contraddittoria e incomprensibile”. L’impressione del teologo è che, con essa, “volesse proclamare l’inattaccabilità e la supremazia del pontificato romano”. Franzoni si chiedeva quindi se in tale occasione Wojtyla avesse osservato le virtù della prudenza e della temperanza.



Imprudente il papa polacco fu, secondo l’animatore della comunità di base di S. Paolo, nella reiterata punizione della libertà di ricerca teologica: molti i teologi non allineati che furono allontanati dalle cattedre o dalla ricerca, il più delle volte con processi ingiusti e senza possibilità di difendersi: “Questa situazione è particolarmente stridente - si legge nella deposizione di Franzoni - in un papa che è andato pellegrino in tutto il mondo a proclamare le esigenze della giustizia e l’intangibilità dei diritti umani”, ma che “non volle mai ricevere pubblicamene in udienza i ‘dissenzienti’”.

Franzoni contesta anche il ruolo avuto da Wojtyla nella promozione della donna nella Chiesa: “Pur avendo più volte esaltato il ‘genio femminile’ ed avendo dedicato alla ‘dignità della donna’ una lettera apostolica (la Mulieris dignitatem del 1988), in realtà Wojtyla non ha ascoltato le richieste delle donne”; le ha in realtà soffocate, interpretandole “a modo suo per conservare lo status quo dell’istituzione ecclesiastica”. Anche sul celibato sacerdotale il papa polacco si dimostrò estremamente restio ad aprire un dibattito, compiendo, in questo modo, “una scelta assai temeraria”. Anzi, insistette talmente sul legame diretto tra sacerdozio e celibato da “rendere di serie B i sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali, spesso sposati”; e da relegare in uno spazio di totale emarginazione e abbandono le compagne e i figli di preti che avevano relazioni nascoste.


Un altro tasto dolente nel pontificato di Giovanni Paolo II è quello riguardante il rapporto con mons. Romero, da lui accolto con grande freddezza quando lo ricevette in udienza nel 1979, consigliandogli di “andare ‘più d’accordo’ con il governo”: Romero ne era rimasto “costernato”, scrive Franzoni riportando una testimonianza diretta, quella di una suora che aveva incontrato Romero di ritorno da quell’incontro; ma al di là di ciò, “è un fatto che Wojtyla non fece gesti pubblici inequivocabili per mostrare di essere dalla parte di Romero, e di sostenerlo”; avrebbe infatti potuto crearlo cardinale nel suo primo concistoro, quello stesso anno, ma non lo fece.







Giovanni Paolo II rimase ancorato strettamente al suo ministero fino alla fine, nonostante la malattia. “È stato prudente a voler rimanere in carica quando era evidente da tanti mesi la sua impossibilità di governare?”, si chiede Franzoni, esprimendo anche dubbi riguardo al fatto che il papa, in quel frangente, abbia “dimostrato in modo forte le virtù dell’umiltà e della prudenza”.

LINK

LA FABBRICA DEI SANTI


Come Maria, molti altri “santi” Cristiani non sono personaggi storici ma, di fatto, sono gli dei di altre culture, usurpati e retrocessi allo scopo di unificare il “Sacro Romano Impero”. Di questa fabbricazione di santi Walker (1) dice, “Il canone dei santi fu la tecnica Cristiana per preservare il politeismo pagano che la gente voleva, mentre si fingeva di adorare un solo Dio”.
L’Enciclopedia Cattolica stessa ammette, “E’ stato detto giustamente che i ‘Santi sono successori degli Dei’.

Sono stati citati casi di feste pagane che sono diventate Cristiane da Whelles (2);
di templi pagani consacrati all’adorazione del vero Dio; di statue di Dei pagani battezzate e trasformate in Santi Cristiani”.
Nel processo di fabbricazione dei santi, i Cristiani presero dee e dei come Artemide (S. Artemido/Ursula) e Dioniso (S. Denis), tra molti altri, modificarono i loro nomi, e diedero loro grandi exploit “storiche”. In aggiunta, i templi Pagani o “tombe” di dei furono trasformati nelle chiese Cristiane. Per esempio, la “tomba di Dioniso/Bacco” fu trasformata nella chiesa di S. Bacco.


Come riferisce Higgins (3).
Sulla adorazione dei santi Bochart (4) dice, “Essi hanno trasferito ai loro santi tutto l’equipaggiamento degli Dei Pagani: a S. Wolfgang l’accetta, o uncino di Saturno; a Mosè i corni di Giove Ammone; a S. Pietro le chiavi di Giano. In breve, essi hanno cacciato via tutti gli Dei dal Panteon a Roma, per mettere al loro posto tutti i Santi, le cui immagini essi adorano con pari devozione di quelli che erano un tempo gli Dei Pagani. Essi li vestono in abbigliamento, li coronano con ghirlande di fiori, li portano in processione, si inchinano davanti a loro, rivolgono ad essi le loro preghiere, li fanno discendere dal cielo, attribuiscono ad essi virtù miracolose”.

Tutti questi santi fasulli, naturalmente, erano altamente redditizi poiché proliferarono reliquie false come i loro capelli, dita ed altre ossa e parti del corpo.
Come asserisce Walker (4):
La chiesa che uccise i pagani perché adoravano falsi dei fu essa stessa colpevole di adorare falsi santi – che, a volte, erano persino le stesse divinità di quelle dei pagani… La chiesa, comunque, non ha mai perso di vista il senso pratico comune su un punto; i santi erano fonti principali del proprio introito, grazie al sistema obbligatorio di pellegrinaggio, donazioni, e decime…. Le moltitudini di santi fasulli o commerciali vengono trattate dagli studiosi moderni Cattolici con una certa tolleranza divertita, come se le fantasie dei fabbricatori di santi avessero lo stesso fascino dei racconti inventati da bambini svegli. Viene raramente ammesso che queste fantasie non erano intese per divertire ma invece per defraudare. I santi venivano inventati per guadagnare danaro per la chiesa, e molti dei santi inventati continuano a farlo, poiché la chiesa si trattiene dal pubblicizzare le loro origini spurie per evitare che tale pubblicità possa deludere i fedeli – che, tradotto, significa che le donazioni potrebbero cessare.




Riferimenti bibliografici:
1) Walker, Barbara, The Woman’s Dictionary of .Symbols and Sacred Objects, Harper, 1988

2) Wheless, Joseph, Is It God’s Word?, www.infidels.org

3) Higgins, Godfrey, Esq., Anacalypsis, A&B Books, 1992

4) Walker, Barbara, The Woman’s Encyelopedia of Myths and Secrets, Harper, 1983

Da "The Christ Conspiracy" di Acharya s

domenica 29 novembre 2009

IL SUPERMARKET DI LOURDES

di Luigi Cascioli



Tra un Angelus e l'altro, per rifrancar lo spirito, Il papa Ratzinger si è fatta una passeggiata a Parigi dove ha parlato anche dei miracoli di Lourdes di cui tra gli ascoltatori, circa 200.000, nessuno, sono certo, ne conosceva la vera origine: Bernadette Soubirous ovvero l'impostura di Lourdes.

Sempre seguendo l'impegno che ho preso di smascherare le imposture della Chiesa, anche se attualmente sono impegnato a scrivere un libro sugli imbrogli e le falsificazioni di Fatima, voglio comunque accennare qualche cosa di molto interessante su Lourdes e i suoi miracoli di cui attualmente, ricorrendone il centocinquantesimo anniversario, tanto si parla.


 Bernadette Soubirous aveva quindici anni quando ebbe quella che viene dichiarata come prima apparizione dell'Immacolata Concezione nella grotta di Massabielle.
Suo padre François Soubirous era un alcolizzato e sua madre Luisa era sempre ubriaca. Bernadette, di costituzione gracile e con problemi ai polmoni, era nata e si era sviluppata in uno di quegli ambienti retrogradi e miserrimi nei quali i figli si svezzano col vino e all'alcol si affida la risoluzione di tutti i problemi, compresi quelli di mettere a tacere la fame e combattere le malattie.
Incoraggiata dalla madre, nella convinzione che il vino le desse forza, Bernadette a quindici anni ne faceva già  un tale uso da essere considerata, da chi la frequentava, una ragazza che beveva, come ci viene confermato dalla moglie del commissario, la signora Jacomet, che così si espresse sulla famiglia Soubirous riferendosi al tempo delle apparizioni:

il padre di Bernadette, François, era un alcolizzato e la madre Luisa era sempre ubriaca. Di Bernadette non ho sentito dire nulla contro di lei, all'infuori che essa "beveva",

e i suoi stessi biografi cattolici che, non potendo nascondere una verità  documentata, cercano di sottrarla dalle accuse di alcolismo scrivendo:

"Lontano dall'essere un'alcolizzata, se Bernadette beveva lo faceva per sopportare meglio le sue crisi d'asma".



Fattaci, così, un'idea di chi fosse realmente Bernadette, passiamo a raccontare di quella che fu la sua prima apparizione: l'11 febbraio 1858, la madre Luisa disse ad una delle sue figlie di andare a cercare legna per il fuoco e Bernadette chiese di accompagnarla.
Era una giornata invernale e piovigginosa e la madre, temendo che il freddo aggravasse la malattia di Bernadette, se acconsentì di accompagnare la sorella lo fece per le sue insistenze.
I biografi dicono soltanto che Bernadette, prima di uscire, si copri bene e nulla dicono di quel bicchiere di vino rosso che tutto ci porta a pensare che lei abbia bevuto, magari dietro incoraggiamento della madre che, come abbiamo detto, usava l'alcol come rimedio per combattere il freddo e le malattie.
Con Bernardette e la sorella c'era anche una loro amica, Jeanne Abadie.

Per giungere sul posto, nel quale avrebbero trovato la legna, si doveva attraversare un piccolo corso d'acqua oltre il quale c'era una grotta. Mentre la sorella di Bernadette e l'amica passarono dall'altra parte del ruscello senza difficoltà , Bernadette, per paura di bagnarsi i piedi, si fermò sulla sponda e si mise a gettare sassi nell'acqua con l'intenzione di costruirsi un passaggio a secco.
La sorella di Bernadette e l' amica, ritenendo assurdo quello che Bernadette stava facendo, dopo averla derisa, proseguirono lasciandola sola, nella sua follia, a tirare sassi nell'acqua.
Durante il ritorno, la sorella di Bernadette e l'amica Jeanne Abadie, rimarcando in Bernadette un comportamento bizzarro e trasognato, le chiesero cosa avesse e fu lì che, raccontando ciò che le era accaduto, Bernadette dette inizio a quella che sarà  la prima puntata della telenovela di Lourdes.
Mentre era rimasta sola, disse di aver visto un chiarore biancastro dentro la grotta che le era davanti, una specie di riflesso che, non sapendo spiegare cosa fosse, lo definì "Aquero", che nel dialetto locale significa "qualche cosa". Gli psicologi sono tutti d'accordo nel riconoscere che Bernardette Soubirous ebbe un'allucinazione da stress, se non addirittura da alcol.
Che Bernadette fosse soggetta a crisi di delirio da ubriacatura ci viene confermato da ciò che fece durante una delle sue apparizioni, precisamente all'ottava: Il 25 febbraio, c'era folla davanti alla grotta.

Bernadette, come sempre, cadde in ginocchio assumendo un'espressione di rapimento. Poi si alzò, sembrò cercare qualche cosa camminando indecisa secondo diverse direzioni. Alla fine si fermò e si mise a grattare il suolo in un angolo della grotta. Dopo qualche momento di riflessione, messasi in ginocchio e avvicinato il volto al buco che aveva scavato, si portò con la mano sulla bocca il fango che aveva impastato risputandolo subito disgustata. Fece questo per tre volte, alla quarta si lavò il viso.
Poi, camminando a quattro zampe, si mise a mangiare l'erba che cresceva dentro la grotta. Quando si rialzò, aveva un'espressione inebetita ed era tutta sporca di fango.

La Chiesa per giustificare questa dissennatezza, dice che fu la Vergine a dire a Bernadette di scavare in quel punto perchè vi avrebbe trovato una sorgente di acqua miracolosa che, poi, è quella che oggi si vende a Lourdes in bottigliette e con la quale si riempiono piscine e vasche per farci defecare e orinare dentro gli ammalati.

I presenti, convinti che fosse impazzita, se ne andarono rattristati. Il parroco Peyremale, uomo integro ed equilibrato, che mai aveva creduto alle apparizioni, quando seppe di questo fatto, definì Bernadette: "Una bugiarda che mangia l'erba come gli animali".

Praticamente, dopo questa brevissima esposizione di fatti, possiamo concludere che tutta l'impalcatura di Lourdes è stata costruita su un bagliore, su un "Aquero" che, per quanto la Chiesa possa averlo trasformato in "Immacolata Concezione", per la psicologia ed il buonsenso rimane sempre e comunque un'allucinazione da vino rosso.

"A votre santé, demoiselle Bernadette Soubirous!"

Luigi Cascioli
http://www.luigicascioli.it/

Nota sulle guarigioni di Lourdes

da C'era una volta un paradosso, di Piergiorgio Odifreddi, (Ed.Einaudi)

Ci illudiamo di ottenere un miracolo a Lourdes, benché in centocinquant'anni la Madonna ne abbia ufficialmente concessi solo sessantacinque, a cento milioni di pellegrini. Una media, inferiore a uno su un milione, di gran lunga piú bassa della percentuale delle remissioni spontanee dei tumori, che è dell'ordine di uno su diecimila. Senza contare che, come osservava   Emile Zola, fra gli ex voto si vedono molte stampelle ma nessuna gamba di legno.

giovedì 26 novembre 2009

IL SERMONE DEI CINQUANTA di Voltaire


Cinquanta persone istruite, pietose e ragionevoli si riuniscono, da un anno, tutte le domeniche, in una citta' popolosa ed animata.
Essi recitano delle preghiere, dopo le quali, un membro del sodalizio pronuncia un discorso. Alla fine si pranza e dopo il pranzo viene fatta una colletta per i poveri; ogni partecipante presiede a turno la riunione ed e' compito del presidente recitare la preghiera e pronunciare il sermone.
Eccovi ora una di queste preghiere ed uno dei sermoni. Se il seme di queste parole cadra' su di un terreno fertile, senza dubbio esso dara' i suoi frutti.



PREGHIERA
Dio di tutti i mondi e di tutti gli esseri, la sola preghiera degna di Te e' la sottomissione. Perche' cosa si puo chiedere a Colui che ha tutto ordinato, tutto previsto e tutto stabilito dopo l'origine delle cose?
Se e' comunque permesso manifestare i proprii bisogni ad un padre, allora conserva nei nostri cuori la nostra sottomissione, conserva pura la nostra religione e liberaci da tutte le superstizioni.
Quando Vi si insulta con indegni sacrifici: abolite questi misteri infami; quando si disonora la Divinita' con favole assurde: annullate per sempre tali favole.
Conservate la purezza dei nostri costumi, l'amicizia che i nostri fratelli hanno per noi, l'amore che essi hanno per tutti gli uomini, la loro ubbidienza alle leggi e la saggezza della loro condotta; sia che essi vivano o muoiano conservali nell'adorazione di un solo Dio, remuneratore del bene e vendicatore del male; un Dio che non puo' nascere ne morire, ne avere suoi simili ma che ha in questo mondo troppi figli ribelli.

Fratelli miei, la religione e' la voce segreta di Dio che parla a tutti gli uomini ed essa deve tutti riunirli e non dividerli. Percio' ogni religione che appartenga ad un solo popolo e' falsa. La nostra, per i suoi principi, appartiene all'universo intiero, perche' noi adoriamo un Essere Supremo quale tutte le altre nazioni lo adorano; noi pratichiamo quella giustizia che tutte le nazioni ci insegnano e noi rifiutiamo tutte quelle menzogne che tutti i popoli l'un l'altro si rinfacciano.

E cosi', d'accordo con essi in tutti quei principi che ci uniscono, noi ci separiamo da loro per tutte quelle cose per le quali si combatte. E' possibile che il punto in cui tutti gli uomini di tutti i tempi concordano sia l'unico centro della verita', mentre i punti nei quali tutti gli uomini si differiscono sono solo l'emblema della menzogna.

La religione deve essere conforme ed universale come la morale e tutte le religioni, i dogmi delle quali offendono la morale, sono sicuramente false. Ed e' pertanto sotto questo duplice aspetto di perversita' e di menzogna che noi esamineremo, in questo discorso, i libri degli ebrei e di coloro che li hanno seguiti.

Vediamo quindi per prima cosa se questi libri sono conformi alla morale ed, in seguito vedremo se essi possono avere qualche parvenza di verosimiglianza. I due primi punti che seguono saranno dedicati all'Antico Testamento ed il terzo al Nuovo Testamento.


PUNTO PRIMO - Abominio degli ebrei

Voi sapete, fratelli miei, quale orrore ci ha colto quando abbiamo letto l'insieme degli scritti degli ebrei, ponendo la nostra attenzione su tutti i crimini contro la purezza, la castita', la buona fede, la giustizia ed il comune senso della ragione che non solamente si trovano in ciascun capitolo ma, che per colmo di orrore, vengono anche consacrati.

Anzitutto, (senza parlare della stravagante ingiustizia attribuita all'Essere Supremo, di avere dato la parola ad un serpente al fine di sedurre una donna per poi perseguitarne la sua innocente posterita'), seguiamo passo a passo tutti gli orrori storici che fanno specie alla natura ed al comune buon senso.(1)

Uno dei primi patriarchi, Loth nipote di Abramo, accolse nella sua casa due angeli mascherati da pellegrini; tutti gli abitanti di Sodoma concepirono subitamente dei desideri impuri nei confronti di questi due personaggi. Loth, che aveva due figlie promesse in matrimonio, si offre di prostituirle alla turba al posto dei due stranieri. Si puo' presumere che queste due ragazze fossero stranamente educate a prostituirsi, perche' la prima cosa che esse fecero, dopo che la loro citta' fu distrutta da una pioggia di fuoco e la loro madre trasformata in una statua di sale, fu quella di ubriacare il loro padre per due notti di seguito e copulare con lui, una dopo l'altra.



Tutto cio' e' una imitazione dell'antica favola araba di Cinira e Mirra;(2) ma in questa favola, molto piu' morale, Mirra viene punita per il suo crimine, mentre invece le figlie di Loth sono ricompensate dalla piu' grande ed ambita delle benedizioni, secondo la morale ebraica: esse diventano progenitrici di una numerosa posterita'.

Non possiamo non soffermarci sulla bugia di Isacco, il padre dei giusti, il quale disse che sua moglie era sua sorella, sia che abbia ripreso questa menzogna da Abramo sia che Abramo stesso fosse colpevole, in effetti, di aver fatto di sua sorella la propria moglie.

Fermiamoci anche per un momento sul patriarca Giacobbe che ci viene additato come esempio per i giusti. Egli costrinse suo fratello, che moriva di fame, a cedergli il suo diritto di progenitura per un piatto di lenticchie; dopo di che egli inganna anche il padre Isacco, che giace sul letto di morte. Ancora, dopo avere ingannato suo padre, egli inganna e deruba suo suocero Labano ed infine dopo aver sposato le due sorelle, va a letto con tutte le sue serve. Ed il suo Dio benedice la sua incontinenza e la sua furberia.



E quali sono poi le azioni dei figli di tanto padre? Dina, sua figlia, piace ad un principe di Sichem ed e' verosimile che anch'essa amasse tale principe, visto che era andata a letto con lui. Il principe la chiede in sposa ed essa gli viene concessa a condizione che lui e tutti i suoi sudditi si facciano circoncidere. Il principe accetta ma non appena lui ed i suoi si sono sottoposti a tale dolorosa operazione, che li priva della forza necessaria per difendersi, la famiglia di Giacobbe sgozza tutti gli uomini di Sichem e rende schiavi i ragazzi e le donne.

Nella nostra giovinezza tutti abbiamo ascoltato la storia di Tieste e Pelope.(3) Questo abominevole incesto e' ripreso da Giuda, patriarca e padre della prima tribu. Egli va a letto con sua nuora ed in seguito la vuole far morire.

Il libro seguente suppone che Giuseppe figlio di questa famiglia, sia venduto in Egitto e che, per quanto straniero, diventi primo ministro per aver interpretato un sogno. Ma che razza di primo ministro e' un uomo che in tempo di carestia obbliga tutta una nazione a rendersi schiava per avere del pane! Quale magistrato tra voi oserebbe mai, in tempo di carestia, proporre un mercato tanto abominevole e quale nazione accetterebbe un tale infame mercato?

Vediamo ora di prendere in considerazione come 70 persone della famiglia di Giuseppe, che si stabilirono in Egitto, abbiano potuto in 205 anni moltiplicarsi sino a 600.000 combattenti, senza contare le donne, i vecchi ed i bambini che avrebbero dovuto comporre una popolazione di piu' di due milioni di individui; trascurando poi il fatto che il testo indica a volte 430 anni ed altre 205.

Ma il numero infinito di contraddizioni che sono il suggello della menzogna non e' l'oggetto sul quale vogliamo soffermarci.

Scartiamo anche i prodigi ridicoli di Mose e dei maghi del Faraone, e tutti quei miracoli fatti per dare al popolo ebraico quel disgraziato angolo di terra infeconda, che essi in seguito conquisteranno con il sangue e con il crimine, invece di dare loro la fertile terra d'Egitto, dove gia' si trovavano; limitiamoci a quel percorso di orrende iniquita' sul quale sono stati indotti a camminare.

Il loro Dio che aveva fatto di Giacobbe un ladro, trasforma in ladri anche tutto il popolo. Egli ordina al suo popolo di rubare e di involare tutti i vasi d'oro e d'argento e tutte le suppellettili. Ecco dunque questi miserabili, questi 600.000 combattenti, che invece di impugnare le armi come gente di valore, si trasformano in briganti guidati dal loro Dio. Se tale Dio avesse voluto donare loro una terra fertile avrebbe potuto donargli l'Egitto, mentre invece li conduce in un deserto. Essi avrebbero potuto salvarsi dal Faraone per la strada piu' corta ed invece fecero una deviazione di trenta miglia per passare il Mar Rosso a piedi asciutti!

Dopo questa bella prodezza, il fratello di Mose dona loro un altro Dio e questo Dio e' un vitello; e per punire suo fratello, lo stesso Mose ordina ad alcuni sacerdoti di uccidere i loro figli, i loro fratelli ed i loro padri ed i preti in questione ammazzano 23.000 ebrei che si lasciano tranquillamente sgozzare come delle bestie.



Dopo tanto macello non meraviglia per niente che questo abominevole popolo sacrifichi delle vittime umane al suo Dio che chiamano Adonai, dal nome di Adonis, preso a prestito dai Fenici.
Il versetto 29 del capitolo 27 del Levitico, vieta espressamente di riscattare gli individui destinati all'anatema ed al sacrificio; ed e' in base a questa norma di cannibali che Iefte, qualche tempo dopo, immola la propria figlia. Ma non erano sufficienti 23.000 uomini sgozzati per un vitello, se ne contano ancora altri 24.000 immolati per aver avuto rapporti con ragazze idolatre. Degno preludio, degno esempio, fratelli miei, di tutte le altre persecuzioni in materia religiosa.

Il detto popolo si trascina per i deserti e tra le sassaie della Palestina sino a quando il loro Dio gli disse: ecco il vostro bel paese! Sgozzate tutti gli abitanti, ammazzate tutti i bambini maschi, fate morire le donne maritate e riservate a voi tutte le giovani ragazze. E tutto cio' viene eseguito alla lettera, stando a quanto ci dicono i libri ebraici. E noi fremeremmo di orrore a queste parole se il testo non aggiungesse che gli ebrei trovarono nel territorio dei Madianiti 675.000 ovini, 72.000 buoi, 61.000 asini e 32.000 ragazze vergini. Folle assurdita' e felice barbarie! Ma, ancora una volta, non voglio considerare il ridicolo e l'impossibile, mi limito per ora a cio' che e' esecrabile.

Quindi, dopo aver passato a piedi il Giordano (come il mare), ecco il nostro popolo nella terra promessa. La prima persona che ha introdotto, con un tradimento, questo santo popolo, e' una prostituta chiamata Raab. Dio si allea con questa prostituta e poi fa cadere le mura di Gerico a suon di tromba. Il santo popolo entra in questa citta', sulla quale non aveva alcun diritto, e massacra uomini, donne e bambini. Stendiamo un velo sulle altre carneficine, sui re crocifissi, le pretese guerre contro i giganti di Gaza ed Ascalon e l'assassinio di tutti quelli che non potevano pronunciare la parola shibolet(?).



Ascoltate ora questa bella avventura! Un levita arriva sul suo asino e con la moglie a Gabaa, nel territorio della tribu di Beniamino. Alcuni beniamiti vogliono a tutti i costi commettere peccato di sodomia con il levita: bisognava pur accontentarsi, dopo aver insidiato due angeli, di puntare su di un semplice prete! Essi sfogarono la loro brutalita' sulla moglie che mori' a causa dei loro eccessi. Occorreva ora punire i colpevoli. Bene: le undici tribu massacrano tutta la tribu di Beniamino, esclusi 600 uomini. Alla fine le 11 tribu si pentono nel vedere sparire la dodicesima tribu e, per porre un rimedio, sterminano gli abitanti di una delle loro citta', prendono 600 ragazze e le donano ai 600 beniamiti sopravvissuti, affinche' possano perpetuare una tale bella razza.

Quanti crimini commessi in nome del Signore!!
Riportiamo solo quello dell'uomo di Dio, Aod. Gli ebrei, venuti da lontano per conquistare, finiscono sottomessi ai Filistei e giurano obbedienza al loro re Eglon. Un santo giudeo, un certo Aod, chiede di avere un colloquio privato con il re e questi gli accorda benevolmente udienza, durante la quale Aod lo ammazza; ed e' di tale esempio che si sono serviti tantissime volte i cristiani per tradire, perdere e massacrare un mucchio di sovrani.

Alla fine il popolo eletto, che era stato governato da Dio in persona, volle avere un re, del qual cosa il sacerdote Samuele fu molto adirato. Il primo re giudeo rinnova subito l'usanza dei sacrifici umani. Saul aveva in precedenza prudentemente stabilito che nessuno mangiasse, durante il giorno, per meglio combattere i Filistei e perche' i suoi soldati avessero piu' forza e vigore; Saul giura al Signore di sacrificargli tutti quelli che avessero mangiato. Fortunatamente il popolo fu piu' saggio di lui e non permise che i figli del re stesso fossero sacrificati per aver mangiato un po' di miele.

Ma ecco, fratelli miei, l'atto piu' detestabile e pur sempre consacrato. Si racconta che Saul avesse preso prigioniero un re del paese, chiamato Agag; egli decide di non ammazzare il prigioniero, comportandosi come presso le nazioni piu' umane e civili. Ma il Signore e' irritato da questa decisione ed ecco che Samuele, sacerdote del Signore gli dice: tu sei in colpa per avere risparmiato un re che si e' arreso a te. Detto questo il sacerdote macellaio riduce Agag in piccoli pezzi. Che ne direste, fratelli miei, se allorche' il nostro imperatore Carlo V, avuto il re di Francia nelle sue mani, il suo cappellano fosse venuto a dirgli: Voi siete dannato per non avere ucciso Francesco I; e se poi il cappellano avesse sgozzato il re di Francia sotto gli occhi dell'imperatore e lo avesse ridotto simile a carne tritata?


Ma che possiamo dire del santo re Davide, cosi' gradito al Dio dei giudei, tanto da far discendere il messia dai suoi lombi? Questo buon re Davide faceva all'inizio il brigante. Egli saccheggia e taglieggia tutto cio' che trova, e taglieggia tra l'altro un ricco uomo chiamato Nabal e sposa sua moglie.
David si rifugia presso il re Achis e durante la notte fa mettere a ferro e fuoco i villaggi alleati di questo re Achis, suo benefattore. Egli sgozza, dice il sacro testo, uomini, donne e bambini onde evitare che qualcuno sopravviva per riferire il fatto.
Divenuto re rapisce la moglie di Urie e fa accoppare il marito; ed e' da questo adulterio omicida che discende il Messia, il figlio di Dio, lui stesso un Dio. Che bestemmia!
Questo Davide divenuto quindi l'antenato di un Dio quale ricompensa per i suoi orribili crimini, viene invece punito per la sola buona e saggia azione che abbia compiuto.
Non c'e' principe saggio e prudente che non voglia conoscere il numero dei suoi sudditi, come tutti i pastori debbono sapere il numero delle loro greggi. Davide fece quindi un censimento, senza il quale non avrebbe potuto sapere il numero dei suoi sudditi; ed e' per avere fatto questo utile e saggio provvedimento che un profeta venne, per conto di Dio, a proporgli la scelta tra la guerra, la peste e la fame.

Non calchiamo troppo la mano, miei cari fratelli, sulle barbarie dei re di Giuda e d'Israele, sui loro massacri, sui loro attentati sempre mescolati a storie ridicole, anche se questo ridicolo e' sempre macchiato di sangue; non esiste alcuno, compreso il profeta Eliseo, che non sia un barbaro. Questo degno devoto ha fatto divorare dagli orsi quaranta bambini, perche' questi piccoli innocenti lo avevano chiamato testa pelata.

Vediamo poi questa nazione atroce ed insensata nel suo esilio di Babilonia e nella schiavitu' sotto i Persiani, sotto i Macedoni, Siriani, Egiziani e sotto i Romani, malgrado le belle promesse del loro dio Adonis, o Adonai, che aveva sovente promesso agli ebrei il dominio del mondo.

Infine, sotto il governo saggio dei romani, nacque un re degli ebrei; e questo re, fratelli miei, questo messia, voi sapete bene chi e'. E' colui che essendo stato all'inizio messo nel grande numero di tanti profeti, senza missione, non avendo crismi sacerdotali, e facendo professione di essere un ispirato, e' stato dopo qualche secolo considerato come un Dio.

Fermiamoci qui': vediamo con quale pretesto, su quali fatti, su quali miracoli, su quali pregiudizi ed infine su quali fondamenti e' stata costruita questa disgustosa ed abominevole storia.

PUNTO SECONDO - Assurdita' degli ebrei

Mio Dio, se tu discendessi di persona sulla terra e mi comandassi di credere a questo intrigo di massacri, di ruberie, di assassinii e di incesti commessi per tuo ordine ed in tuo nome, io di risponderei: NO! La tua santita' non puo' volere che io aderisca a queste cose orrende che ti oltraggiano. E tu, senza dubbio, mi approveresti.
Come possiamo dunque, virtuosi e saggi uditori, credere a questa spaventosa storia sulla base delle miserabili testimonianze che ci restano?

Scorriamo, se pure sommariamente, questo libro falsamente attribuito a Mose; dico falsamente attribuito perche' non e' possibile che il detto Mose abbia parlato di cose avvenute molto dopo di lui. Nessuno di noi crede che le memorie di Guglielmo di Orange siano di sua mano, visto che in tali memorie sono riportati fatti avvenuti dopo la sua morte. Scorriamo allora cio' che ci raccontano sotto il nome di Mose.

All'inizio Dio creo' la luce e la chiamo' giorno, poi le tenebre e le chiamo' notte, e questo fu il primo giorno. E dopo ci sono stati altri giorni prima ancora che fosse fatto il sole.
Poi Dio, il sesto giorno, fece l'uomo e la donna. Ma l'autore, dimenticando che la donna era gia' stata fatta, la ritira fuori, in seguito, da una costa di Adamo.
Adamo ed Eva sono collocati in un giardino dal quale escono quattro fiumi e tra questi quattro fiumi ce ne sono due, l'Eufrate ed il Nilo, che hanno le loro sorgenti a mille leghe l'uno dall'altro!



Il serpente parlava allora come un uomo ed era il piu' astuto animale del posto; il serpente persuade la donna a mangiare la mela e li fa cacciare dal paradiso. Il genere umano si moltiplica ed i figli di Dio si innamorano delle figlie degli uomini e nacquero cosi' sulla terra dei giganti.

Poi Dio si penti' di avere fatto l'uomo e volle sterminarlo con il diluvio, escluso Noe al quale comando' di costruire una barca in legno di 300 cubiti di lunghezza.
Su questa sola barca dovevano entrare sette paia di tutti gli animali ritenuti mondi e due paia di quelli immondi. Fu necessario nutrirli per tutti i dieci mesi che l'acqua sommerse la terra e poi ancora per molto altro tempo, in attesa che spuntassero le erbe. Considerate ora quello che fu necessario per nutrire 14 elefanti, 14 cammelli, 14 bufali ed altrettanti cavalli, asini, alci, cervi, daini, serpenti, struzzi e piu' di 2000 altre speci di tutto rispetto. Vi domanderete dove e' stata presa l'acqua per coprire tutta la terra sino a 15 cubiti al di sopra delle piu' alte montagne? Il testo risponde che e' stata presa dalle cateratte del cielo. Lo sa Dio dove sono queste cateratte.



Dopo il diluvio Dio fece un patto con Noe e con tutti gli animali, e per sigillare questo patto creo' l'arcobaleno. Quelli che hanno scritto tutto questo, potete ben vedere, che non erano dei grandi scienziati.
Ed ecco dunque Noe che ha ora una religione, dono di Dio, e questa religione non e' quella ebraica e neanche quella cristiana.

I discendenti di Noe vollero costruire una torre che si innalzasse sino al cielo. Fantantisca impresa ma Dio se ne preoccupo' ed, in un istante, fece parlare molte lingue diverse agli operai, che cosi' si dispersero. Tutto questo rientra in quella fonte infinita che sono le favole orientali.



Abbiamo poi gli abitanti di Sodoma che vogliono violentare due angeli; abbiamo una pioggia di fuoco che trasforma alcune citta' in un lago; abbiamo la moglie di Loth trasformata in una statua di sale; abbiamo Giacobbe che lotta per tutta la notte contro un angelo e resta ferito ad una coscia; abbiamo un Giuseppe venduto schiavo in Egitto che diventa primo ministro per avere interpretato un sogno; settanta persone della sua famiglia si stabiliscono in Egitto ed in 205 anni si moltiplicano, come abbiamo visto, sino a due milioni di individui.(4)

Sono dunque questi due milioni di ebrei che fuggono dall'Egitto e che prendono la strada piu' lunga per il piacere di attraversare il mare a piedi asciutti. Pero' questo miracolo non e' per nulla sorprendente. I maghi del Faraone ne facevano ben altri e ne sapevano almeno quanto Mose. Essi hanno trasformato, come lui, un bastone in un serpente, cosa quanto mai facile. Mose fece tingere di sangue le acque, altrettanto potevano fare i seguaci del Faraone. Mose fece apparire delle rane ed i saggi pure. Ma essi furono battuti sull'argomento delle pulci; gli ebrei, a questo proposito, ne sapevano piu' di tutte le altre nazioni.

Alla fine Adonai fece morire tutti i primogeniti d'Egitto, in modo da far partire il suo popolo con tutto comodo, ed il mare che si apre per questo popolo era il meno che si potesse fare in questa occasione! Il resto e' tutto della stessa forza.

E gli ebrei errano per il deserto:

alcuni mariti si lamentano delle loro mogli e subito salta fuori un'acqua che fa gonfiare e scoppiare ogni donna che ha tradito il proprio onore. Essi non hanno ne pane ne companatico: vengono fatte piovere quaglie e manna; i loro abiti si conservano per 40 anni e si allungano con il crescere dei bambini che li indossano e sono scesi, probabilmente dal cielo, altri vestiti per i nuovi nati.
Un profeta di un luogo vicino voleva maledire questo popolo ma la sua asina ed un angelo si oppongono e l'asina si intrattiene a parlare, per lungo tempo ed assai ragionevolmente, con il profeta.

Gli ebrei attaccano una citta'? Pronti: le mura cadono al suono di alcune trombe, cosi come Amphion costruiva al suono del flauto. Ma questo e' ancora niente. Cinque re amorrei, cioe' cinque capi villaggio, stabiliscono di opporsi alle devastazioni di Giosue. Subito vengono sconfitti e ne consegue una enorme carneficina. Il signor Adonai fece piovere sui malcapitati una pioggia di grosse pietre; ma non e' tutto: qualcuno riesce a fuggire e per dare ad Israele il tempo di riacciuffarli la natura sospende le sue leggi eterne; il sole si ferma su Gabaon e la luna su Aialon, a mezzogiorno in punto. Non abbiamo capito molto bene cosa c'entrasse la luna ma il libro di Giosue non ci permette di dubitarne.

Ma andiamo avanti. Di miracolo in miracolo si arriva sino a Sansone, rappresentato come un famoso debosciato favorito da Dio. Questi, quando non era ancora rasato aveva abbattuto mille filistei con una mascella e attaccato fiaccole alla coda di trecento volpi, capitate al momento giusto. E poi tutto il resto....



Non c'e' quasi nessuna pagina che non contenga di tali frottole; qui c'e' l'ombra di Samuele che appare in veste di stregone; da un'altra parte c'e' l'ombra di una meridiana (supposto che questi miserabili possedessero delle meridiane) la quale indietreggia di 10 gradi, implorata da Ezechia che domanda un tale segno; perche', come sapete, Dio gli aveva conferita la potesta' di scegliere se fare avanzare o indietreggiare le ore ed il saggio Ezechia aveva pensato che non c'era poi molta convenienza a far avanzare l'ora: meglio farla retrocedere.

C'e' poi Elia che sale al cielo su di un carro di fuoco e 40 bambini che cantano dentro una fornace ardente. E' quasi impossibile entrare nel dettaglio di tutte le inaudite stravaganze di questo libro. Il senso comune non era mai stato cosi' offeso da tanta indecenza e da tanto furore.

Questo e', nell'insieme, l'Antico Testamento, il padre del Nuovo; un padre che disconosce il suo figlio e lo considera come una creatura bastarda e ribelle. Perche' gli ebrei, fedeli alla legge di Mose, guardano con disprezzo il cristianesimo sorto sulle rovine di questa legge. Ma i cristiani hanno voluto, a forza di sottigliezze, giustificare l'esistenza del Nuovo Testamento con il Vecchio. Cosi' le due religioni si combattono tra di loro con le stesse armi. Tutte e due si affidano alla testimonianza degli stessi profeti ed alle stesse profezie.

I secoli futuri che vedranno la fine di questi culti insensati e che, puo' darsi, ne accoglieranno altri meno indegni di Dio e degli uomini, i secoli a venire, fratelli miei, potranno mai credere che il giudaismo ed il cristianesimo si siano basati su tali fondamenti e tali profezie? E che razza di profezie! Ascoltate: il profeta Isaia e' convocato da Acaz, re di Giuda, per fargli fare alcune predizioni, secondo le usanze stupide e superstiziose allora comuni in tutto l'oriente.
Questo profeta, come voi sapete, faceva parte di quegli individui che si ingegnavano di predire per guadagnare qualcosa, come ce n'erano ancora in Europa nel secolo scorso, sopratutto tra il popolino. Notate ancora che la maggior parte di questi profeti giudaici erano eretici in quanto Osea, Jona, Joele, Abdias..., lo stesso Elia ed Eliseo venivano tutti dalla Samaria, tutti coinvolti nello scisma e, secondo il punto di vista ebraico, gente perduta agli occhi di Dio.


Ritorniamo pero' ad Isaia: il re Acaz assediato in Gerusalemme da Salmanezer, che aveva conquistato la Samaria, chiede quindi ad Isaia una profezia, un segno. ed Isaia gli risponde: Eccoti il segno; una ragazza sara' ingravidata ed essa partorira' un figlio che avra' come nome Emmanuele. Egli si nutrira' di burro e miele sino a quando non sapra' respingere il male e scegliere il bene. E prima che questo fanciullo raggiunga tale capacita', la terra che tu detesti sara' abbandonata dai suoi due re, e l'Eterno fischiera' alle mosche che stanno sul bordo dei ruscelli d'Egitto e di Assur, ed il Signore prendera un rasoio in prestito e fara' la barba al re di Assur e gli radera' la testa ed i peli del pube.

E dopo questa bella profezia riportata su Isaia e della quale non c'e' il minimo cenno sul Libro dei Re, il profeta stesso e' incaricato della sua esecuzione. Il Signore gli ordina di scrivere il tutto su un grande tavolo, che si affretta a carpire da un bottino. Poi, in presenza di testimoni, va a letto con una ragazza e la ingravida. Ma quando il bambino nasce invece di chiamarlo Emmanuele gli da il nome di Maher Salal asbas.

Ecco, fratelli miei, cio' che i cristiani hanno recepito a favore del loro Cristo; questa e' la profezia che da origine al cristianesimo. La ragazza che il profeta ha ingravidato e' la Vergine Maria. Il ragazzo Maher Salal asbas e' Gesu Cristo; e per quanto concerne il burro ed il miele non so cosa dire.

Ciascun profeta ha predetto la liberazione degli ebrei quando erano in cattivita'. Questa liberazione invece consiste, secondo i cristiani, nella Gerusalemme Celeste e nella chiesa dei giorni nostri. Mentre tutto, presso gli ebrei, e' profezia, presso i cristiani tutto e' miracolo e tutte le profezie sono delle allegorie di Gesu Cristo.

Ed ora, fratelli miei, ecco un'altra gran bella ed eclatante figura. Il grande profeta Ezechiele vede un vento d'aquilone(5) e quattro animali e delle ruote di crisolito tutte contornate di occhi e l'Eterno gli dice: alzati, mangia questo rotolo e vattene. Poi l'eterno gli ordina di dormire 390 giorni coricato sul fianco sinistro, e dopo, altri 40 giorni sul fianco destro e l'Eterno lo lega con delle corde. Questo profeta era sicuramente uno da legare! Posso ora ripetere, senza vomitare, cio' che Dio ha ancora comandato ad Ezechiele? E' necessario. Dio gli ordina di mangiare del pane d'orzo cotto con della merda!



E' mai possibile che il piu' sporco, impertinente individuo dei nostri giorni possa immaginare una tale porcata? Bene, fratelli miei, il profeta mangia il suo pane d'orzo con i suoi escrementi pur lamentandosi che tale colazione lo ripugna un poco. Ed allora Dio, per favorirlo gli consente di aggiungere al suo pane dello sterco di vacca. Ecco dunque una delle figure della chiesa di Gesu Cristo!

Ma non pensate, fratelli miei, che questo sia il piu' orribile abominio tra tutti quelli che infestano i libri di questi sedicenti profeti. Leggete il capitolo 23 dello stesso libro di Ezechiele e ci troverete queste parole destinate alla giovane Ooliba: la sua furia impudica ha ricercato il coito con quelli che hanno dei membri da cavallo e che scaricano come degli asini. E a chi Ezechiele fa tenere questo esecrabile discorso? A Dio in persona.

E' di questo Dio, creatore dell'universo, del quale si e' osato profanare il santo nome, facendogli ordinare al profeta Osea, nel primo capitolo, di prendere una prostituta e di farle fare dei figli di puttana, secondo le stesse parole di Dio, in seguito gli ordina di andare a letto con una donna adultera, pagandola con 15 dracme ed uno staio e mezzo di orzo. Si puo' insultare piu' indegnamente la divinita'?

Dopo tali esempi e' inutile citarne altri e perdere il nostro tempo a combattere tutti questi incubi rivoltanti ed assurdi che formano il soggetto delle dispute tra ebrei e cristiani. Contentiamoci di compatire il piu' deplorevole accecamento che abbia mai offuscato la mente umana; speriamo che tale accecamento finisca, come tanti altri, e veniamo al Nuovo Testamento, degno seguito di tutto quello che abbiamo gia' visto.

PUNTO TERZO - Il Nuovo Testamento

Non e' servito nulla che gli ebrei fossero, ai tempi di Augusto, un po' piu' illuminati di quanto non erano nei secoli di barbarie dei quali abbiamo parlato.
Non e' servito a nulla che gli ebrei abbiano cominciato a concepire l'immortalita' dell'anima, dogma sconosciuto a Mose, ed a riconoscere le ricompense di Dio per i giusti, dopo la morte, e le punizioni, qualunque esse siano, per i malvagi, dogma anche questo ignorato da Mose. La ragione non e' mai penetrata in questo popolo miserabile dal quale e' emersa quella setta cristiana che e' stata la fonte di tante deviazioni, di guerre civili e di crimini, che ha fatto scorrere fiumi di sangue e che si e' divisa in tante sette tra loro nemiche, in quell'angolo di terra dove esse regnano.

Ci sono sempre state, presso gli ebrei, persone del popolo che si misero a fare i profeti per distinguersi dalla massa. Ecco ora quello che ha fatto piu' rumore e del quale, alla fine, e' stato fatto un Dio. Riportiamo i punti salienti della sua storia in poche parole, quali sono riportate in alcuni libri chiamati vangeli.
Volendo indagare in quali tempi questi quattro vangeli sono stati scritti balza evidente che sono stati compilati dopo la caduta di Gerusalemme, poiche' nel capitolo 23 del libro attribuito a Matteo, Gesu dice ai sacerdoti. serpenti, razza di vipere...cada su di voi tutto il sangue innocente sparso dopo quello di Abele il giusto, fino al sangue di Zacaria, figlio di Barachia, ucciso sull'altare del tempio.

Non si parla, fratelli miei, di uno Zaccaria, figlio di Barachia, ucciso nel tempio, se non nella storia dell'assedio di Gerusalemme di Giuseppe Flavio. E' dunque dimostrato che tale vangelo fu scritto solo dopo il libro di Giuseppe Flavio.


Voi sapete con quali assurdita' questi quattro autori si contraddicono: e' una dimostrazione di palese menzogna. Comunque non abbiamo bisogno di tante prove per demolire questa malefica costruzione; ci basta un esame breve ed accurato.

All'inizio si e' fatto discendere Gesu da Abramo e da Davide. L'autore Matteo conta 42 generazioni in duemila anni, ma nel suo elenco ce ne sono solo 41. E nel ricavare questo albero genealogico dal Libro dei Re egli si sbaglia ancora pesantemente citando Giosia come padre di Ieconia.
Anche Luca riporta una genealogia, ma egli considera 56 generazioni dopo Abramo e queste generazioni sono del tutto differenti e, per colmo di cose, mentre queste generazioni sono quelle di Giuseppe, gli evangelisti ci confermano che Gesu non e' figlio di Giuseppe. In fin dei conti si tratta del figlio di Dio ed e' questo stesso Dio l'autore del libro!!

Matteo dice che quando questo Gesu, re dei giudei, nacque in una stalla nel villaggio di Betlemme, tre magi, o tre re, videro la sua stella in oriente; dice che essi la seguirono sino a Betlemme e che il re Erode, avendo sentito tali cose, fece massacrare tutti i bambini al disotto dei due anni. Ci puo' essere un orrore tanto ridicolo?
Matteo aggiunge che il padre e la madre condussero il piccolo Gesu in Egitto dove restarono sino alla morte di Erode.


Luca dice formalmente il contrario. Egli riporta che Giuseppe e Maria restarono tranquillamente a Betlemme per sei settimane; poi andarono a Gerusalemme e da qui a Nazaret, e che tutti gli anni tornavano a Gerusalemme.

Gli evangelisti si contraddicono sul tempo in cui Gesu visse, sulle sue predicazioni e sul giorno dell'ultima cena, su quello della sua morte, sulle apparizioni dopo la morte e, a farla breve, su quasi tutti i fatti.
Ci sono poi stati 49 vangeli compilati dai cristiani del primo e del secondo secolo che si contraddicono tutti ancora di piu'. Alla fine sono stati scelti i quattro che conosciamo, ma se anche essi andassero tutti d'accordo, gran Dio che assurdita', che miseria, che cose puerili assurde ed odiose!

La prima avventura di Gesu, vale a dire del figlio di Dio, consustanziale a Dio, in una parola Dio stesso, e' stata quella di essere sollevato dal diavolo; perche' il diavolo, che non appare affatto nei libri di Mose, gioca un grande ruolo nei vangeli.
Il diavolo solleva dunque Dio e lo porta su di una montagna nel deserto e gli fa vedere tutti i regni della terra. Qual'e' questa montagna dalla quale si vedono tanti paesi? Non ne sappiamo nulla. Il diavolo propone bellamente a Dio di adorarlo; si puo' concepire, fratelli miei, una bestemmia piu' ridicola?
Giovanni ci racconta che Gesu va a nozze e trasforma l'acqua in vino e che caccia dei mercanti dal tempio i quali vendevano animali destinati ai sacrifici, imposti per legge.
A quei tempi tutte le malattie erano delle possessioni diaboliche ed infatti Gesu concede il permesso ai suoi apostoli di cacciare i demoni. Questa miserabile superstizione era stata adottata da un popolo ignorante, che non conosceva nulla di medicina e credeva, come i selvaggi, che la maggior parte delle malattie fosse causata da spiriti maligni; si esorcizzavano con la radice di barath e la clavicola di Salomone.


Gesu libera, en passant, un posseduto che aveva in se una intera legione di demoni; fa entrare questi demoni in un branco di maiali che corrono ad affogarsi nel mare di Tiberiade. Si puo' immaginare che il padrone dei maiali, che non doveva essere un giudeo, non fosse affatto contento di questa prodezza.
Gesu guari' un cieco e questo cieco vedeva gli uomini come se fossero degli alberi.
Gesu voleva mangiare dei fichi in inverno e li ando' a cercare su di un albero di fichi e non avendone trovati maledi' l'albero e lo fece seccare, ed il testo non manca di aggiungere, con prudenza, che non era tempo di fichi. Si trasfigura durante la notte e convoca a se Mose ed Elia. Difficilmente le favole degli stregoni raggiungono tanta impudenza.

Questo uomo che pronuncia in continuazione ingiurie atroci contro i farisei, che li chiama razza di vipere, sepolcri imbiancati, alla fine viene tradotto in giudizio e suppliziato con due ladroni ed i suoi storici hanno la faccia tosta di dirci che alla sua morte la terra e stata avvolta da pesanti tenebre, in pieno mezzogiorno, come se tutti i cronisti del tempo non avessero notato questo strano fenomeno.

Dopo questo ci vuole poco a dire che e' resuscitato e di prevedere come prossima la fine del mondo, che peraltro non e' ancora arrivata. La setta di questo Gesu nasce di nascosto, il fanatismo aumenta; all'inizio non si osa fare di questo uomo un Dio ma ben presto tale coraggio prevale. Io non so quale metafisica di Platone si amalgami con la setta nazarena. Si e' trasformato Gesu nel logos, nel verbo di Dio, in seguito consustanziale al Dio suo padre.


Viene inventata la Trinita' e per farla credere si sono falsificati i primi vangeli. Si e' aggiunto un passaggio riguardante la detta Trinita' cosi' come si e' interpolato lo storico Giuseppe Flavio per fargli inserire qualche parola su Gesu, malgrado Giuseppe Flavio fosse uno storico troppo serio per prendere in considerazione un simile personaggio. Si arriva persino a compilare versi delle Sibille. Si suppone l'esistenza di canoni degli apostoli, di costituzione degli apostoli, di una simbologia apostolica, un viaggio di Simone Pietro a Roma, di una gara di miracoli tra questo Pietro ed un altro Simon Mago. In altre parole e' puntando sull'artificio, la frode e l'impostura che i nazareni si mettono all'opera. E dopo questo ci vengono tranquillamente a dire che i presunti apostoli non potevano essere ne degli ingannati ne degli ingannatori e che bisognava credere a questi testimoni, che si sono fatti sgozzare per sostenere le loro testimonianze.

Spudorati ingannatori ed ingannati che parlate cosi'! Che prove avete che questi apostoli abbiano scritto cio' a cui attribuite il loro nome? Se si e' potuto supporre dei canoni, non si potevano supporre anche dei vangeli? Chi vi ha detto che gli apostoli sono morti per sostenere le loro testimonianze?
Non esiste un solo storico contemporaneo che abbia parlato di Gesu e dei suoi apostoli. Ammettetelo dunque: che sostenete delle menzogne con altre menzogne; ammettete che il desiderio di dominare gli spiriti, il fanatismo ed i tempi hanno costruito questo edificio oggi incrinato da tutte le parti, una stamberga rifiutata dalla ragione e che l'errore vuole sostenere.

Dopo trecento anni i cristiani giunsero a far riconoscere Gesu come un Dio e non contenti di questa bestemmia spinsero in seguito la loro improntitudine sino a mettere questo Dio in un pezzo di pasta facendo sparire il pane; e cioe' mentre il loro Dio viene mangiato da qualcuno che poi lo digerisce e lo restituisce in merda, essi sostengono che non c'e' pane nelle loro ostie ed e' solo Dio che si e' messo al posto del pane ingoiato dall'uomo. Qualsiasi superstizione entra a far parte della chiesa. La rapina domina, si vende la remissione dei peccati, si vendono le indulgenze come pure i benefici ecclesiastici ed il tutto al migliore offerente.

Questa setta si suddivide in una moltitudine di altre sette; da sempre ci si batte, si sgozza e ci si assassina ad ogni disputa; re e principi vengono massacrati. Questo e' il frutto, miei cari fratelli, dell'albero della croce e della potenza che hanno divinizzato. Ecco dunque perche' si osa far discendere Dio sulla terra: per consegnare l'Europa, durante i secoli, al massacro ed al brigantaggio!

E' vero che i nostri padri hanno reciso in parte questo giogo spaventoso; essi si sono liberati di qualche errore, di qualche superstizione. Ma, buon Dio! Essi hanno lasciato il lavoro incompiuto. Tutti noi gridiamo che e' tempo di finirla e di distruggere da cima a fondo quell'idolo al quale, per ora abbiamo appena tagliato qualche dito.

Oggi una moltitudine di teologi abbraccia un socinianismo che si avvicina molto all'adorazione di un solo Dio, liberato dalle superstizioni. L'Inghilterra, la Germania, le nostre provincie sono piene di dottori preparati che non chiedono che di manifestarsi; e ce ne sono molti anche in altri paesi.
Allora perche' attendere ancora? Perche' non adorare Dio in spirito e verita'? Perche' ostinarsi ad insegnare cio' a cui non si crede e rendersi colpevoli verso Dio di questo enorme peccato?

Ci dicono che al popolo occorrono misteri, che bisogna stupirlo. Fratelli miei, si puo' fare un tale oltraggio al genere umano? I nostri padri non hanno gia' tolto al popolo la transustanziazione, l'adorazione delle immagini e degli ossi dei morti, la confessione all'orecchio, le indulgenze, gli esorcismi, i falsi miracoli e le immagini ridicole? Il popolo non e' gia' abituato alla privazione degli alimenti della superstizione?
Bisogna avere il coraggio di compiere ancora qualche passo. Il popolo non e' cosi' imbecille come si pensa. Egli accogliera' senza traumi un culto serio e semplice di un Dio unico, come quello che dicono fosse professato dai Noachidi, come quello che gli antichi saggi hanno praticato, come quello recepito in Cina da tutti i letterati.

Noi non pretendiamo affatto spogliare i preti di cio' che e' stato loro donato dalla generosita' della gente, ma vorremmo che questi preti, che segretamente ridono delle bugie che spacciano, si riunissero a noi per predicare la verita'.

Quali beni inestimabili deriverebbero da un cosi' felice cambiamento! I principi ed i magistrati sarebbero piu' obbediti, la gente sarebbe piu' tranquilla, lo spirito della divisione e dell'odio sarebbe eliminato. Si offrirebbero a Dio, in pace, le primizie del nostro lavoro. Ci sarebbe certamente piu' onesta' sulla terra perche' un grande numero di spiriti deboli, che tutti i giorni sentono parlare con disprezzo di questa superstizione cristiana, che viene messa in ridicolo da tanti preti, si immagina, senza riflettere, che non ci sia affatto alcuna religione e, basandosi su questi principi, si abbandona a qualsiasi eccesso.

Ma quando si capira' che la setta cristiana e' in effetti solo la perversione della "religio naturale", quando la ragione, libera dalle sue catene, insegnera' alla gente che esiste un solo Dio e che questo Dio e' il padre comune di tutti gli uomini che sono fratelli, che questi fratelli devono essere tra loro giusti e buoni, che essi devono esercitare tutte le virtu', che Dio essendo giusto dovra' ricompensare queste virtu' e punire i delitti, allora certamente, fratelli miei, gli uomini saranno migliori e meno superstiziosi.

Noi iniziamo a dare questo esempio segretamente ed osiamo sperare ch'esso verra' seguito dal pubblico.

Possa questo grande Dio che mi ascolta, questo Dio che sicuramente non puo' essere nato da una donna ne essere stato ucciso, ne essere mangiato in un pezzo di pasta ne avere ispirato questi libri pieni di contraddizioni, di follie e di errori, possa questo d Dio creatore di tutti i mondi avere pieta' di questa setta cristiana che lo bestemmia. Possa egli riportarci alla religione santa e naturale e concedere le sue benedizioni agli sforzi che noi facciamo per farlo adorare.

Sermon des Cinquante, 1762

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(1) Non sempre nella attuale "versione ufficiale" della Bibbia Cattolica (C.E.I.-1989), e' possibile risalire alle parti prese in esame da Voltaire. Negli ultimi 250 anni l'eterna ed immutabile parola di Dio e' stata sottoposta a centinaia di "adattamenti".

(2) La principessa Mirra si era innamorata del padre Cinira, re di Cipro. Ubriaco, per qualche tempo il re non si accorse di giacere con la figlia. Quando se ne accorse tento' di uccidere la ragazza, ma Mirra fuggi' in terra di Sabea dove partori' un figlio, Adone, e poi si trasformo' in albero di mirra e le sue lacrime divennero la resina dell'albero.

(3) Pelope, figlio di Tantalo e poi padre di Tieste. Quando era bambino Tantalo lo uccise, lo cucino' e lo servi' in pasto agli Dei. In seguito Ermete rigenero' il corpo di Pelope il quale, successivamente si rese noto per i suoi inganni ed i suoi crimini. Era detto: volto fangoso.

(4) Malgrado la velocita' con cui si riproducono sarebbe stata una impresa non da poco anche per 70 conigli (35 maschi e 35 femmine).

(5) Vento impetuoso che soffia da nord.

BREVE STORIA DELL'AUTORE


 Voltaire: una nuova figura di intellettuale

François-Marie Arouet, noto come Voltaire (1694-1778), fu la personalità che dominò il secolo dei Lumi. Egli incarnò un nuovo tipo di intellettuale, lo scrittore impegnato, mosso dal bisogno di sottoporre passato e presente al giudizio della ragione, cosciente della forza dell'opinione pubblica, consapevole dei doveri del filosofo nei confronti dell'umanità.

Gli esordi fortunati e l'esilio

Nato a Parigi, ultimo figlio di un ricco notaio, Voltaire crebbe in un ambiente borghese colto; studiò presso i gesuiti, nel prestigioso collegio Louis-le-Grand. Poco attratto dagli studi di diritto, mostrò una spiccata propensione per la letteratura e il bel mondo, dove si fece apprezzare per lo spirito arguto e brillante. Frequentò anche i circoli libertini, che esercitarono non poca influenza sul suo pensiero. La pubblicazione dei primi scritti e delle prime tragedie lo innalzò al culmine del successo. Celebre come poeta, ammirato nei salotti, ricercato dalle dame, provvisto di mezzi economici grazie a una pensione reale e all'eredità paterna, nel 1726 un alterco con il cavaliere di Rohan lo ricondusse duramente alla sua condizione di borghese: il cavaliere lo fece bastonare dai suoi servi, e lo fece rinchiudere alla Bastiglia. Messo al bando da Parigi, Voltaire si recò in esilio in Inghilterra.

L'esperienza inglese e la critica all'assolutismo

Il soggiorno inglese ebbe un'importanza decisiva: le istituzioni britanniche gli apparvero un sistema molto più aperto e progredito del regime monarchico francese. Di ritorno in Francia, Voltaire pubblicò le Lettres philosophiques (Lettere filosofiche, 1733), note anche come Lettere inglesi. La critica all'assolutismo, alle disuguaglianze e ai privilegi della società francese, l'affermazione della tolleranza religiosa, l'esaltazione della nuova scienza newtoniana, espresse in un linguaggio agile e brillante, ebbero un effetto dirompente; non a caso lo storico letterario G. Lanson le ha definite "la prima bomba scagliata contro l'Ancien Régime". Nel 1724 Voltaire aggiunse un'ulteriore lettera alle 24 della prima edizione, nella quale, contro il pessimismo di Pascal, osava "prendere le difese dell'umanità" e affermare la fiducia nella ragione quale strumento per migliorare l'uomo e la società.

Un intellettuale cosmopolita

Le Lettere filosofiche vennero condannate e Voltaire si rifugiò nel castello di Cirey, in Lorena, presso Madame du Châtelet, una donna molto colta, conoscitrice della scienza newtoniana. Furono anni fecondi: al riparo da ogni preoccupazione, egli poté dedicarsi allo studio e alla scrittura. Tra le opere filosofiche di quegli anni si ricordano: Éléments de la philosophie de Newton (Elementi della filosofia di Newton, 1738) e la Métaphysique de Newton (Metafisica di Newton, 1740). Nel 1744 Voltaire poté rientrare a Parigi, dove venne nominato storiografo di corte da Luigi XV. Ma il favore reale durò poco; di nuovo in disgrazia, amareggiato, nel 1746 tornò a Cirey, dove lo aspettava una prova ben più difficile, la morte di Madame du Châtelet (1749). Profondamente addolorato, "vedovo", come si definì, ma anche desideroso di riconoscimenti che la corte francese non voleva concedergli, Voltaire accettò l'invito di Federico II alla corte di Berlino. Là poté concludere la sua vasta opera storica, Le siècle de Louis XIV (Il secolo di Luigi XIV, 1751). Il rapporto con il sovrano si deteriorò in fretta e Voltaire tornò in Francia nel 1753. Dopo varie peregrinazioni, nel 1755 acquistò una proprietà nei pressi di Ginevra, attratto da un regime che gli sembrava rispondere alle sue esigenze di tolleranza. Nel 1756 pubblicò l'Essai sur les mœurs (Saggio sui costumi, 1756), un'opera storica dal disegno ambizioso, in cui si proponeva di cogliere il percorso dello spirito umano nella storia universale.

Ben presto Voltaire si rese conto della rigidità e dell'intransigenza del regime di Ginevra; si stabilì quindi a Ferney, in territorio francese, a pochi chilometri dal confine (1759). Là visse come un monarca, ricevendo ospiti illustri da tutta Europa, potenziando e rivoluzionando l'agricoltura nella sua proprietà, creando fabbriche, migliorando la vita dei dipendenti. La sua fama teneva a freno la corte e la Chiesa, nonostante egli fosse più che mai attivo e pubblicasse una profusione di libelli, con le firme più varie ma sempre riconoscibili, contro gli abusi della giustizia, la tortura, il parlamento. La religione, l'Infâme, come la chiamava Voltaire, fu il bersaglio più frequente delle sue polemiche di quegli anni: contro il fanatismo, la superstizione, "le contraddizioni e le sciocchezze e gli orrori" della religione rivelata, Voltaire sostenne la validità della religione naturale (Sermon des Cinquante, Sermone dei Cinquanta, 1762). Memorabili anche le sue battaglie condotte a difesa di vittime dell'intolleranza religiosa. Nel 1763 pubblicò il Traité sur la tolérance (Trattato sulla tolleranza); nel 1764 il Dictionnaire philosophique (Dizionario filosofico). Nel 1777 il governo annullò il divieto di rientrare a Parigi; l'anno seguente, due mesi prima della morte, Voltaire finalmente tornò nella capitale, accolto da un autentico trionfo.


 

giovedì 22 ottobre 2009

LA MISTIFICAZIONE CRISTIANA DELLA STORIA


 Per sfuggire all’imbarazzante assenza di prove che confermino l’esistenza storica di Gesù la disinformazione cristiana mistifica senza ritegno le cronache di noti letterati romani del I-II secolo d.c.
Ad esempio:

Publio Cornelio Tacito racconta dell’incendio di Roma del 64 d.c. nel Liber XV 44. Scrive Tacito sui cristiani:”I cristiani devono il loro nome a Cristo, nato sotto l’impero di Tiberio, che era stato messo a morte dal procuratore Ponzio Pilato”. Da questa frase sembra che Tacito confermi l’esistenza di Gesù. Ma è una mistificazione, infatti subito dopo questa descrizione di Cristo Tacito scrive:”questa pericolosa superstizione torna di nuovo a manifestarsi non solo in Giudea, luogo d’origine di questa sciagura, ma anche a Roma, dove confluisce e si celebra tutto ciò che d’atroce e vergognoso giunge da ogni parte del mondo”. Da questa seconda parte del discorso si coglie che Tacito ritiene il Cristo “una pericolosa superstizione” e non un personaggio storico. Ciò, ovviamente, non viene mai menzionato dai mistificatori cristiani. Tacito non manca di scrivere che per i “loro crimini contro la morale” i cristiani “si meritano l’estrema punizione” e cioè essere “dilaniati dalle belve, crocifissi, dati alle fiamme e usati come torce per l’illuminazione delle strade”.
Ma Tacito non fu il solo a osteggiare questa “pericolosa superstizione” di Cristo per poi essere successivamente falsificato e spacciato come testimone, ironia, dagli odiati cristiani.

Gli ingannatori storici cristianocentrici citano infatti anche Gaio Svetonio Tranquillo che scrive nel suo libro De vita Caesarum, Claudius 25: “(l’Imperatore Claudio) fece espellere da Roma i Giudei che si sollevavano continuamente su istigazione di un certo Cresto”. Da questa citazione di Svetonio si coglie come tra i seguaci delle prime chiese ci fosse confusione perfino sul nome di Dio, qui chiamato “Cresto”
Del resto solo un ciarlatano potrebbe presentare questa citazione di Svetonio coma la prova storica di Gesù.  Svetonio stesso definisce il cristianesimo “una nuova e malefica superstizione” (Nero16).
La sistematica disinformazione dei sostenitori della storicità di Cristo arriva a mistificare anche le Epistulae, X, 96 e 97 di Gaio Plinio il Giovane. Le frasi citate a prova sono: “(i cristiani) si riuniscono prima dell’alba per intonare un inno a Cristo come se fosse un dio e per obbligarsi con giuramento a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di beni” Anche qui si dimostra solo l’esistenza di sette cristiane all’epoca di Plinio, non certo l’esistenza di Cristo. Infatti continuando a leggere la stessa epistula X, 96 e 97, Plinio scrive per togliere ogni dubbio:”(Cristo) non è null’altro al di fuori di una superstizione balorda e smodata. (…) molte persone di ogni età, ceto sociale e sesso, vengono trascinati in questo pericolo. Città, borghi e campagna vengono infettate dal contagio di tale superstizione”.

Per nulla imbarazzati dalla consapevolezza di mentire gli pseudo storici cristiani citano anche Luciano di Samostata di cui riportano la solita frase snaturata dal suo contesto del “de Morte” 11-13, in cui si narra di Peregrino, un “vescovo” pazzo cristiano:”(i cristiani) lo avevano elevato (Peregrino) a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione”. Luciano non nomina Gesù ma parla genericamente della credenza cristiana. Infatti, continuando a scorrere il “de morte”, come ormai è prevedibile si legge su questa credenza: “questi poveretti si sono lasciati persuadere di avere vita eterna (…)seguendo tali credenze senza alcuna prova. Se dunque va da loro qualche ciarlatano, capace di sfruttarne l’ingenuità, può subito diventare assai ricco, facendosi beffe di tali sciocchi”. E’ evidente, Luciano considera i cristiani dei creduloni destinati a essere sfruttati dai ricconi di turno. Un giudizio quanto mai profetico!

Ma proseguiamo nell’analisi delle testimonianze mistificate, portate dai ciarlatani a prova della storicità del Cristo, passando al letterato romano-ebreo Giuseppe Flavio, “Antichità giudaiche” XVIII, 63-64: “Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se è lecito chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo”. Che sorpresa, Flavio Giuseppe, famoso erudito ebreo della corte dell’imperatore Vespasiano, non solo testimonia l’esistenza di Gesù, ma stranamente ne loda pure la divina persona. E tale stranezza ha un intuibile motivo … il passaggio appena citato è spurio, una falsificazione medievale operata da un monaco copista nel XI secolo. Ma evidentemente molti cristiani sono rimasti nell’oscurità medievale e continuano a citare tale passaggio come fosse credibile …

Il revisionismo cristiano è riuscito a costruire false prove dell’esistenza di Gesù sfruttando il Talmud, un libro sacro degli ebrei. Viene citato un passaggio (Talmud Babilonese, cfr. Sanhedrin B, 43b) in cui è scritto:”Alla vigilia della Pasqua Yeshu fu appeso. Per quaranta giorni prima dell’esecuzione, un araldo gridava: Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l’apostasia”. “Yeshu” equivale a Gesù in babilonese e questo Yeshu è stato giustiziato alla vigilia di pasqua come Cristo… dunque per lo storico cristiano Gesù e Yeshu sono la stessa persona. 







Ma assolutamente no! Infatti:
1)      Yeshu venne lapidato, Gesù crocifisso
2)      Yeshu venne giudicato da giudici ebrei (il brano narra l’attività di un tribunale ebreo), Gesù da un prefetto romano
3)      Yeshu venne condannato per stregoneria, Gesù per lesa maestà.
Insomma, quasi tutti gli storici, animati dall’amore per la verità, sostengono che non esiste alcuna prova sull’esistenza di Cristo, che quindi potrebbe essere solo un’invenzione letteraria degli evangelisti, che tra l’altro non sono mai esistiti.
I vangeli sono una raccolta disorganica di storie e leggende nate dai racconti di piccole sette ebree che, attingendo a piene mani da culti pagani (vedi culto di Mitra), originarono il mito di Gesù Cristo.
Gli storici della chiesa sostengono perfino che il cristianesimo è l’unica religione che crede a un Dio storico, un Dio che è stato un uomo.
Ma questa è solo la più arrogante delle bugie:

I sacerdoti dell’antica Grecia per esempio sostenevano che il Dio Dioniso (o Bacco) era un personaggio storico. I Greci credevano che Dioniso avesse guidato un gruppo di uomini ai confini dell’India, fondando città e esportando la cultura greca. Ovviamente nessun Dio è mai realmente esistito. Infatti le loro gesta sono assurde. In un episodio “storico” Dioniso, in fuga dai parti trasformò l’albero della loro nave in una pianta di uva … allo stesso modo in un episodio “storico” Gesù, per rallegrare una festa, trasformò l’acqua in vino.
Ora, se uno vuole credere nei folletti rubicondi faccia pure! Ma almeno si risparmi l’infamia di diffondere disinformazione per la rete ostentando la presunzione di chi crede nel bene!




Salviamo almeno l’onestà, per Bacco!