Non esistono verità assolute o dogmi insindacabili. Questi sono solo strumenti concepiti per soggiogare la vostra mente

giovedì 28 aprile 2011

LIBRI: Storia Criminale del Cristianesimo

Storia criminale del Cristianesimo è un'opera storica in 10 volumi di Karlheinz Deschner, pubblicata in Italia dalla casa editrice Ariele.
Karlheinz Deschner alla fine degli anni sessanta presenta una serie di conferenze che hanno come tema i crimini commessi dal clero cristiano e in particolar modo cattolico dall'ascesa del cristianesimo a religione di stato dell'Impero Romano. Una di queste, nel 1969 gli costa una citazione in tribunale per "vilipendio alla chiesa", causa che però vincerà.
Dal 1970 Deschner è al lavoro al suo ambizioso progetto Storia criminale del cristianesimo, che porta avanti aiutato dal mecenatismo offerto dagli industriali Herbert Steffen, Alfred Schwarz e altri amici.
Durante le prime fasi della lavorazione dei libri, per qualche tempo un mecenate aveva finanziato un team di storici che doveva aiutare l'autore a valutare le fonti. L'esperimento venne però interrotto dopo poco perché il materiale che gli storici fornivano non era, secondo il giudizio di Deschner, sufficientemente esatto e per tale ragione egli decise di organizzare in prima persona le ricerche.
Il primo tomo della Storia criminale del cristianesimo è uscito in Germania Ovest nel 1986, ed è stato tradotto in italiano e pubblicato in Italia nel 2000. Sono stati finora dati alle stampe nove volumi e il completamento dell'intera opera è previsto entro il 2012 con la pubblicazione del decimo e ultimo volume.
Contenuto
L'opera ha l'obiettivo di dimostrare, attraverso un attento e documentato studio della storia e citazione puntuale di documenti originali, le contraddizioni che caratterizzerebbero la dottrina religiosa e i molteplici atti criminali di cui si è macchiato il clero, la Chiesa Cattolica e in generale lo stesso cristianesimo fin dalla sua legittimazione e assunzione a religione di stato nell'Impero Romano, partendo dalle persecuzioni nei confronti dei pagani e dall'antisemitismo, passando per le Crociate, l'Inquisizione, l'Indice dei libri proibiti, la simonia del clero, fino ai più recenti scandali che coinvolgono gli interessi economici del Vaticano rappresentati dallo Istituto per le Opere di Religione (IOR) e gli abusi sessuali sui minori da parte di membri del clero cattolico.
Deschner infatti dichiara di scegliere la dicitura Storia criminale, in luogo di Storia dei crimini, in quanto sostiene essere la storia del cristianesimo interamente fondata su atti che ledono la libertà degli individui, anziché essere costellata da singoli episodi.

mercoledì 27 aprile 2011

LIBRI: Povero Cristo


Mario Trevisan «POVERO CRISTO» ISBN 978-1-4452-0583-0 Lulu.com 2009 pagine 300 - € 15,00

RECENSIONE:  Il titolo del libro sarebbe potuto essere anche “Perché non sono più cristiano”. Mario Trevisan è nato in una famiglia cattolica, è stato allevato in un ambiente cattolico, è divenuto un adulto cattolico, è stato un dirigente delle Acli a Verona. Per rafforzare e dare coerenza alla sua cattolicità, Trevisan si è cimentato con l'impresa di approfondire e analizzare le basi stesse della sua religione. Alla fine del percorso egli si è ritrovato senza religione, senza chiesa e senza Dio, approdando ad un sereno ateismo. L'autore ha chiamato il suo libro Povero Cristo (saggio critico), ma il suo intento non era di costruire una saggio critico sulla figura di Gesù Cristo, bensì di comunicare l'esame critico che per anni egli ha portato sui testi sacri per verificare se quanto gli era stato inculcato da bambino e da ragazzo poteva essere accettato dalla sua ragione. L'autore capisce di essere stato ingannato, ma la soddisfazione di essersi liberato dall'inganno non lo porta, come spesso avviene, ad inveire o ad offendere gli ingannatori, quanto piuttosto a sorridere delle bugie e delle incoerenze nelle quali era stato cresciuto. La trattazione dei singoli argomenti viene fatta con leggerezza e con distacco emotivo. La figura di Gesù è stata costruita spesso nei Vangeli sulla base delle profezie, come realizzazione di quanto predetto nei libri sacri ebraici. Trevisan è andato a controllare nella Bibbia ogni profezia citata nei Vangeli. Non si tratta di un saggio filologico, bensì di un'operazione critica su materiali garantiti ai fedeli dalla chiesa cattolica. L'autore documenta come le profezie siano spesso mal citate, deformate, falsificate, quando non proprio inventate. Passando ai racconti degli evangelisti, Trevisan va meticolosamente alla ricerca delle discordanze, che mettono in dubbio la veridicità di coloro che sarebbero stati “testimoni oculari” oltre che ispirati dallo stesso Dio. Per incominciare, ci sono due diverse genealogie di Gesù: Matteo fa discendere Giuseppe da Salomone, mentre Luca lo fa discendente da suo fratello Natàm. Comunque, la genealogia di Giuseppe appare superflua, se Gesù non deriva da un suo spermatozoo. Un punto fondamentale per la credenza dei cristiani è, invece, la “resurrezione”. I quattro evangelisti danno versioni discordi. Il “risorto” è apparso a due pie donne; anzi tre; no, un gruppo; macché, solo una. Chi dice che c'era un angelo, chi due. Era un periodo in cui le resurrezioni andavano di moda: “La terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua resurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti” (Matteo). Molte persone che si sono allontanate dalla chiesa cattolica o che non l'hanno mai avvicinata conservano o hanno di Gesù un'idea positiva, come di una persona buona, pacifica, altruista. Condannano la chiesa cattolica, ma salvano il “salvatore”. Trevisan va contro corrente: “Se i testi evangelici si prendono alla lettera, per quanto valgono storicamente e per quel poco di realistico e probabile che se ne possa desumere, ne viene fuori un Gesù rivoluzionario, esaltato, arrogante e intollerante. Egli pretende di essere preso sul serio per le sue proprie affermazioni perentorie e frequentemente, in caso contrario, ingiuria e minaccia violentemente, quando non maledice e aggredisce fisicamente”.

GESU' ?

di Ludovico Mazzero


Aver fede in Gesù è prima di tutto “credere” in quello che ci racconta la Chiesa attraverso i Vangeli, per esempio. Ma sulla base di quale indiscutibile motivo possiamo affermare che quanto è scritto in essi corrisponde a verità? Nessuno, se non presupponendo che essi raccontino delle “verità rivelate”. Questo non è però un punto di partenza “neutro”, bensì fin troppo “cristiano”. Vi sono infatti questioni cruciali che portano acqua al mulino di chi dubita dell’attendibilità storica della figura di Gesù, non permettendo di condividere assunti tanto di parte. Vediamo allora di iniziare con delle considerazioni più obiettive, partendo dalle scoperte archeologiche.
Nonostante siano stati ritrovati rotoli come quelli di Qumran, risalenti all’epoca di Gesù, non ci è rimasto niente di scritto su di lui che derivi dal suo tempo. Se uno volesse comporre i Vangeli che leggiamo oggi a partire dai resti di libri antichi dovrebbe far uso di manoscritti del IV secolo d.C., cioè composti ben trecento anni dopo la sua morte. Eppure vi furono autori che scrissero di lui fin dai momenti della sua vita, ad esempio il suo apostolo Matteo. Ricordiamo inoltre che egli fu processato davanti al Sinedrio e al governatore Pilato. Ma soprattutto scrissero di lui Paolo, Pietro e tanti altri cristiani prima del IV secolo. Se la sua biografia era tanto preziosa, e se la Chiesa sostiene che quei Vangeli sono “divinamente ispirati”, come mai non ne è stata conservata una sola copia?
La datazione tarda dei primi manoscritti, i cosiddetti “testimoni”, non è una faccenda banale. Essa infatti insinua il dubbio che quei testi possano essere stati più volte ritoccati nel tempo fino ad arrivare alla stesura giunta fino a noi e ormai immodificabile. Le correzioni avrebbero consentito di migliorare non tanto il testo in sé, quanto il personaggio che scaturiva da quegli scritti. Che però non era ancora un personaggio “storico” perché, a leggere il Nuovo Testamento, di quanto accadeva nel I secolo ben poco si sa. E allora da quali altri scrittori si può contestualizzare la vicenda cristiana?
Di questo devono essersi preoccupati gli autori ecclesiastici del IV-V secolo, Eusebio e Orosio, quando cominciarono a scrivere le loro Storie in cui narravano quanto era accaduto dall’inizio dei tempi, passando per Gesù e fino ad arrivare ai loro giorni. Ma anche qui vi sono degli elementi quantomeno sospetti. Prendiamo ad esempio le Storie contro i pagani di Orosio, composte all’inizio del V secolo. La copia più antica è datata a quell’epoca, ma è mutila proprio del VII libro che parla di Gesù, che ritroviamo solo in un altro esemplare risalente a tre secoli dopo. Quante notizie potevano essere cambiate in trecento anni sui fatti ai tempi di Gesù?
La vicenda si fa ancora più intricata quando si pensa che a scrivere della storia “ufficiale” del I secolo non avrebbero dovuto essere dei “cristiani”, bensì dei funzionari imperiali “pagani”. Quindi le notizie del tempo di Gesù dovrebbero essere state registrate prima della scrittura di quelle bibliche. Ecco invece che, casualità delle casualità, i testi “pagani” sono spariti mentre i più antichi rimasti sono quelli cristiani. Perché infatti le copie più vecchie di autori famosi come Svetonio, Tacito e Giuseppe Flavio risalgono al Medioevo, nove o più secoli da quando i fatti furono registrati per la prima volta.
Questo ha qualche significato per chi dubita della figura storica di Gesù? Certo, perché a queste informazioni si aggiunge la certezza che quei testi non sono stati ricopiati da mani “super partes”, ma sono passati tutti per quelle della Chiesa. La quale ha avuto la possibilità non solo di scrivere quello che ha creduto su Gesù, ma anche sul contesto storico in cui ha operato.
L’eventualità che quindi la figura di questo uomo “perfetto” sia stata ricostruita andando a “calibrare” le informazioni provenienti dal passato è resa probabile dalle evidenze documentali appena menzionate.
È facile infatti ipotizzare che la Chiesa abbia prima imposto il suo Credo, anche violentemente come purtroppo ha fatto più volte, e poi abbia cercato di conformare la storia ad esso. Questo spiegherebbe perché i testi più antichi che noi possediamo siano cristiani ma non trattino di storia, mentre viceversa quelli attribuiti agli storici “pagani” sono molto più recenti.
Eppure, quando quei monaci scrissero per esempio le opere di Svetonio o di Tacito, avevano sotto mano quelle più antiche che in teoria stavano ricopiando. Perché avrebbero dovuto buttarle via? Supporre che fossero malridotte è un’ipotesi non sufficiente.
Più consistente sarebbe considerare quei testi storici “eretici” come tanti altri che venivano abitualmente “purgati” dalla censura ecclesiastica fino a secoli recenti. Il lavoro degli uomini di Chiesa non fu quello di semplici amanuensi, ma di riscrittori dei fatti storici. Il sospetto che abbiano buttato via il vecchio, perché scomodo, confezionando per i posteri qualcosa di più aderente al Credo cattolico è davvero troppo forte.
La conclusione che ne deriva è che se vennero modificati i testi storici dell’epoca di Gesù, ciò significa che la sua figura non è storica, quindi non è vera, o meglio ancora è artefatta. Per questo è troppo bella, perché non è vera. Per sostenere questa sorta di “assassinio della storia”, dobbiamo trovare un “movente”, da porre a monte della giustificazione di adattare la storia al personaggio di Gesù. Bisogna infatti sindacare il motivo per cui la Chiesa avrebbe avuto l’interesse di propagandare alle masse e tra i “gentili” un Gesù-dio che neanche i suoi conterranei Giudei, che in teoria lo conoscevano molto bene, hanno mai accettato come tale.

martedì 26 aprile 2011

`Santo? Dubito.` Una lettura critica del pontificato di Giovanni Paolo II

Dalla collaborazione del sito terrelibere.org con l’agenzia cattolico-critica “Adista” è nato un libro di grande interesse per la messa in discussione della “beatificazione” in fretta e furia di Woytjla. Ecco la presentazione del libro elettronico “Santo?Dubito”, disponibile online.







On line il nuovo libro elettronico di terrelibere.org a cura della redazione di Adista. Anno per anno, nome per nome, tutti i dati e gli eventi, i fatti e i misfatti, le contraddizioni e le ombre di un pontificato controverso. Tutto quello che non avete mai letto sui media cattolici (e nemmeno su quelli laici), ma che avreste voluto sapere su Karol Wojtyla…
Meno di sei anni per la beatificazione di Karol Wojtyla, infiniti giorni di attesa dal 24 marzo del 1980, giorno dell`assassinio di Oscar Romero, il vescovo di San Salvador che da allora è invocato come San Romero d`America.
Una contraddizione non casuale, perché il “santo subito` ritmato dalla folla nel giorno dei funerali è solo la facciata. La realtà è un lungo processo, culminato proprio con il pontificato di Giovanni Paolo II, che ridimensiona lo spirito del Concilio Vaticano II e fa indietreggiare la Chiesa. Un pontificato che, al di là delle celebrazioni apologetiche dei media, si caratterizza per la repressione della Teologia della liberazione e i controversi rapporti con dittatori, in primis Pinochet, ritratto nella copertina del nostro libro elettronico in una celebre foto; per il sostegno ai Legionari di Cristo e all`Opus Dei, le anime più reazionarie della Chiesa; per la copertura dello scandalo degli abusi sui minori, che esploderà solo con papa Benedetto XVI.
Tutto quello che non avete mai letto sui media cattolici (e nemmeno su quelli laici), ma che avreste voluto sapere su Wojtyla, raccolto in una dettagliata cronologia che inizia nel 1978 e si conclude nel 2005, anno della sua scomparsa. Anno per anno, nome per nome, tutti i dati e gli eventi, i fatti e i misfatti, le contraddizioni e le ombre di un pontificato controverso: «la repressione e l`emarginazione esercitate su teologi, teologhe, religiose e religiosi»; «la tenace opposizione a riconsiderare alcune norme di etica sessuale»; «la dura riconferma del celibato ecclesiastico obbligatorio», «ignorando il concubinato fra il clero di molte regioni e celando, fino a che non è esplosa pubblicamente, la devastante piaga dell`abuso di minori da parte di ecclesiastici».
E ancora «il mancato controllo su manovre torbide in campo finanziario» dell`Istituto Opere di Religione (lo Ior, la banca vaticana) e «la riaffermata indisponibilità» ad aprire un «serio e reale dibattito sulla condizione della donna nella Chiesa». Infine, «l`isolamento ecclesiale e fattuale in cui la diplomazia pontificia e la Santa Sede hanno tenuto mons. Oscar Arnulfo Romero» e «l`improvvida politica di debolezza verso governi – dal Salvador all`Argentina, dal Guatemala al Cile – che in America Latina hanno perseguitato, emarginato e fatto morire laici, uomini e donne, religiosi e religione, sacerdoti e vescovi che coraggiosamente denunciavano le “strutture di peccato` dei regimi politici dominanti».