Non esistono verità assolute o dogmi insindacabili. Questi sono solo strumenti concepiti per soggiogare la vostra mente

venerdì 11 marzo 2011

IL VANGELO DI GAMALIELE


di Ugo Cortesi



In un mio precedente scritto “Leggenda e storia delle sette sorelle – dove è finito il corpo di Cristo?”, nel capitolo “Il segreto” ho indicato fra gli altri, Gamaliele, quale componente del primo gruppo dei “Savi di Sion” (da non confondere con la bufala del Priorato di Sion).
Gamaliele aveva fatto parte dei “legislatori” del Sinedrio, convertendosi agli insegnamenti di Gesù e difendendo gli apostoli di fronte al Consiglio.
Conobbe personalmente Gesù, fu spettatore alla sua crocifissione e fermo conoscitore
di ciò che avvenne successivamente.
Scrisse da testimone, un vangelo “gnostico” non riconosciuto dalla chiesa ufficiale, come del resto non sono riconosciuti altri vangeli di personaggi che pure hanno conosciuto Gesù e le sue vicende, fra i quali Tommaso, Giacomo e Giuda.
Molti ricercatori si sono sempre chiesti il perché la chiesa, dal primo Concilio di Nicea abbia scelto 4 vangeli scritti da persone che non hanno conosciuto personalmente Gesù ed abbia invece “scartato” gli scritti di coloro che furono testimoni oculari per unperiodo della sua vita. Le risposte possono essere diverse ed articolate, io me ne sono formulata una del tutto personale, basandomi sul modus operandi del “cristianesimo delle origini”, dalle scritture gnostiche o apocrife e dal comportamento dei Papi, almeno fino al 400. Mi sono risposto che inizialmente prevalevano sui 4 vangeli riconosciuti, altre scritture fra le quali quelle di Tommaso e Gamaliele che però erano meno epiche delle altre. Dopo il 300 prevalse maggiormente una ricerca leggendaria e quasi fiabesca dei comportamenti di Gesù e non una descrizione meno elaborata, ma più genuina. Quindi i vangeli e gli scritti gnostici diventavano pericolosi ed inopportuni per quanto si stava cercando di istituire. In poche parole bisognava eliminare la voce di chi cercava un minimo di verità anziché il controllo ed il potere.
Infatti il concilio di Nicea del 325, condannò e scomunicò due teologi fra i più conosciuti, che si riferivano ai testi gnostici e sostenevano la non-divinità di Gesù ed anche che lo stesso fosse stato procreato dal padre “materiale” e non dallo spirito santo. 

Costoro erano Eusebio di Nicomedia ed Ario (dai quali nacque la chiesa appunto chiamata ariana), discepoli di Luciano di Antiochia che in contrasto con la scuola teologica, creata qualche decennio prima da Origene Adamantio, rifiutava l’interpretazione allegorica dei testi
sacri.
La storia poi ci ha insegnato che la leggenda si è sempre più alimentata e buon gioco ne è stata la prima importante traduzione (e revisione) evangelica voluta da papa Damaso I ed operata San Girolamo.
Non essendo credente nei dogmi nutro quindi forti perplessità circa la veridicità dei contenuti dei vangeli siano essi “ufficiali” che “apocrifi”. Però è giusto che mi riferisca a questi scritti e dedurne esposizioni e fatti, appunto per non essere tacciato di agnosticismo o di ateismo. Del resto la Bibbia, compresi i vangeli, e gli altri testi sacri, sono per me una grande opera d’arte letteraria. Forse la Bibbia è stato il romanzo più bello, accessibile a pochi, prima che Dante redigesse la sua Commedia, chiamata poi Divina. Ed anche il “Divina” ha un senso, ma non riguarda l’argomento che stiamo trattando. Ciò detto, chi era Gamaliele? Come per tanti altri personaggi biblici, anche di rilevanza, non si conosce molto della sua vita se non che era nipote di Hillel Hanassi, fondatore di una scuola rabbinica farisaica, che coniò uno dei 613 precetti della Torah (Non fare a chi ti è amico ciò che non vorresti fosse fatto a te).
Come il suo avo anche Gamaliele studiò la “legge dei padri”. Stimato dal popolo ebraico pure esso fondò una scuola, meno nobile di quella di Hillel e fu maestro di Saulo, il futuro apostolo Paolo.
Gli Atti degli Apostoli riportano il suo intervento a favore di Pietro e Giovanni, che predicando il vangelo furono portati, dai sadducei, dinanzi al Sinedrio di cui appunto Gamaliele ne faceva parte.
Riporto quei passi indicati nel Cap. 5° degli Atti:
““…….Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: “Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s’erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch’egli perì e quanti s’erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto
riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se
infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non
riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio! ”. Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà…..””

Perché questa presa di posizione di Gamaliele (che avviene dopo l’uccisione di Gesù)?
Perché rischiare come componente del Sinedrio se non fosse stato nello stesso tempo seguace della nuova religione? Forse una conferma ci viene data nel vangelo di Giovanni, unico a citare Nicodemo a fianco di Giuseppe di Arimatea, che collaborò al “ritorno” del corpo di Gesù dopo la crocifissione e portò gli aromi per prepararlo alla sepoltura. Secondo la tradizione, per questo gesto, a Nicodemo furono tolti tutti i suoi
beni. Ed anche in questo caso non solo Gamaliele lo difese davanti al sinedrio, ma l’ospitò nella sua casa. Questo ultimo fatto quindi è successo precedentemente a quello di Pietro e Giovanni.
Molto probabilmente erano i due ruoli, quello di “legislatore” del Sinedrio e quale componente dei “Savi
di Sion”, che gli fecero prendere dette posizioni. Gli altri componenti del Sinedrio non erano quindi a
conoscenza di questo doppio ruolo di Gamaliele.
Siccome a Caifa e ad Hanna non sfuggiva alcunché e nulla succedeva a Gerusalemme che loro non
sapessero, è una conferma che i “Savi di Sion” erano una confraternita segreta e quindi a carattere
iniziatico. Successivamente troveremo il nomeGamaliel fra le parole sacre e di passo di un’altra
confraternita iniziatica: la Massoneria.

Mi preme ora riportare alcuni passi (in due parti distinte) tratti dal Vangelo di Gamaliele:
- Prima parte:
[11] Falsa testimonianza delle guardie. Ora, invece di tre testimoni ci sono i quattro soldati che hanno custodito la tomba; se essi testimonieranno che egli è risorto dai morti, la loro parola sarà veritiera, ma se non lo testimonieranno non avremo nulla da fare con i sogni".
 [12] Pilato chiamò allora i quattro soldati e domandò loro: "Che successe oggi nella tomba?". Essendosi essi accordati che ognuno avrebbe preso la propria responsabilità della fuga, resero una falsa testimonianza: (Gesù) non era risorto, ma era stato rapito.
[13] Pilato ordinò di separarli e di introdurre ognuno in un posto diverso.
[14] Fece poi comparire il primo e gli disse: "Dimmi la verità. Chi ha rubato il corpo di Gesù?". Quello gli rispose: "Pietro e Giovanni hanno rapito il suo corpo".
[15] Ordinò poi di condurlo via, e chiamato il secondo gli disse: "Sono convinto che tu solo sai dirmi la verità. Spiegami bene: quale apostolo ha rapito il corpo di Gesù dalla tomba?".
[16] Gli rispose: "Sono venuti tutti i dodici assieme ai discepoli e l'hanno rapito furtivamente".
[17] Ordinò poi di condurlo via, e chiamato il terzo gli disse: "Per conto mio la tua testimonianza vale più di quella degli altri due. Chi ha rapito dalla tomba il corpo di Gesù?".
[18] Gli rispose: "Sono stati Giuseppe e Nicodemo. Vennero di notte con tutta la loro servitù e, senza molta fatica, l'hanno rapito; ed hanno anche spostato la pietra".
[19] Chiamò il quarto e gli disse: "Tu sei di un grado superiore a quelli. Essi, infatti, obbedivano ai tuoi ordini e obbedivano al tuo comando. Informami dunque: come avvenne che il corpo di Gesù è stato rapito mentre voi eravate di guardia?".
[20] Gli rispose: "Non sappiamo, Signore, chi l'ha portato via giacché ci eravamo addormentati, e quando ci svegliammo lo trovammo nel pozzo del giardino‚ pensammo che l'avessero fatto quelli per paura degli Ebrei".
[21] Pilato e le autorità ebraiche al sepolcro. Pilato disse agli Ebrei e al capitano: "E' meglio ora che i loro resoconti non concordano e la loro testimonianza è falsa?". E, irritato, ordinò di mettere i soldati in prigione fino a che egli non fosse andato alla tomba.
[22] E, senza indugio, s'alzò con i capi degli Ebrei, il capitano, il lanciere e i capi dei sacerdoti. Si recarono alla tomba e trovarono le bende mortuarie rimaste, ma non il cadavere.

[23] Disse loro Pilato: "Voi odiate la vostra vita! Se il cadavere fosse stato rapito sarebbero state portate via anche le bende mortuarie".
[24] Risposero: "Per certo, queste bende non sono sue, ma di un altro".
[25] Pilato si ricordò della parola che gli aveva detto nostro Signore e cioè che nella sua tomba si sarebbero verificati grandi miracoli.
[26] Entrato subito nella tomba, Pilato prese le bende mortuarie, le abbracciò e, per la grande gioia, scoppiò in lacrime quasi che avvolgessero Gesù.
[27] Si volse poi al capitano, rimasto all'ingresso della tomba; questi era monocolo essendo stato ferito in guerra da molto tempo.
[28] Pilato rifletté: sono sicuro che queste bende restituiranno la luce al suo occhio.
[29] Avvicinò a lui le bende mortuarie dicendogli: "Non senti, fratello, il profumo delle bende? Non è un odore di cadavere, ma di porpora regale impregnata di soavi profumi".
[30] Ma gli Ebrei gli dissero: "Tu sai bene, Pilato, che Giuseppe Si è servito di spezie e incenso, e l'ha cosparso di mirra e aloe. Questa è la ragione del profumo".
[31] Pilato rispose: "Anche se con le bende si fossero usate sostanze aromatiche, per qual motivo questa tomba manda un profumo così soave come se vi fosse stato sparso muschio e aromi?".
[32] Gli risposero: "Questo profumo, Pilato, è quello del giardino soffiato dentro dal vento".
[33] Pilato rispose: "Fate attenzione che da soli vi preparate la via della rovina sulla quale errerete in eterno senza alcuna remissione".
 [34] Gli risposero: "Non è giusto e non ti è lecito varcare questa tomba! Tu sei il governatore, la città ha bisogno di te, ma la tua giurisdizione non si estende fino a questa tomba. I capi dei sacerdoti e i capi del popolo comprendono questo più di te.
[35] Non ti è lecito e non ti si addice litigare con gli Ebrei per un uomo morto".
[36] Pilato disse allora al capitano: "Vedi, fratello, quanto è grande l'odio degli Ebrei contro Gesù! Abbiamo seguito la loro volontà mettendolo in croce, tuttavia guarda come tutto il mondo va in rovina, a motivo della loro malvagità e empietà. Essi vorrebbero mandarci in rovina per mezzo della stessa pietra dello scandalo, dicendo come loro "egli non è risorto dai morti", e scatenando così in breve la sua ira andando poi tutti insieme in rovina".
[8, 1] Miracoli al sepolcro. Mentre Pilato parlava così con il capitano, teneva in mano le bende mortuarie e le baciava dicendo: [2] "Io sono convinto che il corpo che era avvolto da voi è risorto dai morti".
[3] Anche il capitano aderì alla stessa fede di Pilato; prese le bende mortuarie e cominciò a baciarle. Nell'istante in cui il suo volto le toccò, il suo occhio guarì e vide la gioiosa luce come prima. Fu come se Gesù
avesse posto su di lui la sua mano, come era avvenuto per il cieco nato.
[4] Oh quale meraviglioso spettacolo per tutta la gente convenuta alla tomba da tutte le città! Venuta a
Gerusalemme per la festa di pasqua aveva visto (Gesù) il giorno della crocifissione sul legno della croce; e quando seppe che Pilato si recava alla tomba per vedere Gesù risorto, si era messa dietro di lui, pensando: risorgerà e apparirà pubblicamente come Lazzaro.

[5] Per questo alla tomba di Gesù era convenuta una grande folla: vide grandi miracoli, anche il capitano il cui occhio era guarito, e rimase stupita.
[6] Pilato disse allora al capitano: "Tu hai visto i miracoli di Gesù presso la sua tomba oltre i prodigi avvenuti quando morì sull'albero della croce".
[7] E con grande gioia il capitano si strappò gli abiti per manifestare a tutti la grazia grande che gli era stata concessa.
[8] E disse: "Vedete! Si è proprio dimostrata la potenza di Gesù Cristo poiché è veramente Dio. E' figlio di Dio! Io avevo creduto, ma la mia fede nella sua risurrezione dai morti si è accresciuta.
[9] Ed ora, mai più servirò un re terreno, ma solo il mio Dio Gesù Cristo". Gettata la sua spada e l'uniforme, baciava il sudario che teneva in mano arrotolato, voltandosi di qua e di là.
[10] Pilato, stupito, lodava Dio; ma gli Ebrei dissero al capitano: "Tu sei uno straniero e non hai nessuna idea delle opere che Gesù ha compiuto con l'aiuto di Beelzebub, sia durante la sua vita sia alla sua morte".
[11] Altri dissero: "Quando muore uno stregone, gli spiriti cattivi operano nuovi miracoli nella sua tomba per trascinare molti in errore. Si tratta di opere di maghi e stregoni".
[12] Ma Pilato replicò loro: "Non ho mai udito che stregoni e maghi operino tali miracoli. Voi comunque vi siete ingannati nei confronti della vita del nostro Signore, ma la sua ira e il suo castigo vi raggiungeranno".
[13] Essi stessi, infatti, avevano dato le loro anime alla condanna, dicendo: "Il suo sangue e la sua morte sia su di noi in eterno!".
[14] Pilato disse al capitano: "Ciò che tu hai trovato, fratello, è la vera vita, non rinunciarvi con leggerezza per l'inganno e l'odio degli Ebrei".
- Seconda parte:
[15] Il cadavere nel pozzo e Gesù. E rivolto agli Ebrei, Pilato disse: "Dove si trova il morto che a vostro dire è Gesù?".
[16] Gli Ebrei precedettero Pilato e il capitano al pozzo del giardino, che era molto profondo, ed io, Gamaliel, li seguii con la gente.
 [17] Guardarono in fondo al pozzo e videro un corpo avvolto in un lenzuolo mortuario,
[18] e gli Ebrei gridarono: "Vedi, Pilato, lo stregone di Nazaret sul quale ti rattristi e del quale affermi che è
risorto? Eccolo nel pozzo!".
[19] Pilato ordinò di trarlo fuori. Chiamò Giuseppe e Nicodemo, e domandò: "Sono queste le bende di lino con le quali avete avvolto il morto? Sono proprio queste?".
[20] Essi risposero: "Le bende di lino che tu hai in mano sono quelle del nostro Signore Gesù, mentre il corpo è quello del ladrone che fu crocifisso con Gesù".
[21] La folla degli Ebrei si serrava contro Giuseppe e Nicodemo, allorché dissero la verità; e Pilato con i suoi soldati si scontrò con loro.
[22] Quando Pilato si accorse di come gridavano e strepitavano, con la mano fece segno di smettere:
 [23] egli, infatti, faceva affidamento su di una espressione dettagli da Gesù, e cioè che i morti sarebbero risorti dalla tomba.
[24] Chiamò dunque i capi degli Ebrei e disse loro: "Noi non crediamo affatto che questo sia il Nazareno". Essi risposero: "Lo crediamo noi!".
[25] Egli rispose: "Lasciamo il corpo nella sua tomba come si usa per tutti i morti".
[9, 1] Il ladrone nella tomba di Gesù. Chiamò poi Giuseppe e Nicodemo e disse loro: "Avvolgetelo con queste bende di lino come prima".
[2] Gli Ebrei strepitavano, dicendo: "Non abbiamo fiducia né in Giuseppe né in Nicodemo, poiché essi hanno aderito a Gesù". Pilato rispose: "Possa anch'io essere considerato degno di ciò!".
[3] Essi presero allora le bende di lino di Gesù e con esse avvolsero il morto. Pilato e i suoi soldati intonarono il canto funebre e lo deposero nella tomba di Gesù;
[4] poi diede ordine di porre la pietra all'ingresso della tomba come era stato fatto per Gesù.

[5] Rivolto verso l'ingresso della tomba, Pilato pregò con le mani tese: "Signore Gesù, risurrezione e vita e dispensatore di vita a tutti i morti, credo che tu sei risorto e mi sei apparso. Non mi condannare, Signore, poiché io non ho fatto questo per timore degli Ebrei. Non sarà mai ch'io neghi la tua risurrezione.
[6] Io invece credo alla tua risurrezione conforme alla tua parola e ai miracoli operati in vita tua risuscitando molti morti.
[7] Ed ora, Signore, non ti adirare con me che ho posto un altro corpo nel luogo ove era stato sepolto il tuo.
[8] Ho agito così per umiliare e svergognare quegli ingannatori che non credono nella tua risurrezione: a loro, biasimo e vergogna in eterno; a te, invece, per bocca del tuo servo Pilato, onore, gloria e potenza nell'eternità e per sempre. Amen". Da ciò che Gamaliele scrive, si nota un suo intervento diretto nella seconda parte e cioè dopo l’uccisione di Gesù. Infatti asserisce chiaramente “io c’ero ed ho visto”.
Cosa vuol farci capire Gamaliele? Forse il fatto che prima della condanna e della morte di Gesù credeva nella religione dei padri ed immediatamente nel momento dell’uccisione di Gesù capisce che quella era una “falsa” religione o se non falsa “gestita” da sacerdoti falsi, ingiusti ed assassini.
Di questo, i Vangeli ufficiali non dicono nulla se non un breve accenno in un paragrafo verso la fine, nel testo di Matteo, che così riporta:  “Sopruso dei capi giudei - Mentre esse erano per via, alcuni della
guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: "Dichiarate: i suoi
discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia". Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.”
Era veramente l’accaduto o invece era vero il contrario?
Questo argomento meriterebbe un maggiore approfondimento in special modo da parte dei teologi che prima di tutto dovrebbero chiedersi e chiedere il perché i testi più antichi e diretti non vengono considerati, non solo come libri religiosi, ma anche come documenti di studio. Se all’inizio del terzo millennio c’è ancora qualcuno che ha paura delle ombre del passato allora vuol dire che non può porsi a guida di quel qualcosa che è insito nell’animo umano.