Non esistono verità assolute o dogmi insindacabili. Questi sono solo strumenti concepiti per soggiogare la vostra mente

lunedì 30 gennaio 2012

VITTIME DELLA FEDE CRISTIANA

di Karlheinz Deschner

"Gesta memorande e mirabili compiute per la maggior gloria di Dio"



Avvertenza: sono qui elencati solamente fatti avvenuti per ordine o con partecipazione diretta delle autorità ecclesiastiche, oppure azioni commesse in nome e per conto della cristianità. Come è ovvio, la lista non ha pretese di completezza.

Paganesimo antico
Già durante l'Impero Romano, appena ammesso ufficialmente il culto cristiano con decreto imperiale del 315, si cominciò a demolire i luoghi del culto pagano e a sopprimere i sacerdoti pagani.
Tra il 315 e il sesto secolo furono perseguitati ed eliminati un numero incalcolabile di fedeli pagani.
Esempi celebri di templi distrutti: il santuario di Esculapio nell'Egea, il tempio di Afrodite a Golgota, i templi di Afaca nel Libano, il santuario di Eliopoli.
Sacerdoti cristiani, come Marco di Aretusa o Cirillo di Eliopoli, vennero persino celebrati come benemeriti "distruttori di templi". (DA 468)
Dall'anno 356 venne sancita la pena di morte per chi praticava i riti pagani (DA 468)
L'imperatore cristiano Teodosio (408-450) fece giustiziare perfino dei bambini per aver giocato coi resti delle statue pagane. (DA 469) Eppure, stando al giudizio di cronisti cristiani, Teodosio "ottemperava coscienziosamente ad ogni cristiano insegnamento".
Nel VI secolo, si finì per dichiarare fuorilegge i fedeli pagani
All'inizio del quarto secolo, per sobillazione di sacerdoti cristiani, fu giustiziato il filosofo politeista Sopatro. (DA 466)
Nel 415, la celeberrima scienziata e filosofa Ipazia di Alessandria venne letteralmente squartata da una plebaglia guidata e aizzata da un predicatore di nome Pietro, e i suoi resti dispersi in un letamaio. (DO 19-25)

Missioni di evangelizzazione
Nel 782, Carlo Magno fece tagliare la testa a 4500 Sassoni che non volevano farsi convertire al cristianesimo. (DO 30)
I contadini di Steding, nella Germania settentrionale, ribellatisi per non poter più sopportare l'esosa pressione fiscale, vengono massacrati il 27 maggio 1234 da un esercito crociato, e le loro fattorie occupate da devoti cattolici. Vi persero la vita tra 5000 e 11.000 uomini, donne e bambini. (WW 223)
Assedio di Belgrado nel 1456: nell'espugnazione della città vennero uccisi non meno di 80.000 musulmani. (DO 235)
XV secolo in Polonia: ordini cavallereschi cristiani saccheggiano 1019 chiese e circa 18.000 villaggi. Quante persone cadessero vittime di tali gesta, non s'è mai certificato. (DO 30)
Secoli XVI e XVII. Truppe inglesi "pacificano e civilizzano" l'Irlanda. Colà vivevano solo dei "selvaggi gaelici", "animali irragionevoli senza alcuna idea di dio o di buone maniere, che addirittura dividevano in comunità di beni il loro bestiame, le loro donne, bambini e altri averi." - Uno dei più importanti condottieri, certo Humphrey Gilbert, fratellastro di Sir Walter Raleigh, fece "staccare dai corpi le teste di tutti quelli (chiunque fossero) che erano stati uccisi quel giorno, facendoli spargere dappertutto lungo la strada." - Questo tentativo di civilizzare gli Irlandesi causò poi effettivamente "grande sgomento nel popolo, quando videro sparse sul terreno le teste dei loro padri, fratelli, bambini, parenti e amici" ("greate terrour to the people when they sawe the heddes of their dedde fathers, brothers, children, kinsfolke, and freinds on the grounde.")
Decine di migliaia di Irlandesi gaelici caddero vittime di quel bagno di sangue. (SH, 99, 225)

Crociate (1095-1291)
L'anno 1095, per ordine del papa Urbano II, ha inizio la Prima Crociata. (WW 11-41)
Tra il 12.6.1096 e il 24.6.1096, nelle stragi avvenute in Ungheria, presso Wieselburg e Semlin, perdono la vita migliaia di persone (tutti cristiani, ivi comprese le schiere crociate). (WW 23)
Dal 9.9. al 16.9.1096, durante l'assedio della città residenziale turca Nikaia, cavalieri francesi cristiani massacrano migliaia di abitanti, facendo a pezzi e bruciando vivi vecchi e bambini. (WW 25-27)
A consimili azioni belliche partecipano, il 26.9.1096, durante la conquista della fortezza di Xerigordon, cavalieri crociati tedeschi.
In complesso, fino al gennaio 1098, vengono espugnate e saccheggiate 40 capitali e 200 fortezze. Non si conosce il numero delle vittime. ( WW 30)
Il 3 giugno 1098 le armate crociate conquistano Antiochia. In quell'assedio vengono uccisi tra 10.000 e 60.000 musulmani. Dalla cronaca di Raimondo di Aguilers, cappellano di campo del conte di Tolosa, si legge: "Sulle piazze si accumulano i cadaveri a tal punto che, per il tremendo fetore, nessuno poteva resistere a restare: non v'era nessuna via, in città, che fosse sgombra di corpi in decomposizione." (WW 33)
Il 28 giugno 1098 furono ammazzati altri centomila turchi musulmani, donne e bambini compresi. Negli accampamenti turchi - narra il cronista cristiano - i crociati trovarono non solamente ricco bottino, tra cui "moltissini libri in cui erano descritti con esecrandi segni i riti blasfemi di turchi e saraceni", ma bensì anche "donne, bambini, lattanti, parte dei quali trafissero subito, e parte schiacciarono sotto gli zoccoli dei loro cavalli, riempiendo i campi di cadaveri orribilmente lacerati." Proprio come il loro Dio comandava! (WW 33-35)
Il 12 dicembre 1098, nella conquista della città di Marra (Maraat an-numan), furono ammazzate altre migliaia di "infedeli". A causa della carestia che ne seguì, "i corpi già maleodoranti dei nemici vennero mangiati dalle schiere cristiane", come testimonia il cronista cristiano Albert Aquensis. (WW 36)
Finalmente, il 15 luglio 1098, venne espugnata Gerusalemme, dove vennero ammazzati più di 60.000 persone, tra ebrei e musulamni, uomini donne e bambini. (WW 37-40)
Da una testimonianza oculare: "e là [davanti al tempio di Salomone ] si svolse una tale mischia cruenta che i cristiani si trascinavano nel sangue dei nemici fino alle nocche dei piedi", tanto che Albert scrive: "Le donne, che avevano cercato scampo negli edifici alti e nei palazzi turriti, furono buttate giù a fil di spada; i bambini, anche i neonati, li tiravano a pedate dal petto delle madri, o li strappavano dalle culle, per poi sbatterli contri i muri o le soglie." (WW 38)
L'arcivescovo Guglielmo di Tiro aggiunge: "Felici, piangenti per l'immensa gioia, i nostri si radunarono quindi dinanzi alla tomba del nostro salvatore Gesù, per rendergli omaggio e offrirgli il loro ringraziamento ... E non fu soltanto lo spettacolo dei cadaveri smembrati, sfigurati, irriconoscibili, a lasciar sbigottito l'osservatore; in realtà, incuteva sgomento anche l'immagine stessa dei vincitori, grondanti di sangue dalla testa ai piedi, sicché l'orrore s'impadroniva di tutti quelli che li incontravano." (WW 39-40, TG 79)
Il cronista cristiano Eckehard di Aura testimonia che, ancora durante l'estate successiva dell'anno 1100, "in tutta la Palestina l'aria era appestata del lezzo dei cadaveri. Di stragi siffatte nessuno aveva mai visto o udito l'uguale tra i pagani..."
Alla resa dei conti, la Prima Crociata era costata la vita ad oltre un milione di persone: "Grazie e lode a Dio!" (WW 41)
Nella battaglia di Ascalon, il 12 agosto 1099, vennero abbattuti 200.000 infedeli "in nome del nostro Signore Gesù Cristo". (WW 45)
Quarta Crociata: il 12 aprile 1204, i crociati mettono a sacco la città (cristiana!) di Costantinopoli. Il numero delle vittime non è stato tramandato. (WW 141-148)
Le restanti crociate in cifre: fino alla caduta di Akkon (1291) si stimano 20 milioni di vittime (solo nella Terrasanta e nelle regioni arabo-turche). (WW 224)

Notabene: Tutti i dati sono secondo i cronisti di parte cristiana.

Eretici e atei
Già nell'anno 385 i primi cristiani vengono giustiziati quali eretici per mano di altri cristiani: così lo spagnolo Priscilliano, insieme con sei dei suoi seguaci, decapitati a Treviri. (DO 26)
Eresia manichea. Tra il 372 e il 444 i Manichei - una setta quasi cristiana, presso i quali si praticava il controllo delle nascite, e che perciò mostravano più senso di responsabilità dei devoti cattolici - vennero totalmente annientati nel corso di diverse grandi campagne sferrate contro di loro in tutto l'Impero romano. Molte migliaia le vittime. (NC)
Nel secolo XIII, gli Albigesi cadono vittime della prima crociata proclamata contro altri cristiani. (DO 29) Questi, noti anche col nome di Catari, si consideravano buoni cristiani, ma non riconoscevano né il papa né il divieto romano-cattolico delle tecniche anticoncezionali, rifiutandosi inoltre di pagare le tasse chiesastiche (NC) Nel 1208, per ordine del papa Innocenzo III - il massimo genocida prima di Hitler - incominciò la crociata contro gli eretici albigesi. La città di Beziérs (nel sud della Francia) venne rasa al suolo il 22 luglio 1209, tutti gli abitanti massacrati, compresi i cattolici, che avevano rifiutato l'estradizione degli eretici. Il numero dei morti viene stimato tra 20.000 e 70.000. (WW 179-181)
Nella stessa crociata, dopo la presa di Carcassonne (15 agosto 1209), caddero ancora migliaia di ribelli, e la stessa sorte toccò a molte altre città. (WW 181)
Nei successivi vent'anni di guerra, tutta la regione fu devastata, quasi tutti i Catari (quasi la metà della popolazione della Linguadoca, nella Francia meridionale) vennero sconfitti, lapidati, annegati, messi al rogo. (WW 183)
Finita la crociata contro gli Albigesi (1229), venne istituita la Santa Inquisizione (1232) al fine di stanare dai loro nascondigli gli eretici sopravvissuti, e di annientarli. L'ultimo dei Catari, Guillaume de Belibaste, fu dato alle fiamme del rogo nel 1324. (WW 183, LM)
Solo tra i Catari, la stima delle vittime si aggira intorno al milione. (WW 183)
Altri gruppi di eretici: Valdesi, Pauliciani, Runcarii o Poveri Lombardi, Giuseppini, e molti altri. La maggior parte di queste sette vennero sgominate; un certo numero di Valdesi esiste tuttora, sebbene siano stati perseguitati per oltre 600 anni. Secondo le mie stime, diverse centinaia di migliaia di vittime non sono calcolate in eccesso (comprese le vittime dell'Inquisizione spagnola, ma escludendo quelle del Nuovo Mondo).
Nel XV secolo, l'inquisitore spagnolo Tomas de Torquemada condanna personalmente a morte sul rogo 10.220 sospettati di eresia. ( DO 28, DZ)
Il predicatore e teologo boemo Jan Hus, per aver criticato il commercio delle indulgenze, viene bruciato nel 1415 a Praga. (LI 475-522)
Nel 1538, a Vienna, il professore universitario B.Hubmaier viene pubblicamente condannato al rogo. ( DO 59)
Il 17 febbraio 1600, dopo una settennale prigionia , il filosofo Giordano Bruno, monaco domenicano processato per eresia, viene bruciato vivo sul rogo eretto in Campo dei Fiori a Roma.
Verso la metà del Seicento, l'ateo Thomas Aikenhead, studente scozzese appena ventenne, viene impiccato per volontà del clero. (HA)

Streghe
Dai primi tempi del cristianesimo fino al 1484 invalse la consuetudine di mandare a morte persone, perlopiù donne, che si credevano dotate di poteri soprannaturali, malefici e stregonici.
Nell'era vera e propria dei processi per stregoneria, dal 1484 al 1750, molte centinaia di migliaia di sospetti o colpevoli di pratiche stregoniche - secondo le stime degli storici - furono condannati a morte sul rogo o in seguito alle torture; percentualmente, i quattro quinti di essi erano donne. (WV)
Un elenco (naturalmente incompleto) di queste vittime, conosciute spesso anche per nome, si trova nell'opera The Burning of Witches - A Chronicle of the Burning Times.

Guerre di religione e Riforma
Secolo XV: guerre crociate contro gli Hussiti, costate la vita a migliaia di seguaci. (DO 30)
Nel 1538 papa Paolo III indice una crociata contro l'Inghilterra, sganciatasi con lo scisma dall'ubbidienza a Roma, dichiarando tutti gli Inglesi schiavi di Roma. Per fortuna, l'impresa fallisce sul nascere. (DO 31)
1568: il tribunale spagnolo dell'Inquisizione decreta l'eliminazione di tre milioni di Olandesi ribelli nei Paesi Bassi, allora sotto il dominio spagnolo. Per cominciare, 5000, o forse 6000 protestanti vennero annegati dalle truppe spagnole della cattolicissima Spagna: "un disastro, di cui i cittadini di Emden vennero a conoscenza quando diverse migliaia di cappelli olandesi a larghe tese scesero galleggiando lungo il fiume." ( DO31, SH 213)
1572: a Parigi, e in altre città francesi, 20.000 protestanti Ugonotti vengono assassinati per ordine del papa Pio V, nell'offensiva nota come notte di S.Bartolomeo. Fino alla metà del secolo successivo, oltre 200.000 profughi Ugonotti dovranno lasciare la Francia. (DO 31)
1574: i cattolici sopprimono il condottiero dei protestanti Gaspard de Coligny. Dopo l'uccisione, la plebaglia ne squarta il cadavere: "gli troncarono la testa, le mani, i genitali (...) gettandoli nel fiume (...) ma poi non gli sembrò neppure degno che diventasse pasto per i pesci, per cui li ritirarono fuori e li portarono sul patibolo di Mantfaucon affinché là servissero da alimento per corvi ed uccelli." (SH 191)
Guerra dei Trent'anni: nel 1631, la città protestante di Magdeburgo viene saccheggiata e rasa al suolo da truppe cattoliche, che massacrano 30.000 protestanti, metà della popolazione. Scrive il poeta e storico tedesco Friedrich Schiller: "In una sola chiesa si trovarono 50 donne decapitate e bambini che ancora succhiavano il latte dal petto delle loro madri senza vita." (SH 191)
1618-1648: la guerra dei Trent'anni, spaccando l'Europa tra cristiani protestanti e cattolici, decima il 40% delle popolazioni, soprattutto in Germania. (DO 31.32)

Ebrei
Già nel IV e V secolo le plebi cristiane sono eccitate ad incendiare le sinagoghe ebraiche.
A metà del IV secolo venne distrutta la prima sinagoga per ordine del vescovo Innocenzo di Dertona, nel nord Italia. La prima sinagoga ad esser incendiata nel 388, per ordine del vescovo di Kallinikon, sorgeva in Persia, presso l'Eufrate. (DA 450)
Il concilio di Toledo decreta nel 694 la riduzione degli Ebrei in schiavitù, ordina la confisca dei loro averi e il battesimo coatto dei loro bambini. (DA 454)
Nell'anno 1010 il vescovo di Limoges fece espellere o sopprimere gli ebrei della città che non volevano convertirsi al cristianesimo. (DA 453)
1096: all'inizio della prima Crociata furono uccisi in Europa migliaia di Ebrei, complessivamente forse 12.000. Le città più colpite furono Worms (18.5.1096), Magonza il 27.5. (dove furono trucidati 1100 ebrei), Colonia, Neuss, Wevelinghoven, Xanten, Moers, Dortmund, Kerpen, Treviri, Metz, Ratisbona, Praga. (EJ)
Parimenti, all'inizio della seconda Crociata (1147), nei centri francesi di Ham, Sully, Carentan, e Rameru, si uccisero diverse centinaia di ebrei. (WW 57)
In occasione della terza Crociata (1189-90) avviene il saccheggio delle comunità ebraiche stabilitesi in Inghilterra. (DO 40)
1235: uccisione pubblica di 34 cittadini ebraici. (DO 41)
1257 e 1267: eliminazione della comunità ebraiche di Londra, Canterbury, Northampton, Lincoln, Cambridge e altre città, con numero imprecisato di vittime. ( DO 41)
1290: è rimasta memoria, nelle cronache coeve, di 10.000 ebrei espulsi o uccisi in Boemia. (DO 41)
1337: aizzato da una strage compiuta a Deggendorf, in Baviera, l'isterismo antisemita si estende in pogrom effettuati in 51 città bavaresi, nonché in Austria e in Polonia. (DO 41)
1348: si bruciano sul rogo gli ebrei di Basilea e di Strasburgo, complessivamente 2000 persone (DO 41)
1349: in oltre 350 città della Germania vengono soppressi tutti gli Ebrei, perlopiù bruciati vivi. Qui, in questo solo anno, vennero trucidati dai cristiani più Ebrei di quante erano state, per duecento anni di persecuzioni anticristiane (il sangue dei martiri!), le vittime conclamate della Roma imperiale. (DO 42)
1389: vengono macellati a Praga 3.000 cittadini di fede ebraica. (DO 42)
1391: a Siviglia e in Andalusia, sotto la guida dell'arcivescovo Martinez, vengono soppressi circa 4000 ebrei. Mentre altri 25.000 vengono venduti come schiavi. (DA 454)
Costoro si potevano riconoscere facilmente perché tutti gli ebrei, dall'età di dieci anni,erano stati costretti a portare sull'abito un "segno d'infamia" colorato: era l'origine storica della futura "stella giudaica" dell'era nazista.
1492: nello stesso anno in cui Colombo spiegava le vele per conquistare il Nuovo Mondo, più di 150.000 Ebrei, molti dei quali perirono nell'ostracismo, venivano scacciati dalle città della Spagna.
1648: in Polonia, durante i famigerati "massacri di Chmielnitzki", vengono sterminati circa 200.000 ebrei. (MM 470-476)
A questo punto, mi sento male, perché con questo ritmo si prosegue - secolo dopo secolo - su una linea che porta diritta ai forni crematori di Auschwitz. (DO 43)

Popolazioni indigene
Con Cristoforo Colombo, ex commerciante di schiavi, che avrebbe fatto carriera come milite crociato, ha inizio la conquista del Nuovo Mondo: allo scopo, come sempre, di espandere il cristianesimo e di evangelizzare infedeli.
Poche ore dopo lo sbarco sulla prima isola abitata in cui s'imbatte nel mare dei Caraibi, Colombo fa imprigionare e deportare sei indigeni che, come scrisse "debbono servire da bravi servitori e schiavi (...) e si possono facilmente convertire alla fede cristiana, giacché mi sembra che non abbiano religione alcuna." (SH 200)
Mentre Colombo definisce gli abitanti autoctoni quali "idolatri", esprimendo la volontà di offrirli come schiavi ai cattolici re di Spagna, il suo socio Michele da Cuneo, aristocratico italiano, rappresenta gli aborigeni come "bestie" per il fatto che "mangiano quando hanno fame, e si accoppiano in tutta libertà, dove e quando ne hanno voglia." (SH 204-205)
Su ogni isola su cui mette piede Colombo traccia una croce sul terreno e "dà lettura della rituale dichiarazione ufficiale" (il cosiddetto Requerimiento) al fine di prender possesso del territorio da parte della Spagna, nel nome dei suoi Cattolici Signori. Contro di che "nessuno aveva da obiettare". Qualora gli Indios negassero il loro assenso (soprattutto perché non comprendevano semplicemente una parola di spagnolo), il Requerimiento recitava così:

"Con ciò garantisco e giuro che, con l'aiuto di Dio e con la nostra forza, penetreremo nella vostra terra e condurremo guerra contro di voi (...) per sottomettervi al giogo e al potere della Santa Chiesa (...) infliggendovi ogni danno possibile e di cui siamo capaci, come si conviene a vassalli ostinati e ribelli che non riconoscono il loro Signore e non vogliono ubbidire, bensì a lui contrapporsi." (SH 66)

Di analogo tenore erano le parole di John Winthrop, primo governatore della Bay Colony del Massachusset: "justifieinge the undertakeres of the intended Plantation in New England (...) to carry the Gospell into those parts of the world (...) and to raise a Bulworke against the kingdome of the Ante-Christ." (SH 235) [giustificando l'impresa della costituenda fondazione della Nuova Inghilterra, di portare il vangelo in queste parti del mondo, e di edificare un bastione contro il regno dell'Anticristo.]
Intanto, prima ancora che si venisse alle armi, due terzi della popolazione indigena cadeva vittima del vaiolo importato dagli Europei. Il che era interpretato dai cristiani, manco a dirlo, come "un segno prodigioso dell'incommensurabile bontà e provvidenza di Dio!"
Così, ad esempio, scriveva nel 1634 il governatore del Massachusset: "Quanto agli indigeni, sono morti quasi tutti contagiati dal vaiolo, e per tal modo il SIGNORE ha confermato il nostro diritto ai nostri possedimenti." (SH 109, 238)
Sulla sola isola di Hispaniola, dopo le prime visite di Colombo, gli indigeni Arawak - un popolo inerme e relativamete felice che viveva delle risorse del loro piccolo paradiso - lamentarono presto la perdita di 50.000 vite. ( SH 204)
In pochi decenni, gli Indios sopravvissuti caddero vittime di assalti, stragi, strupri e riduzione in schiavitù da parte degli Spagnoli.
Dalla cronaca d'un testimone oculare: "Furono uccisi tanti indigeni da non potersi contare. Dappertutto, sparsi per la regione, si vedevano innumerevoli cadaveri di indiani. Il fetore era penetrante e pestilenziale." ( SH 69)
Il capo indiano Hatuey riuscì a fuggire col suo popolo, ma fu catturato e bruciato vivo. "Quando lo legarono al patibolo, un frate francescano lo pregò insistentemente di aprire il suo cuore a Gesù affinché la sua anima potesse salire in cielo anziché precipitare nella perdizione. Hatuey ribatté che se il il cielo è il luogo riservato ai cristiani, lui preferiva di gran lunga l'inferno." ( SH 70)
Ciò che accadde poi al suo popolo, ci è descritto da un testimone oculare: "Agli spagnoli piacque di escogitare ogni sorta di inaudite atrocità...Costruirono pure larghe forche, in modo tale che i piedi toccavano appena il terreno (per prevenire il soffocamento), e appesero - ad onore del redentore e dei 12 apostoli - ad ognuna di esse gruppi di tredici indigeni, mettendovi sotto legna e braci e bruciandoli vivi." ( SH 72, DO 211)
In analoghe occasioni si inventarono altre piacevolezze: "Gli spagnoli staccavano ad uno il braccio, ad altri una gamba o una coscia, per troncare di colpo la testa a qualcuno, non diversamente da un macellaio che squarta le pecore per il mercato. Seicento persone, ivi compresi i cacicchi, vennero così squartate come bestie feroci ... Vasco de Balboa ne fece sbranare poi quaranta dai cani." ( SH 83)
"La popolazione dell'isola, stimata di circa otto milioni all'arrivo di Colombo, era scemata già della metà o di due terzi, ancor prima che finisse l'anno 1496." Finalmente, dopo che gli abitanti dell'isola furono quasi sterminati, gli Spagnoli si videro "costretti" ad importare i loro schiavi da altre isole dei Caraibi, ai quali toccò peraltro la medesima sorte. In tal modo "milioni di autoctoni della regione caraibica vennero effettivamente liquidati in meno d'un quarto di secolo." (SH 72-73)
"Così, in un tempo minore della durata normale d'una esistenza umana, fu annientata un'intera civiltà di milioni di persone che per migliaia di anni erano stanziate nella loro terra." (SH 75)"
Subito dopo, gli Spagnoli rivolsero la loro attenzione alla terraferma del Messico e dell'America centrale. Le stragi erano appena cominciate. Di lì a poco sarà la volta della nobile città di Tenochttitlàn (l'odierna Mexico City)." ( SH 75)
Herando Cortez, Francisco Pizarro, Hernando De Soto, e centinaia di altri Conquistadores spagnoli saccheggiarono e annientarono - in nome del loro Signor Gesù Cristo - molte grandi civiltà dell'America centrale e meridionale. (DeSoto saccheggiò inoltre la Florida, regione "fiorente".)
"Mentre il secolo XVI volgeva al termine, quasi 200.000 spagnoli si erano stabiliti nel Nuovo Mondo. In questo periodo, in conseguenza dell'invasione, si stima che avessero già perso la vita oltre 60 milioni di indigeni." (SH 95)
Va da sé che i primi colonizzatori dei territori dei moderni Stati Uniti d'America non si comportarono meglio dei conquistadores.
Benché, senza l'aiuto degli Indiani, nessuno dei colonizzatori sarebbe stato in grado di sopravvivere ai rigori invernali, questi cominciarono presto a scacciare e a sterminare le tribù indiane.
La guerra degli indiani nordamericani tra di loro era, in prtoporzione, un fenomeno irrilevante, paragonato con le consutidini europee, e serviva piuttosto a riequilibrare le offese, ma in nessun caso alla conquista del territorio. Tanto che se ne stupivano i padri pellegrini cristiani: "Le loro guerre non sono neanche lontanamente cos' crutrente ("Their Warres are farre less bloudy"), ragion per cui non succedeva "da nessuna delle parti un grande macello" ("no great slawter of nether side".) In realtà, poteva ben accadere "che guerreggiassero per sette anni senza che vi perdessero le vita sette uomini" (they might fight seven yeares and not kill seven men.) Tra gli Indiani, inoltre, era consuetudine risparmiare le donne e i bambini dell'avversario. (SH 111)
Nella primavera 1612 , alcuni coloni inglesi trovarono così attraente la vita dei liberi ed affabili indios, al punto da abbandonare Jamestown per vivere presso costoro (con che si ovviò presumibilmente, tra l'altro, ad un'emergenza sessuale). Senonché il governatore Thomas Dale li fece stanare e giustiziare: "Alcuni li fece iumpiccare, altri bruciare, altri torcere sulla ruota, mentre altri furoono inflizati sullo spiedo, ed alcuni fucilati." (SH 105)
Tali eleganti provvedimenti restarono ovviamente riservati agli inglesi; questa era la procedura con quelli che si comportavano come gli indiani; ma per qurlli che non avevano scelta , proprio perché costituivano la sovrappopolazione della Virginia, si faceva senz'altro tabula rasa:

"quando un indio era accusato da un inglesedi aver rubato una tazza, e non la restituiva, la reazione inglese era subito violenta: si attaccavano gli Indiani dando alle fiamme l'intero villaggio." ( SH 106)

Sul territorio dell'odierno Massachussett i padri pellegrini delle colonie perpetrarono un genocidio, entrato nella storia come "guerra dei Pequots". Autori dei massacri erano quei cristiani puritani della Nuova Inghilterra, scampati essi stessi alla persecuzione religiosa in atto nella loro vecchia Inghilterra.
Allorché fu trovata la salma d'un inglese, ucciso probabilmente da guerrieri Narragansett, i puritani gridarono vendetta. Sebbene il capo dei Narragansett implorasse pietà, i cristiani passarono all'attacco. Forse dimentichi del loro obiettivo, essendo stati salutati da alcuni Pequot, a loro volta belligeranti coi Narragansett, avvenne che i puritani attaccarono i Pequots, distruggendo i loro villaggi.
Il comandante dei puritani, John Mason, scrisse dopo un massacro: "Per la verità, l'Onnipotente incusse tale terrore sulle loro anime, che fuggirono davanti a noi buttandosi tra le fiamme, dove molti perirono...Dio aleggiava sopra di loro e sbeffeggiava i suoi nemici, i nemici del suo popolo, facendone dei tizzoni ardenti... Così il SIGNORE castigò i pagani, allineandone le salme: uomini, donne e bambini." (SH 113-114)
"Così piacque al SIGNORE di dare un calcio nel sedere ai nostri nemici, dando in retaggio a noi la loro terra ("The LORD was pleased to smite our Enemies in the hinder Parts, and to give us their land for an inheritance." ( SH 111)
Siccome Mason poteva ben immaginare che i suoi lettori conoscessero la loro bibbia, non aveva bisogno di citare i versetti qui citati:

"Delle città di questi popoli, che il Signore tuo Dio ti dà in retaggio, non devi lasciare in vita nulla di quanto respira. Ma dovrai invece destinarle alal distruzione, così come il Signore tuo Dio ti ha dato per dovere cfr..." (Mosé V, 20)

Il suo compare Underhillci ricorda quanto fosse "impressionante e angosciante lo settacolo sanguinoso per i giovani soldati ("how grat and doleful was the bllody sight to the view of the young soldiers"), però, assicura i suoi lettori, "talvolta la Sacra Scrittura decreta che donne ebambini debbano perire coi loro genitori." (sometimes the Scripture declareth women and children must perish with their parents) (SH 114)
Molti indios caddero vittime di campagne di avvelenamento. I coloni addestravano persino dei cani al compito speciale di stanare gli Indiani, strappando i piccoli dalle braccia delle madri e sbranandoli. Per dirla con le loro stesse parole: "cani feroci per dar loro la caccia e mastini inglesi per l'attacco" (blood Hounds to draw after them, and Mastives to seaze them.) In questo, i puritani si lasciarono ispirare dai metodi dei loro contemporanei spagnoli. E così continuò, finché i Pequot furono pressoché sterminati. (SH 107-119)
Altre tribù indiane patirono la stessa sorte. Così commentavano i devoti sterminatori: "E' il volere di Dio, che alla fin fine ci dà ragione di esclamare 'Quant'è grandiosa la sua bontà! E quant'è splendida la sua gloria!'" (God's Will, wich will at last give us cause to say: How Grat is His Goodness! And How Great is his Beauty!) E ancora: "Fino a che il nostro Signore Gesù li piegò ad inchinarsi davanti a lui e a leccare la polvere!" (Thus doth the Lord Jesus make them to bow before him, and to lick the Dust!) ( TA)
Come ancora oggi, così per i cristiani di allora era ben accetta la menzogna per la maggior gloria di dio, o quantomeno per il proprio vantaggio di fronte ai diversamente credenti: "I trattati di pace venivano firmati già col proposito di violarli. Talché il Consiglio di stato della Virginia dichiarava che se gli Indiani 'sono tranquillizzati dopo la stipula del trattato, noi abbiamo non soltanto il vantaggio di prenderli di sorpresa, ma anche di mietere il loro mais." (when the Indians grow secure uppon the Treatie, we shall have the better Advantage both the surprise them, & cutt downe theire Corne.) (SH 106)
Anno 1624: una sessantina di inglesi, forniti di armi pesanti, fanno a pezzi 800 inermi uomini donne e bambini indios. (SH 107)
1675-76: durante la guerra detta "di re Filippo", in una sola azione di rappresaglia, sono uccisi "circa 600 indiani. L'autorevole pastore della seconda Chiesa di Boston, Cotton Mather, definirà più tardi il massacro come 'grigliata per arrosti'". (barbeque) (SH 115)
In sintesi: nel New Hampshire e nel Vermont, prima dell'arrivo degli inglesi, la popolazione degli Abenaki contava 12.000 persone. Neanche cinquant'anni dopo ne erano rimaste in vita solo 250: una decimazione del 98 percento.
Il popolo dei Pocumtuck ammontava a 18.000; due generazioni più tardi il loro numero era sceso a 920.
Il popolo dei Quiripi-Unquachog era di 30.000; dopo ugual periodo ne sopravvivevano1500, un vero genocidio; la popolazione del Massachusset comprendeva almeno 44.000 persone, di cui, cinquant'anni dopo, erano sopravvissuti appena 6000. (SH 118)
Questi sono solo alcuni esempi delle tribù che vivevano nell'America del Nord prima che vi approdassero i cristiani. E tutto ciò accadeva prima che scoppiasse la grande epidemia di vaiolo degli anni 1677 e 1678. Anche il bagno di sangue era appena agli inizi.
E tutto fu solo il principio della colonizzazione da parte degli Europei, cioè prima dell'epoca vera e propria del cosiddetto "selvaggio" Far West.
Tra il 1500 e il 1900, è probabile che, complessivamente, abbiano perduto la vita - nelle sole Americhe - più di 150 milioni di nativi: in media, circa due terzi a causa del vaiolo e di altre epidemie importate dagli Europei (e qui non dev'esser passato sotto silenzio il fatto che, a partire dal 1750 circa, le tribù autoctone venivano contagiate anche di proposito per mezzo di doni artificialmente infettati). Restano pertanto ancora 50 milioni la cui morte si fa risalire direttamente ad atti di violenza, a trattamenti disumani o alla schiavitù.
E in alcuni paesi, come ad esempio Brasile e Guatemala, questa decimazione prosegue fino ai nostri giorni: a fuoco lento, per così dire.

Ulteriori gloriose tappe della storia degli Stati Uniti d'America
Nel 1703, il pastore Salomon Stoddard, una delle più prestigiose autorità religiose della Nuova Inghilterra, fece formale richiesta al Governatore del Massacgusset perché mettesse ai diposizione dei colonizzatori le risorse finanziazrie per "acquistare grandi mute di cani e per poterle addestrare a cacciare gli Indiani alla stessa stregua degli orsi." (SH 241)

29 novembre 1864: massacro di Sand Creek, nel Colorado. Il colonnello John Chivington, ex predicatore metodista e politico regionale ("non vedo l'ora di nuotare nel sangue nemico") fa passare per le armi un villaggio dei Cheyenne con circa 600 abitanti - quasi solo donne e bambini -, benché il capo indiano agitasse bandiera bianca. Bilancio: da 400 a 500 vittime.
Ne riferisce un testimonio oculare: "C'era un gruppo di trenta o quaranta Squaw, acquattati in un buco per proteggersi, i quali mandarono fuori una bambina, di circa sei anni, con un panno bianco in segno di resa. Ebbe il tempo di fare solo pochi passi, quando venne colpita e abbattuta. In quella trincea, più tardi, tutte le donne furono uccise." (SH 131)

1860: il religioso Rufus Anderson commenta il bagno di sangue che fino allora aveva decimato, per il 90 percento almeno, la popolazione autoctona delle isole Hawaii. "In ciò costui non vedeva nulla di tragico: tutto sommato, la prevedibile, totale estinzione della popolazione indigena delle Hawaii era un fatto del tutto naturale - diceva il missionario - paragonabile suppergiù 'con l'amputazione delle membra malate da un organismo'." (SH 244)

Atrocità delle Chiese nel XX secolo

Campi di annientamento cattolici

E' sorprendente come pochi sappiano che in Europa, negli anni della seconda Guerra Mondiale, non c'erano solamente i campi di concentramento nazisti.

In Croazia, negli 1942-43, v'erano numerosi campi di sterminio, organizzati dai cattolici ustascia agli ordini del dittatore Ante Pavelic, un cattolico praticante ricevuto regolarmente dall'allora papa Pio XII. Vi erano persino campi di concentramento speciali per bambini!
Nei campi croati venivano soppressi soprattutto serbi cristiano-ortodossi, ma anche un cospicuo numero di ebrei. Il più famigerato era il lager di Jasenovac; il suo comandante fu per un certo tempo un certo Miroslav Filipovic, un frate francescano temuto con l'appellativo di "Bruder Tod" (sorella morte). Qui, al pari dei nazisti, gli ustascia cattolici bruciavano le loro vittime nei forni, ma vivi, diversamente dai nazisti che prima avevano almeno ucciso le prede col gas. In Croazia, però, la maggior parte delle vittime veniva semplicemente soppressa, impiccata o fucilata. I loro numero complessivo è stimato fra i trecentomila e i 600.000; e questo in un paese relativamente piccolo. - Molti uccisori erano monaci francescani, armati allora con mitragliatrici. Queste nefandezze perpetrate dai Croati era talmente spaventose, che persino alcuni ufficiali della sicurezza delle SS tedesche, in qualità di osservatori degli avvenimenti croati, protestarono direttamente con Hitler (il che lasciò peraltro indifferente il dittatore). Il papa però fu ben informato di queste atrocità, e non fece nulla per impedirle. ( MV)

(Aggiunta dell'Autore: Di fronte ai retroscena di questa storia, i reportages dei massmedia sul più recente conflitto serbo-croato nella regione balcanica, dal 1991 al 1995, ha assunto talvolta aspetti addirittura spettrali, giacché vi ricorrevano nomi di luoghi come Banja Luka, o di fiumi come la Sava, dove occasionalmente si invengono ancora oggi scheletri di persone assassinate mezzo secolo fa.)

Terrore cattolico in Vietnam

Nel 1954 i combattenti per la libertà del Vietnam, i cosiddetti Viet Min, liquidarono finalmente il governo coloniale francese nel Nord Vietnam, che fino allora era stato finanziato con più di due miliardi di dollari dagli USA. Sebbene i vincitori proclamassero libertà religiosa per tutti (la maggioranza dei Vietnamesi non buddisti era cattolica) vaste campagne di propaganda anticomunista spinsero masse di cattolici a fuggire nel sud del paese. Col sostegno della lobby cattolica a Washington , e con l'appoggio del cardinale Spellmann, portavoce del Vaticano nella politica americana - il quale avrebbe in seguito definitio le truppe americane in Vietnam come "truppe di Cristo" - venne progettanto un colpo di Stato per impedire elezioni democratiche nel Sud del Vietnam. Da tali elezioni, probabilmente, anche nel Sud sarebbero usciti vincitori i Viet Min comunisti. Di contro, si elesse alla presidenza del Vietnam meridionale il fanatico cattolico Ngo Dinh Diem. ( MW 16 ff)
Diem fece in modo che gli aiuti dagli USA, viveri e medicinali, risorse tecniche e d'ogni specie andassero a beneficio dei soli cattolici. I buddisti, o i villaggi a maggioranza buddista, vennero ignorati, oppure dovettero pagare per gli aiuti che i cattolici ottenevano invece gratuitamente. Di fatto, l'unica religione ufficialmente riconosciuta era quella romano-cattolica.
L'isteria anticomunistasi scatenò in Vietnam in modo ancor più brutale che nella sua versione americana negli USA, la famosa "caccia alle streghe" dell'era di McCarthy.
Nel 1956, il presidente Diem emise un decreto in cui si diceva:

"Individui che minacciano la difesa nazionale o la sicurezza collettiva possono essere internati dalle autorità in campi di concentramento."

Per contrastare il comunismo, come usava dire, vennero così posti in "custodia cautelativa" migliaia di dimostranti e di monaci buddisti. Per protesta, dozzine di monaci e di maestri buddisti si diedero fuoco pubblicamente

(Notabene: qui i buddisti davano fuoco a se medesimi, laddove i cristiani hanno piuttosto la tendenza ad incenerire il loro prossimo; su questo, vedasi anche l'ultimo capoverso.)

Nel frattempo, diversi campi di prigionia, in cui da tempo ormai languivano anche cristiani protestanti , e persino cattolici - si erano organizzati in autentici campi di sterminio. Si stima che in questo periodo di terrore ( dal 1955 al 1960) restassero ferite nei disordini almeno 24.000 persone, che fossero giustiziati circa 80.000 oppositori; 275.000 furono le persone incarcerate e torturate, mentre circa mezzo milione vennero ristrette in campi di concentramento o di prigionia. (MW 76-89)
Per appoggiare un tale governo, inoltre, nel corso degli anni Sessanta, migliaia di soldati americani dovettero lasciare la loro vita.

Virus catholicus

Il primo luglio 1976 morì la 23enne studentessa di pedagogia Anneliese Michel, lasciandosi morire, nel senso letterale del termine, per fame. Da mesi essa era stata colpita da visioni e apparizioni demoniache; non solo, ma per lunghi mesi due sacerdoti cattolici - con l'autorizzazione ufficiale del vescovo di Würzburg - avevano tormentato la povera ragazza con esorcismi e presunte pratiche antidiaboliche. Quando morì nell'ospedale di Klingenberg, il suo corpo era tutto solcato da cruente ferite. I suoi genitori, entrambi fanatici cattolici, vennero condannati a sei mesi di carcere per omissione di soccorso, specialmente per non aver chiamato alcun medico. Ma neanche un religioso venne indagato e punito per questo. Al contrario! La tomba della sventurata Anneliese Michel è fatto oggetto di pellegrinaggi da parte di fedeli cattolici (ricordiamo che nel Seicento la città di Würzburg era malfamata per le numerosissime esecuzioni di streghe sul rogo.)
Questo caso non è che la punta dell'iceberg di tale diffusa e pericolosa superstizione, e si é risaputo solo in conseguenza del suo tragico esito. ( SP 80)

Massacri in Ruanda

Anno 1994: nel giro di pochi mesi, nel piccolo Stato africano del Ruanda, vengono massacrate diverse centinaia di migliaia di civili. In apparenza, si trattava d'un conflitto tra i gruppi etnici degli Hutu e dei Tutsi (Watussi). Per parecchio tempo, si udirono soltanto delle voci su un coinvolgimento del clero cattolico. Negli organi di stampa cattolici furono pubblicate strane smentite; e questo prima che qualcuno avesse accusato ufficialmente di complicità dei componenti della chiesa cattolica.
Senonché, il 10 ottobre 1996, l'emittente radio S2 - tutt'altro che critica nei riguardi del cristianesimo - reca nel notiziario S2 Aktuell delle ore 12 la seguente notizia:

"Sacerdoti e suore anglicani, ma soprattutto cattolici, sono gravemente accusati di aver preso parte attiva all'assassinio di indigeni. In particolare, il comportamento d'un religioso cattolico ha tenuto desto per mesi l'interesse della pubblica opinione , non solo nella capitale ruandese Kigali. Era parroco nella chiesa della Sacra Famiglia, ed è accusato di aver ucciso dei tutsi nei modi più atroci. Sono rimaste incontestate deposizione di testimoni secondo cui il religioso, col revolver alla cintola, fiancheggiava bande saccheggiatrici di Hutu. Nella sua parrocchia, in effetti, era avvenuto una sanguinosa strage di Tutsi che avevano cercato scampo in quel tempio. Perfino oggi, due anni dopo, vi sono molti cattolici a Kigali che, per la complicità a loro avviso dimostrata d'una parte dei sacerdoti, non mettono più piede nelle chiese della città. Quasi non v'è chiesa nel Ruanda in cui fuggitivi e profughi - donne, bambini, vecchi - non siano stati brutalmente picchiati e massacrati al cospetto della croce. Vi sono testimonianze in base alle quali i religiosi hanno rivelato i nascondigli dei Tutsi, lasciandoli in balìa delle milizie Hutu armate di machete.

Nel frattempo, si son date prove schiaccianti del fatto che, durante il genocidio in Ruanda, anche monache cattoliche si sono macchiate di gravi colpe. In questo contesto, si fa costante menzione di due benedettine, rifugiatesi intanto in un monasterio belga per sottrarsi al corso della giustizia ruandese. Secondo testimonianze concordi di superstiti, una aveva chiamato i sicari hutu, introducendoli da migliaia di tutsi che avevano cercato rifugio nel suo convento. Con la forza, i morituri erano stati cacciati dal chiostro e tosto soppressi in presenza della suora. Anche la seconda benedettina aveva collaborato direttamente con le bande assassine delle milizie hutu; anche di questa suora testimoni oculari affermano che avesse assistito freddamente, senza reagire in alcun modo, a come i nemici venivano macellati. Alle due donne si contesta addirittura (in base a precise testimonianze) di aver fornito ai killer il petrolio con cui le vittime vennero bruciate vive." (S 2)

Questa notizia ha ricevuto un'appendice. Ecco il messaggio della BBC:
Priets get death sentence for Rwandan genocide:
BBC NEWS April 19, 1998
A court in Rwanda has sentenced two Roman Catholic priests to death for theire role in the genocideof 1994, in wich up to a million Tutsis and moderate Hutus were killed. Pope John Paul said the priests must be made to account for their actions. Different sections of the Rwandan church have beeen widely accused of playing an active role in the genocide of 1994...

Come si vede, per il cristianesimo il medioevo non è mai veramente concluso.
La cosa che spaventa più che mai, è, in tutti i casi, che ogni nuova generazione di cristiani nega e contesta i delitti e le nefandezze che la precedente generazione dei suoi correligionari ha commesso in nome della fede cristiana! Oppure, qualora non sia più possibile negare, si limita ad affermare di sfuggita: oh, ma quelli non erano buoni cattolici, non erano veri cristiani! Cristiani belli e buoni sono solamente quelli che amano il prossimo loro, che fanno il bene e vogliono la pace ... eccetera, eccetera.
Come se, parlando di se stessi, queste cose non le affermassero i fedeli di qualsivoglia religione del mondo!


"Ogni qualvolta sento i cristiani parlare di morale, mi sento quasi rivoltare lo stomaco."

Karlheinz Deschner

Fonti bibliografiche
DA : K.Deschner, Abermals krähte der Hahn, Stoccarda 1962.
DO : K.Deschner, Opus Diaboli, Reinbek Amburgo 1987
DZ : Die Zeit, Nr.5, 1998
EC : P.W.Edbury, Crusade and Settlement, Cardiff Univ.Press 1985.
EJ : S.Eidelberg, The Jews and the Crusaders, Madison 1977
HA :Hunter M, Wootton D., Atheism from the Reformation to the Enlightenment,Oxford 92
LI : H.C.Lea, The Inquisition of the Middle Age , New York 1961
LM: E.Le Roy Ladurie, Montaillou. Ein Dorf vor dem Inquisitor 1294-1324, Frankfurt 1982
MM: M.Margolis, A.Marx, A History of the Jewish People.
MV: A.Manhattan, The Vatican's Holocaust, Springfield 1986
V. Dedijer, The Yugoslav Aischwitz and the Vatican, Buffalo NY, 1992
NC: J.T.Noonan, Conception: A History of its Treatment by the Catholic Theologians and Canonists, Cambridge/Mass., 1992
S2 : Notiziario radiofonico di S2 Aktuell, 10 ottobre 1996, h 12
SH : D.Stannard, American Holocaust, Oxford Univ. Press 1992
SP : Settimanale Der Spiegel, Nr.49, 12/2/1996
TA : A True Account of the Most Considerable Occurrences that have Hapned in the Warre Between the English and the Indians in New England, London 1676.
TG : F.Turner, Beyond Geography, New York 1980
WW: H.Wollschläger, Die bewaffneten Wallfahrten gen Jerusalem, (I pellegrinaggi armati contro Gerusalemme) Zurigo 1973. (E' quanto di meglio io abbia letto a proposito do crociate.Contiene una silloge di cronache cristiane del medioevo. Purtroppo non più ristampato.)

WV: Calcoli e stime sul numero delle streghe condannate al rogo:
N.Cohn, Europe's Inner Demons: An Inquiry Inspired by the Grat Witch Hunt,Frogmore 1976, 253.
R.H.Robbins , The Encyclopedia of Witchkraft and Demonology, New York 1959, 180.
J.B.Russell, Witckraft in the Middle Ages, Ithaca/NY 1972, 39.
H.Zwetsloot, Friedrich Spee und die Hexenprozesse, Treviri 1954, 56.


Questo documento, elaborato da testi originali di Karlheinz Deschner e tradotto in italiano da L.Franceschetti, è presente sotto il titolo "Victims of the Christian Faith", in lingua inglese

mercoledì 25 gennaio 2012

LIBRI: LOURDES i dossier sconosciuti

È un po’ preoccupato il tono di Luigi Garlaschelli
nella presentazione di questo volume: «cresce
una voglia di occulto, di irrazionale, di paranormale»,
scrive. Guarda caso, anche i più importanti
santuari cattolici sembrano essere gli unici
a non soffrire della secolarizzazione incalzante.


È dunque opportuno tornare, ancora una volta, a scrivere di ‘miracoli’: anzi, a tentare di analizzare tali fenomeni e il loro manifestarsi, perché se si afferma che certe cose accadono, è giusto e doveroso verificare «se e come» accadono.
Con buona pace di Gould e dei magisteri «non sovrapponibili».
Ed è doveroso farlo anche perché continuamente si affacciano nuove metodologie e nuovi studi che affinano la nostra comprensione delle malattie, e di come si può guarire da esse. Si pensi solo al fatto che la maggioranza dei ‘miracoli’ riconosciuti dalla Chiesa risale a un’epoca in cui non esistevano nemmeno le radiografie.
Non che sia facile, studiare i ‘miracoli’. I fedeli sono pronti a offendersi e a replicare furiosamente, come lo stesso Garlaschelli ha sperimentato di persona in occasione della sua seconda Sindone. Tra l’altro, è stata proprio la datazione al radiocarbonio del tessuto conservato a Torino a rappresentare una sorta di spartiacque in questo genere di ricerche: dopo che gli scienziati scelti dalla diocesi confermarono quanto già si supponeva, e cioè che il telo è di origine medievale,
le gerarchie ecclesiastiche si sono fatte molto più prudenti.
La Chiesa sembra infatti aver rinunciato a cercare il consenso della scienza
e, contemporaneamente, a promuovere la devozione popolare. Ha scelto esplicitamente
quest’ultima. Scordiamoci la possibilità di un esame approfondito del
sangue di san Gennaro: sembra proprio che non lascerà più esaminare materiale
che, in mano a ‘malintenzionati’, potrebbe essere utilizzato contro una
consolidata (e spesso redditizia) tradizione.
Come Nero Wolfe, si è dunque costretti a esaminare i casi a distanza. Questa
volta, il luogo dove si è compiuto il ‘delitto’ è Lourdes, uno dei più noti e
prolungati campi di battaglia tra fede e razionalismo.
Se l’intervento di Piergiorgio Odifreddi funge da pungente introduzione, i
due saggi di Andrea Albini consentono di comprendere i meccanismi e soprattutto
la ‘politica’ perseguita dalla Chiesa cattolica a riguardo delle canonizzazioni,
che richiedono necessariamente il riconoscimento di almeno un miracolo.
Seguono poi diversi articoli che entrano nel merito di numerosi casi di guarigione
considerati «inspiegabili» dalla Chiesa cattolica: e pertanto, attraverso
un salto logico già di per sé errato, «spiegabili» soltanto attribuendo loro un’origine
soprannaturale. La prima traduzione italiana del dossier realizzato nel
1957 dal medico Donald J. West è interessante, ma lo sono ancor di più i saggi
che gli fanno seguito.
Alla fine, il bilancio stilato da Francesco d’Alpa mostra che «i casi miracolosi
immediatamente ‘visibili’, e che meglio riflettono l’immagine classica del miracolo
(come ad esempio nel racconto dei Vangeli), sono pochissimi, tra i più
carenti di prove ed i più vecchi […] poco o nulla documentati».
Inoltre, nei casi incerti i periti di parte scelgono quasi sempre l’ipotesi più
improbabile, tanto che l’iter sembra tendere alla ricerca dell’eccezionalità, anziché
a cercare di constatarla. Si è arrivati addirittura a cambiare le regole: se
fino al 1983 la guarigione, per essere considerata straordinaria, doveva essere
«istantanea», oggi si richiede invece un recupero più rapido rispetto ai tempi
medi di recupero per patologie analoghe. E tuttavia il numero dei ‘miracoli’ cala
costantemente nel tempo: quasi a confermare, come nota Garlaschelli, «che se
i controlli e le verifiche sono prossimi a zero, l’intensità dei fenomeni sembra
salire verso il cento per cento. Ma quando i controlli salgono verso il cento per
cento, i fenomeni si riducono allo zero».
Se Anatole France, ai tempi della Lourdesmania di fine ‘800, poteva sornionamente
riscontrare che vi si vedevano «tante stampelle, ma nessuna gamba
di legno», ora è lo stesso ex direttore del Bureau Medical, Patrick Theillier, a
sostenere che «non si è mai visto un soggetto Down guarire a Lourdes».
Sono considerazioni che non hanno intaccato e non intaccheranno la fede
(o meglio, il bisogno di credere) dei più assidui frequentatori di Lourdes. Ma nei
confronti della cosiddetta ‘zona grigia’ si può e si deve continuare e affinare un
meritorio lavoro di controinformazione.
Specialmente in un paese, quale è il nostro, in cui il paranormale (religioso
e non) dispone di spazi mediatici incomparabilmente più estesi del pensiero razionalista.

Raffaele Carcano

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lunedì 23 gennaio 2012

PERLE DI INTOLLERANZA

che si commentano da sole

a cura di Mauro Polacco

Benedetto XVI°
“Omosessualità mai giustificabile: è contro la natura".
Anche se ammette ritardi e coperture nella gestione
del caso di Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di
Cristo, pedofilo, tossicomane e padre di diversi figli illegittimi.
“Le creature sono differenti le une dalle altre e
possono essere protette, o, al contrario, messe in pericolo,
in modi diversi, come ci mostra l’esperienza quotidiana.
Uno di tali attacchi proviene da leggi o progetti,
che, in nome della lotta contro la discriminazione,
colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i
sessi.”

Padre Cipriano de Meo, noto esorcista cappuccino:
“Un comportamento a dire poco orrendo, e comunque satanico, è l'omosessualità.
In questo caso, siamo ad una pratica che va contro natura e se non
ci pentiamo, siamo potenzialmente destinatari della perdizione e della condanna,
della esclusione dal Regno dei Cieli. E questo lo dice San Paolo e il Catechi -
smo".

Monsignor Ennio Appignanesi, arcivescovo emerito di Potenza:
“La omosessualità è oggettivamente contro natura, gay o si nasce, ed allora
è una malattia, un difetto di fabbricazione, o si diventa per vizio". Precisa:
"le relazioni omosessuali, comunque le si guardi, sono un abuso innaturale, un
violentare le cose, e bisogna dire che questi atti, fanno ribrezzo, la vita gay è
ripugnante se non la si accetta con la santa rassegnazione e la castità necessaria.
La Chiesa non discrimina affatto l'omosessuale che va trattato con delicatezza
e pace” (ma se ha appena detto che sono ripugnanti e difettosi...ndr).
“Credo che questa storia dell'orgoglio gay, di chi in modo arrogante vuole
fare la sfilata a Roma, capitale del cristianesimo, sia una cosa sporca e ripugnante.
Non è pensabile fare passare per normale una cosa che è contro natura".

Padre Gabriele Amorth:
“Qualsiasi unione, etero o gay, non suggellata dal matrimonio, si considera
peccaminosa e dunque esclude dalla comunione".

Mons. Odo Fusi Pecci, arcivescovo emerito di Senigallia:
“I tre nemici della Chiesa oggi sono la massoneria (...). Anche gli ebrei negano
Cristo, che per loro mai è venuto davvero al mondo, ed infine i gay, che
con la loro cultura e le loro tesi contro natura, offendono Cristo".

Monsignor Serafino Sprovieri, arcivescovo emerito di Benevento:
“L'omosessualità, quando sconfina in atti o peggio ancora ostentazione, è
sbagliatissima. Se i gay si accontentano e sorridono di questa condizione, bene
per loro. Anche i camorristi, dopo aver commesso le loro cattive azioni, si autocelebrano
e festeggiano. La condizione gay è negativa. Dovrebbero fare
come Adamo nel Paradiso terrestre, provare vergogna. Quando Adamo viene
scoperto nudo, si nasconde all'occhio di Dio. Sa che ha commesso il male e ne
prova ripugnanza, stessa cosa che un gay dovrebbe fare. Ma la cultura relativista
del tempo, ammette anche questo".

Mons. Paolo Rigon, vicario giudiziale del tribunale ecclesiastico ligure:
“Non si nasce omosessuali, la nascita dell’omosessuale è rarissima, nel
senso di disfunzione ormonale o fisica. Quindi, dal momento che l’omosessualità
è indotta, bisogna prenderla dall’inizio, perché così si può superare, attraverso
la psicoterapia”.

Carlo di Pietro, membro attivo della Milizia di San Michele Arcangelo:
(parlando del Gay Pride):
“(...)perché invece di favorire queste schifezze nella Capitale (…). Vergogna
signora e dico signora (minuscolo) Polverini... invece di vantarsi di avere
amici gay (...), visto che appoggia in maniera così spudorata iniziative tanto
diaboliche???

Mons. Giacomo Babini:
“Mussolini fu un dittatore, ma va anche detto che Mussolini non fu il male
assoluto e fece anche cosa buone e va rivalutato. Molto meglio lui che un Vendola
attuale, almeno Mussolini aveva caratura di statista, il pugliese nemmeno
quella, ma solo di venditore di fumo e per altro gay.”

E per finire, una dichiarazione shock che tocca anche il gravissimo fenomeno
dei preti pedofili:
Mons. Giacomo Babini Vescovo Emerito di Grosseto:
“Ma io come Vescovo sarei maggiormente comprensivo
con un prete pedofilo che si penta e soffre della sua
condizione che di questi viziosi. Le dico di più, se mi fosse
capitato un pedofilo non lo avrei denunciato, ma cercato
di redimere. Un padre come é il Vescovo per un sacerdote,
non denuncia i figli che sbagliano e si pentono. Ma con
i viziosi bisogna essere intransigenti."

domenica 8 gennaio 2012

LA MESSA: tutte le menzogne che vengono insegnate su di essa confutate mediante la Parola di Dio

 di Giacinto Butindaro

La dottrina dei teologi papisti
I Cattolici romani chiamano la cena del Signore eucarestia, che viene dal greco eucharistia che significa 'ringraziamento', a ricordo del ringraziamento fatto da Gesù Cristo prima di rompere il pane e di distribuire il calice nella notte in cui fu tradito [1]. I teologi papisti a proposito di questo sacramento affermano: 'L'Eucarestia è il Sacramento che, sotto le apparenze del pane e del vino, contiene realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità del Nostro Signore Gesù Cristo per nutrimento delle anime' (Giuseppe Perardi, Nuovo Manuale del Catechista per l'insegnamento del catechismo della dottrina cristiana, Pubblicato per ordine di Pio X, XVII edizione rinnovata e in gran parte rifatta, Torino 1939, pag. 471. Il libro contiene l'Imprimatur [2]), e questo perché secondo la teologia romana l'ostia che viene usata nella comunione, nelle mani del prete, diventa il corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo (questa dottrina è chiamata transustanziazione). Voglio a tale proposito citare le parole del Perardi, per farvi comprendere che cosa viene insegnato ai Cattolici romani riguardo all'eucarestia: 'Ministro dell'Eucarestia è il sacerdote; egli pronunciando, nella Messa le parole di Gesù Cristo, cioè della consacrazione, sul pane e sul vino, applicando cioè la forma alla materia, cambia il pane nel Corpo e il vino nel Sangue di Gesù Cristo' (Ibid., pag. 474); 'Dopo la consacrazione, l'ostia non è più pane; il pane è mutato nel vero Corpo di nostro Signore Gesù Cristo. (...) L'ostia sembra pane, o meglio sembra ostia; ma dell'ostia-pane non vi è più la sostanza ma solo le specie, le apparenze esterne; in realtà essa è il corpo di Gesù Cristo, vivo e vero. Nel calice prima della consacrazione si contiene vino con alcune gocce d'acqua (...) Dopo la consacrazione, nel calice non vi è più vino; invece, sotto le specie del vino, vi è il vero e reale Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. Il vino si è convertito nel Sangue di Gesù Cristo (...) Perciò come al pronunziarsi della divina parola, nella creazione, le cose che prima non erano, furono; così al pronunziarsi delle parole della consacrazione, quello che era pane, diviene Corpo di Nostro Signore, e quello che era vino, suo Sangue' (Ibid., pag. 483-484). Il dogma della transustanziazione (termine che significa 'cambiamento di sostanza') fu proclamato dal concilio Laterano IV nel 1215 sotto il papato di Innocenzo III, e il concilio di Trento ha lanciato il seguente anatema contro chi non l'accetta: 'Se qualcuno negherà che nel santissimo sacramento dell'eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità, e, quindi, tutto il Cristo, ma dirà che esso vi è solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XIII, can. 1). A sostegno di questo dogma i teologi papisti prendono le parole di Gesù: 'Questo è il mio corpo' (Matt. 26:26) e: 'Questo è il mio sangue' (Matt. 26:28) da lui pronunciate dopo avere reso grazie per il pane e il calice nella notte in cui fu tradito. Va tenuto presente però che, quantunque nell'eucarestia vengano consacrati sia il pane che il vino, l'eucarestia viene servita al popolo solo sotto la specie del pane perché la curia romana vieta il calice a quelli chiamati laici (i preti possono invece comunicarsi sia con il calice che con l'ostia) rifacendosi alla decisione di vietarlo presa dal concilio di Costanza nel 1415, confermata dal seguente decreto del concilio di Trento: 'Poiché, anche se Cristo signore, nell'ultima cena istituì e diede agli apostoli questo sacramento sotto le specie del pane e del vino, non è detto, però, che quella istituzione e quella consegna voglia significare che tutti i fedeli per istituzione del Signore siano obbligati a ricevere l'una e l'altra specie' (Concilio di Trento, Sess. XXI, cap. 1). E per difendere questa soppressione essa ha lanciato l'ennesimo anatema contro chi dirà che tutti i fedeli devono prendere il calice con le seguenti parole: 'Se qualcuno dirà che tutti e singoli i fedeli cristiani devono ricevere l'una e l'altra specie del santissimo sacramento dell'eucarestia per divino precetto (....) sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XXI, can. 1). Ma quali sono le giustificazioni addotte dalla curia romana a questa mutilazione? Le seguenti: 1) Gesù diede il calice solo agli apostoli; 2) quando negli Atti degli apostoli è detto che i discepoli rompevano il pane non è detto che si beveva il vino; 3) il calice è inutile perché il sangue di Cristo si prende già nel pane eucaristico.
Va poi fatto notare che l'eucarestia deve essere presa a digiuno perché nel 1415 il concilio di Costanza decretò quanto segue: '...sebbene Cristo abbia istituito questo venerando sacramento dopo la cena e lo abbia distribuito ai suoi apostoli sotto entrambe le specie del pane e del vino, ciò non ostante, la lodevole autorità dei sacri canoni e la consuetudine autorevole della chiesa ha ritenuto e ritiene che questo sacramento non debba celebrarsi dopo la cena né essere ricevuto da fedeli non digiuni, eccetto il caso di infermità o di altra necessità, concesso o approvato dal diritto o dalla chiesa' (Concilio di Costanza, Sess. XIII). Questo digiuno imposto ai comunicanti è chiamato eucaristico e secondo il Codice di diritto canonico consiste nell'astensione da qualsiasi cibo o bevanda eccetto l'acqua naturale per almeno un'ora prima di prendere l'eucarestia.
Secondo il catechismo cattolico 'l'Eucarestia non è solo un Sacramento, ma è anche il sacrificio permanente del Nuovo Testamento, e come tale si chiama la santa Messa' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 507) [3]. In altre parole, l'eucarestia, chiamata dai Cattolici anche santa messa, é la ripetizione del sacrificio che Cristo ha compiuto sulla croce, infatti il catechismo cattolico dice a proposito della messa: 'La santa Messa è il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, si offre dal sacerdote a Dio sull'altare, in memoria e rinnovazione del sacrificio della Croce' (Ibid., pag. 509) [4]. Secondo la teologia romana quindi il sacerdote che ha ricevuto l'ordine, sotto le specie del pane e del vino, offre a Dio sull'altare il sacrificio del corpo di Cristo. Questa è la ragione per cui essi affermano che 'durante la Messa l'altare è come il Calvario' (Ibid., pag. 507)! E sempre questa è la ragione per cui è stato dato il nome di ostia a quella cosa che il prete consacra perché hostia è una parola latina che significa 'vittima'. Qualcuno dirà: 'Ma questo sacrificio è anche propiziatorio per la teologia romana?' Certo; infatti il concilio di Trento ha decretato quanto segue: 'Il santo sinodo insegna che questo sacrificio è veramente propiziatorio, e che per mezzo di esso - se di vero cuore e con retta fede, con timore e riverenza ci avviciniamo a Dio contriti e pentiti - noi possiamo ottenere misericordia e trovare grazia in un aiuto propizio. Placato, infatti, da questa offerta, il Signore, concedendo la grazia e il dono della penitenza, perdona i peccati e le colpe anche gravi' (Concilio di Trento, Sess. XXII, cap. II). I passi che i teologi papisti prendono per sostenere questa dottrina sul sacrificio espiatorio della messa offerto dai sacerdoti cattolici a Dio sono i seguenti: 'Poiché ogni sommo sacerdote, preso di fra gli uomini, é costituito a pro degli uomini, nelle cose concernenti Dio, affinché offra doni e sacrificî per i peccati' (Ebr. 5:1); e: 'Poiché dal sol levante fino al ponente grande é il mio nome fra le nazioni, e in ogni luogo s'offrono al mio nome profumo e oblazioni pure..' (Mal. 1:11). Secondo la loro interpretazione data a questi passi i loro sacerdoti sono stati presi fra gli uomini per offrire il sacrificio della messa a Dio per i peccati del popolo e così facendo essi offrono a Dio un oblazione pura che è quella che, secondo loro, il profeta Malachia dice che si offre a Dio in ogni luogo. Contro coloro che non riconosceranno nella messa la ripetizione del sacrificio di Cristo il concilio di Trento ha lanciato i suoi anatemi infatti ha detto: 'Se qualcuno dirà che nella messa non si offre a Dio un vero e proprio sacrificio, o che essere offerto non significa altro se non che Cristo ci viene dato a mangiare, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XXII, can. 1); ed anche: 'Se qualcuno dirà che col sacrificio della messa si bestemmia contro il sacrificio di Cristo consumato sulla croce; o che con esso si deroga all'onore di esso, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XXII, can. 4).
La messa, secondo la teologia romana, fa parte del cosiddetto suffragio che i viventi devono compiere a pro delle anime che sono nel purgatorio infatti nel catechismo romano troviamo scritto: 'I mezzi principali con cui possiamo sollevare le anime del Purgatorio sono quelli che il Catechismo ci ha ricordati: cioè; Le preghiere, le Indulgenze, le elemosine, le opere buone e soprattutto la santa Messa. Il frutto di queste opere, applicato alle anime del Purgatorio, prende il nome di suffragio, perché suffraga, cioè allevia le pene delle anime del Purgatorio e ne affretta la liberazione' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 173). Mediante questo loro suffragio, essi ottengono come contraccambio le preghiere e le intercessioni delle anime che secondo loro sono nel purgatorio! E per sostenere tutto ciò, i teologi papisti si rifanno al fatto descritto nel libro dei Maccabei, secondo il quale Giuda il Maccabeo fece raccogliere del denaro e lo mandò a Gerusalemme affinché venisse offerto un sacrificio per i peccati di alcuni caduti in guerra (cfr. 2 Maccabei 12:38-45).
La messa viene offerta pure in onore ai santi. A tale riguardo così si espresse il concilio di Trento: 'E quantunque la chiesa usi talvolta offrire messe in onore e in memoria dei santi, essa, tuttavia, insegna che non ad essi viene offerto il sacrificio, ma solo a Dio, che li ha coronati. Per cui, il sacerdote non è solito dire: Offro a te il sacrificio, Pietro e Paolo; ma, ringrazio Dio per le loro vittorie, chiede il loro aiuto; perché vogliano intercedere per noi in cielo, coloro di cui celebriamo la memoria qui, sulla terra' (Concilio di Trento, Sess. XXII, cap. III), e: 'Chi dirà che celebrare messe in onore dei santi e per ottenere la loro intercessione presso Dio, come la chiesa intende, è un impostura, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XXII, can. 5).
La dottrina della transustanziazione ha dato luogo all'introduzione della dottrina che dice che l'ostia é degna di essere adorata. L'adorazione dell'ostia fu introdotta da Onorio III nel 1220, e fu confermata dal concilio di Trento nel 1551 con queste parole: 'Non vi è, dunque, alcun dubbio che tutti i fedeli cristiani secondo l'uso sempre ritenuto nella chiesa cattolica, debbano rendere a questo santissimo sacramento nella loro venerazione il culto di latria, dovuto al vero Dio' (Concilio di Trento, Sess. XIII, cap. V), e così i teologi cattolici insegnano al popolo che l'Eucarestia si conserva nei luoghi di culto [5] della chiesa cattolica perché i fedeli l'adorino. Le conseguenze? Ci sono milioni di persone nel mondo che si inginocchiano davanti all'ostia e l'adorano credendo che essa sia Gesù Cristo stesso e perciò Dio. Anche per difendere il dogma dell'adorazione dell'ostia il concilio di Trento ha lanciato il suo ennesimo anatema contro coloro che non l'accettano. Eccolo: 'Se qualcuno dirà che nel santo sacramento dell'eucarestia Cristo, unigenito figlio di Dio, non debba essere adorato con culto di latria, anche esterno; e, quindi, che non debba neppure essere venerato con qualche particolare festività; ed essere portato solennemente nelle processioni, secondo il lodevole ed universale rito e consuetudine della santa chiesa; o che non debba essere esposto alla pubblica venerazione del popolo, perché sia adorato; e che i suoi adoratori sono degli idolatri, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XIII, can. 6).
Per ciò che riguarda gli effetti della eucarestia su coloro che la prendono degnamente leggiamo quanto segue: 'L'Eucarestia, in chi la riceve degnamente, conserva e accresce la grazia, che è la vita dell'anima, come fa il cibo per la vita del corpo; rimette i peccati veniali e preserva dai mortali; dà spirituale consolazione e conforto, accrescendo la carità e la speranza della vita eterna di cui è pegno' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 503).
Ora, nella chiesa romana il sacramento dell'eucarestia non viene reputato assolutamente necessario alla salvezza infatti il Bartmann afferma: 'Quantunque gli adulti siano strettamente obbligati per legge divina e precetto ecclesiastico a ricevere l'Eucarestia, tuttavia essa non è indispensabile per la salvezza. - E' di fede' (Bernardo Bartmann, Teologia Dogmatica, vol. III, pag. 192). E questo perché secondo la teologia romana i sacramenti necessari alla salvezza sono il battesimo e la penitenza per chi è caduto in peccati 'mortali' dopo il battesimo.
Occorre dire però che nella chiesa romana il sacramento dell'eucarestia un tempo era reputato indispensabile alla salvezza infatti sia Innocenzo I (401-417) che Gelasio I (492-496) insegnavano che i bambini non potevano salvarsi senza questo sacramento. Anche Agostino affermava l'assoluta necessità del sacramento dell'eucarestia per la salvezza infatti disse: 'Se tante e così importanti testimonianze concordano, nessuno senza il Battesimo ed il sangue del Signore può sperare la salvezza e la vita eterna, invano, senza questi sacramenti, la vita eterna è promessa ai bambini' (Citato da Bernardo Bartmann in op. cit., pag. 193). Questa assoluta necessità del sacramento dell'eucarestia per la salvezza dei bambini è stata poi condannata dal concilio di Trento in questi termini: 'Se qualcuno dirà che la comunione eucaristica è necessaria ai bambini anche prima che abbiano raggiunto l'età di ragione, sia anatema' (Concilio di Trento, Sess. XXI, can. 4). Ora, benché, secondo quello che il concilio di Trento ha decretato, questo sacramento non è indispensabile alla salvezza, Giuseppe Perardi nel Nuovo Manuale del Catechista ne parla in maniera da attribuirgli il potere di salvare infatti afferma: 'Dovendo l'infermo in pericolo di morte, fare la comunione, anche i parenti, i congiunti, hanno dovere e ben grave di avvertirlo del suo stato e di aiutarlo a provvedere per tempo al suo dovere e al suo bisogno; hanno anzi responsabilità dell'anima sua. Da loro può dipendere che si salvi o si perda, secondo che riceve o no i Sacramenti [comunione ed estrema unzione]' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 497); e parlando di quelli che per vani pretesti non fanno la comunione dice: 'Verrà l'ora della pena, della tentazione, della morte; avrebbero bisogno della comunione per conforto, per aiuto, per salvezza; ma o non la faranno, o, generalmente, non la faranno bene. Infelici in vita coloro che non frequentano la comunione; più infelici nell'eternità!' (Ibid., pag. 501). E sempre questo teologo per sostenere che prendere la comunione significa ricevere la vita eterna in se stessi perché si riceve la carne ed il sangue di Cristo cita le seguenti parole di Gesù: 'In verità, in verità io vi dico che se non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne é vero cibo e il mio sangue é vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui. Come il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a cagion del Padre, così chi mi mangia vivrà anch'egli a cagion di me... chi mangia di questo pane vivrà in eterno' (Giov. 6:53-57,58); e le commenta dicendo: 'Gesù promette la risurrezione finale e la vita eterna a chi mangia la sua carne e minaccia la privazione della vita eterna a chi non mangia la sua carne..' (Ibid., pag. 481), ed anche: 'Gli Ebrei mangiarono la manna e morirono; chi mangia l'eucarestia vivrà eternamente' (Ibid., pag. 505). Badate che queste parole del Vangelo scritto da Giovanni erano prese anche da Innocenzo I, Gelasio I e Agostino per sostenere l'assoluta necessità del sacramento dell'eucarestia per la salvezza.

Confutazione

La cena del Signore va ministrata a tutti i credenti sia con il pane che con il calice

La decisione che ha soppresso la distribuzione del calice ai Cattolici va apertamente contro la Parola di Dio che dice: 'Il Signor Gesù, nella notte che fu tradito, prese del pane; e dopo aver rese grazie, lo ruppe e disse: Questo é il mio corpo che é dato per voi; fate questo in memoria di me. Parimente, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice é il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me' (1 Cor. 11:23-25). Come si può ben vedere Gesù istituì la santa cena con del pane e del vino e non solamente con del pane, quindi assieme al pane dev'essere distribuito a tutti i fedeli anche il calice del Signore contenente il frutto della vigna secondo che è scritto in un altro luogo: 'Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti...' (Matt. 26:27).
Ora dimostriamo la falsità delle ragioni addotte dai papisti alla soppressione del calice. In risposta alla prima ragione diciamo: è vero che Gesù diede il calice solo ai suoi apostoli, ma questo perché egli volle mangiare la Pasqua solo assieme a loro e non assieme a tutti i suoi discepoli. E non perché aveva classificato i suoi discepoli in due classi. E poi è altresì vero che anche il pane Gesù lo diede solo ai suoi apostoli; come mai dunque i preti lo danno anche ai 'laici'? In risposta alla seconda diciamo: il fatto che negli Atti degli apostoli è scritto che i discepoli rompevano il pane ma non bevevano il calice non significa che essi non bevevano il calice del Signore, anzi siamo sicuri che assieme al pane essi bevevano il vino, in ubbidienza all'ordine di Cristo dato ai suoi apostoli. Gli apostoli insegnavano tutte le cose che Gesù aveva loro ordinato di insegnare, tra cui anche il bere il calice assieme al mangiare il pane. E poi, ai Corinzi, Paolo parlando ai santi dice: 'Or provi l'uomo se stesso, e così mangi del pane e beva del calice' (1 Cor. 11:28); il che conferma che tutti i credenti, dopo essersi esaminati, possono bere del calice, e non solo una parte di essi. Infine, in risposta alla terza asserzione che dice che il sangue è contenuto già nel pane, diciamo: Ma allora se è così perché i preti bevono anche il calice oltre che mangiare il pane? Che fanno dunque? Si comunicano con il sangue di Cristo due volte e non una sola? Ed ancora: 'Non può essere come dicono i teologi papisti perché altrimenti Gesù avrebbe dato solo il pane ai suoi discepoli e non anche il vino'.
Ecco dimostrata la falsità delle giustificazioni papiste fatte per giustificare la soppressione del calice. Poi, oltre a tutto ciò, bisogna dire che non é vero che nel momento in cui i fedeli mangiano il pane e bevono del calice del Signore mangiano il vero corpo del Signore e il vero sangue del Signore, e questo perché, sia dalle parole di Gesù che da quelle di Paolo sulla cena emerge che essi sono dei simboli che rappresentano il pane ed il sangue del Signore.
Quindi, per concludere questa parte, la cena del Signore deve essere ministrata ai credenti sotto le due specie del pane e del vino, come fece Gesù.


Quando si benedicono il pane e il calice del Signore non avviene nessun cambiamento di sostanza degli elementi

Noi credenti rigettiamo la transustanziazione; le ragioni di questo nostro rifiuto sono le seguenti che proviamo con le Scritture.

    Gesù ha detto circa la santa cena da lui istituita: 'Fate questo in memoria di me' (1 Cor. 11:24); quindi Egli non può essere presente realmente e sostanzialmente nel pane e nel vino con il suo corpo, il suo sangue assieme alla sua anima e alla Divinità perché altrimenti si sarebbe contraddetto.Noi mangiando il pane e bevendo il vino alla santa cena annunziamo la morte del Signore 'finch'egli venga' (1 Cor. 11:26); quindi egli ha da venire e non viene a dimorare nel pane e nel vino dopo che viene fatta la benedizione.Quando Gesù prese il calice rese grazie e poi lo diede ai suoi discepoli, affinché ne bevessero, disse loro: 'Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue....' (Matt. 26:28), e subito dopo disse loro: 'Io vi dico che d'ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio' (Matt. 26:29). Quindi la sostanza del vino rimase intatta ed esso non fu transunstanziato in sangue come dicono i teologi cattolici, perché Gesù dopo avere benedetto il calice lo chiamò 'frutto della vigna'.Quando si benedice il calice della benedizione contenente il frutto della vigna la sostanza del vino non cambia per nulla; non avviene un miracolo mediante il quale il vino viene cangiato in sangue. Un miracolo di mutamento di sostanza avvenne in Egitto quando le acque d'Egitto furono cangiate in sangue (cfr. Es. 7:14-21); allora sì che l'acqua per diversi giorni fu vero sangue. Un altro miracolo di sostanza avvenne in Cana di Galilea quando Gesù mutò l'acqua in vino (cfr. Giov. 2:1-10). Ma di certo non possiamo dire che una cosa del genere avvenga al vino contenuto nel calice del Signore.Luca, a proposito dell'istituzione della santa Cena operata da Gesù Cristo, dice che Gesù 'dette loro il calice dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi' (Luca 22:20); quindi egli chiamò quel calice il Nuovo Patto. Ora, noi sappiamo che il Nuovo Patto è un alleanza che Dio ha fatto con noi mediante il sangue del Cristo e non un calice, perciò con quelle parole Gesù volle dire che quel calice raffigurava il Nuovo Patto nel suo sangue. La stessa cosa quindi va detta delle parole di Gesù: 'Questo è il mio sangue' (Mar. 14:24), in riferimento al vino del calice. Gesù non intese dire che quel vino era il suo vero sangue, che peraltro non aveva ancora sparso, ma un simbolo del suo sangue. In conclusione, il vino nel calice rappresenta sia il Nuovo Patto che il sangue di Cristo.Paolo dice ai Corinzi: 'Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo?' (1 Cor. 10:16); quindi noi, quando beviamo il calice del Signore abbiamo comunione col sangue di Cristo, e quando mangiamo il pane abbiamo comunione col corpo di Cristo. Questo esclude che il vino ed il pane possano essere il vero sangue di Cristo ed il vero corpo di Cristo, come dicono i teologi cattolici romani. Questo lo si può dedurre anche dal paragone che più avanti fa l'apostolo. Paolo dice: 'Guardate l'Israele secondo la carne; quelli che mangiano i sacrificî non hanno essi comunione con l'altare?' (1 Cor. 10:18); il che significa che gli Israeliti mangiando i sacrifici offerti sull'altare avevano comunione con l'altare che era santissimo. Ma non per questo affermiamo che i sacrifici che essi mangiavano erano l'altare, perché questo sarebbe assurdo. Quindi anche nel caso del pane e del vino che sono gli elementi che vengono benedetti alla cena del Signore, non si può affermare che a motivo del fatto che coloro che li ingeriscono hanno comunione con il corpo ed il sangue di Cristo essi siano veramente e sostanzialmente la carne ed il sangue di Cristo. Essi quando vengono benedetti non mutano sostanza, ma rimangono tali e quali erano prima che fossero benedetti, e coloro che li assimilano si mettono in comunione col corpo di Cristo. Ma ditemi: Se quegli elementi cambiassero sostanza e diventassero il vero corpo e sangue di Cristo come potrebbero continuare ad essere ancora soggetti alla decomposizione? Come potrebbe il pane ancora ammuffirsi e fare i vermi, e il vino diventare aceto?Pietro disse che il cielo deve tenere accolto Gesù 'fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose' (Atti 3:21); quindi Cristo è in cielo. Ma il prete pretende con la messa di farlo scendere dal cielo nell'ostia; questa è follia!Gesù disse ai suoi: 'I poveri li avete sempre con voi; ma me non mi avete sempre' (Matt. 26:11); quindi è irragionevole che Cristo sia presente corporalmente nell'ostia consacrata perché questo significherebbe che Cristo sarebbe sempre corporalmente con noi. A conferma del fatto che Cristo non può essere sostanzialmente, realmente e corporalmente nel pane che si spezza alla cena del Signore citiamo le parole di Paolo che disse ai Corinzi: 'Sappiamo che mentre abitiamo nel corpo, siamo assenti dal Signore' (2 Cor. 5:6), e quelle che disse ai Filippesi: 'Ho il desiderio di partire e d'esser con Cristo' (Fil. 1:23). Quindi pure Paolo quando mangiava il pane e beveva del calice del Signore sapeva di essere assente dal Signore, e che il Signore era assente corporalmente; infatti lui desiderava di dipartirsi dal corpo per andare con Cristo in cielo. I teologi cattolici invece insegnano che quel medesimo Gesù che è ora glorioso in cielo che nacque da Maria e che morì sulla croce è nell'eucarestia, e difatti asseriscono che in essa 'vi è Gesù in persona'. E così fanno credere alle persone che Gesù si trova corporalmente nell'ostia conservata nel tabernacolo del loro luogo di culto, e le invitano ad andarlo a visitare infatti così si esprime il Perardi: 'Visitate spesso Gesù nell'Eucarestia' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 489). Ecco quali menzogne ha partorito la dottrina della transustanziazione! e la gente ci crede.Gesù ha detto: 'Dovunque due o tre son raunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro' (Matt. 18:20), ed ancora: 'Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente' (Matt. 28:20). Quindi Gesù Cristo è in mezzo ai credenti e coi credenti dovunque essi si riuniscono nel suo nome ed anche quando non sono riuniti per rompere il pane per annunziare la sua morte. Queste parole di Gesù annullano la presuntuosa dottrina dei teologi papisti perché ci fanno comprendere quanto falsa essa sia e quanto inutile sia credere alla dottrina della transustanziazione e alle dottrine ad essa collegate, infatti vi domando: 'Se Gesù è sempre e dovunque con noi che bisogno c'é di credere nella transustanziazione?' Che bisogno c'é di credere che Gesù si trovi in persona nel pane della comunione? Può forse il pane consolarci come fa il Consolatore mandato da Cristo? Può forse il pane essere sempre vicino a noi? Che assistenza può darci il pane che noi rompiamo? Eppure, sembrerà incredibile questo, ai Cattolici l'ostia del prete viene fatta passare per Gesù stesso!Il fatto che Gesù quando istituì la santa cena disse del pane: 'Questo è il mio corpo', e del vino: 'Questo è il mio sangue' non deve trarre in inganno nessuno. Il verbo essere in questo caso vuole dire 'significa' o 'rappresenta' il mio corpo e il mio sangue. Abbiamo alcuni esempi nella Scrittura che confermano ciò: Quando Daniele interpretò al re il sogno che lui aveva fatto gli disse: 'La testa d'oro sei tu..' (Dan. 2:38), intendendo con questo che la testa d'oro di quella statua rappresentava il regno di Babilonia che era nelle mani di Nebucadnetsar. Quando Giuseppe interpretò i sogni al coppiere e al panettiere di Faraone disse loro: 'I tre tralci sono tre giorni... I tre canestri sono tre giorni' (Gen. 40:12,18); anche in questo caso quel 'sono' sta per 'significano'. Il pane e il vino quindi quantunque siano chiamati il corpo ed il sangue di Cristo simboleggiano il corpo ed il sangue di Cristo, e perciò sono solo dei simboli. Questo comunque non deve portare nessuno a sprezzare questi simboli, perché chi li sprezza viene giudicato da Dio secondo che é scritto nella epistola di Paolo ai Corinzi: 'Chiunque mangerà il pane o berrà del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore' (1 Cor. 11:27). Mangiare del pane e bere del calice indegnamente significa non discernere in quegli elementi il corpo ed il sangue del Signore secondo che é scritto: 'Chi mangia e beve, mangia e beve un giudicio su se stesso, se non discerne il corpo del Signore' (1 Cor. 11:29).
    Per concludere diciamo quindi che la transustanziazione è una delle tante menzogne presenti nella chiesa cattolica romana che i teologi cattolici romani cercano di fare apparire vera interpretando a loro capriccio le Scritture.

Spiegazione delle parole di Gesù: 'Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna'

Ora, queste parole del Signore devono essere intese spiritualmente e non letteralmente perché Gesù poco dopo disse pure: 'Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita' (Giov. 6:63), quindi esse non significano che se uno prende la comunione ha la vita eterna mentre se non la prende andrà in perdizione. Le seguenti riflessioni e considerazioni, fatte servendoci di altre Scritture, confermano che le suddette parole che Gesù rivolse nella sinagoga di Capernaum hanno un significato puramente spirituale.

    Confrontando queste parole di Gesù: 'Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno' (Giov. 6:54), con queste altre: 'Poiché questa é la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno' (Giov. 6:40), si intende che mangiare la carne di Gesù e bere il suo sangue significa contemplarlo e credere in lui, perciò per ricevere la vita eterna si deve credere.
    Confrontando queste parole di Gesù: 'Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui' (Giov. 6:56), con queste parole di Giovanni: 'E questo é il suo comandamento: che crediamo nel nome del suo Figliuolo Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri, com'Egli ce ne ha dato il comandamento. E chi osserva i suoi comandamenti dimora in Lui, ed Egli in esso' (1 Giov. 3:23-24) é evidente che chi mangia la carne di Gesù e beve il suo sangue é chi crede nel suo nome ed osserva i suoi comandamenti.
    Se per ricevere la vita eterna bisognasse mangiare il pane e bere il calice del Signore, la vita eterna non sarebbe più il dono di Dio, ma bensì qualcosa che la si può ricevere in cambio di una opera buona quale il mangiare la cena del Signore. In questo caso sarebbe annullata la grazia e sarebbe resa vana la promessa della vita eterna basata sulla fede. Se fosse così non ci sarebbe bisogno di esortare i peccatori a ravvedersi e a credere nel nome del Signore Gesù, perché basterebbe dargli il pane ed il vino che secondo alcuni sono veramente la carne ed il sangue di Gesù. Ma non si può accettare una simile dottrina perché non é confermata dalla Scrittura e neppure dai fatti. Quali fatti? Questi. In seno alla chiesa romana i peccatori, gli adulteri, i ladri, gli avari, gli idolatri mangiano l'ostia ed alcuni bevono anche il calice e non hanno la vita eterna in loro stessi, infatti essi dicono che non ce l'hanno. Ma non solo, essi ci accusano di presunzione perché noi diciamo di avere la vita eterna per la grazia di Dio. Nel mezzo delle chiese di Dio alcuni conduttori che non hanno abbastanza discernimento fanno prendere la cena del Signore pure a persone che non sono ancora nate di nuovo, ma esse, siccome che non si sono ancora ravvedute e non hanno ancora creduto con il loro cuore nel Vangelo, senza vita sono prima di mangiare la cena e senza vita sono dopo avere mangiato il pane e bevuto del calice del Signore; a dimostrazione questo, che il mangiare e bere questi elementi non conferisce la vita eterna a coloro che la prendono.
    Il Signore quando in quella notte disse ai suoi: 'Bevetene tutti, perché questo é il mio sangue, il sangue del patto, il quale é sparso per molti per la remissione dei peccati' (Matt. 26:28), non era ancora stato crocifisso sulla croce, e perciò ancora non aveva sparso il suo sangue, eppure chiamò il frutto della vigna il suo sangue. Di conseguenza le parole di Gesù erano spirituali. Certo, noi riconosciamo che vi sono diverse cose attorno alla cena del Signore che sono imperscrutabili e perciò incomprensibili, tra cui appunto il fatto che Gesù chiamò il frutto della vigna il suo sangue ed il pane il suo corpo, e che quando noi mangiamo del pane e beviamo del calice del Signore abbiamo comunione con il corpo ed il sangue del Signore, ma è necessario vegliare per non cadere nell'errore nel quale sono caduti i teologi cattolici romani in seguito ad arbitrarie interpretazioni scritturali.
    Gesù spesso parlò in similitudini infatti disse di lui: 'Io son la porta delle pecore... Io son la porta; se uno entra per me, sarà salvato..' (Giov. 10:7,9), e: 'Io son la via...' (Giov. 14:6); e dopo essere risorto, quando apparve a Giovanni gli disse: 'Io son la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina' (Ap. 22:16). Quindi non c'é da meravigliarsi se nei giorni della sua carne il Figlio di Dio disse: 'La mia carne é vero cibo e il mio sangue é vera bevanda' (Giov. 6:55), e: 'Se non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi' (Giov. 6:53). Certo, questo parlare é duro ma noi l'accettiamo, e non vogliamo essere come quei suoi discepoli che dissero: 'Questo parlare é duro; chi lo può ascoltare?' (Giov. 6:60), e rimasero scandalizzati dalle sue parole. 'Beato colui che non si sarà scandalizzato di me' (Matt. 11:6), disse Gesù, quindi non scandalizziamoci delle suddette parole del Signore perché esse sono verità, ma ricordatevi che esse sono da intendere spiritualmente secondo che disse Gesù: 'Le parole che vi ho dette, sono spirito e vita' (Giov. 6:63).

Gli effetti del mangiare il pane e del bere del calice del Signore secondo la Scrittura

Come abbiamo visto il catechismo cattolico afferma che l'eucarestia in chi la riceve degnamente opera delle cose miracolose, infatti accresce e conserva la grazia, rimette i peccati veniali e preserva dai mortali, consola e conforta e accresce la carità e la speranza della vita eterna. Era inevitabile, dobbiamo dire, che dando quell'errato significato alla cena del Signore, i teologi cattolici tirassero fuori pure tutti questi effetti straordinari. Ma che dice la Scrittura? La Scrittura non dice che la cena del Signore conserva e accresce la grazia, che rimette certi peccati e preserva da altri, e non dice neppure che dà conforto e accresce la carità e la speranza della vita eterna. Tutto quello che essa dice è che ogniqualvolta mangiamo quel pane e beviamo quel vino noi annunziamo la morte del Signore finché egli venga secondo che è scritto: 'Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch'egli venga' (1 Cor. 11:26); e che noi abbiamo comunione con il corpo ed il sangue di Cristo secondo che è scritto: 'Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo?' (1 Cor. 10:16). Qualcuno dirà: Tutto qui? Sì, tutto qui. Naturalmente è superfluo dire che si prova gioia nel partecipare alla cena del Signore, appunto perché si ricorda la morte del Signore e quindi il suo grande amore verso di noi, e si ha comunione con il suo corpo ed il suo sangue.

L'adorazione dell'ostia è idolatria

La Scrittura non insegna affatto che noi dobbiamo adorare il pane che rompiamo alla cena del Signore; esso è pane e quindi non è degno di essere adorato. Gesù disse: 'Iddio é spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in ispirito e verità' (Giov. 4:24). Anche Gesù è degno di essere adorato perché Dio dice: 'Tutti gli angeli di Dio l'adorino' (Ebr. 1:6) ma anche Lui va adorato in ispirito e verità come il Padre suo. Che cosa costituisce quindi l'adorazione dell'ostia? L'adorazione dell'ostia non è altro che una delle tante forme di idolatria che é presente in questa pseudochiesa e che la curia romana ordina di perpetrare a danno di milioni di anime nel mondo.

Il digiuno imposto ai comunicanti va contro la Parola di Dio

L'ordine di prendere l'eucarestia a digiuno è contrario alla Parola di Dio perché Gesù distribuì il pane e il calice ai suoi discepoli mentre essi mangiavano; difatti Marco dice: 'E mentre mangiavano, Gesù prese del pane; e fatta la benedizione, lo ruppe e lo diede loro e disse: Prendete, questo è il mio corpo. Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. E disse loro: Questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti..' (Mar. 14:22-24); e Luca afferma che Gesù distribuì ancora il calice dopo la cena dicendo: 'Parimente ancora, dopo aver cenato, dette loro il calice dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi' (Luca 22:20). Ancora una volta constatiamo chiaramente come alla curia romana della Parola di Dio non importa proprio nulla; quello che gli importa è la tradizione e nient'altro.


L'eucarestia non è affatto la ripetizione del sacrificio di Cristo e neppure un'offerta propiziatoria che il sacerdote cattolico offre a Dio per i peccati

Ora dimostreremo mediante le Scritture che Gesù Cristo non ha affatto istituito la messa, che i preti non sono affatto dei sacerdoti ordinati da Dio e che la messa che essi offrono non è il rinnovamento del sacrificio di Cristo.

    Se come dicono loro la messa è la ripetizione del sacrificio di Cristo ed è stata istituita da Cristo, che ripetizione di quale sacrificio era l'eucarestia istituita da Cristo dato che Cristo ancora non aveva offerto se stesso sulla croce? Non è forse questa una chiara contraddizione che annulla la messa come ripetizione del sacrificio di Cristo? Certamente che lo è perché seguendo la logica dei teologi papisti Gesù affinché la cena fosse dichiarata una ripetizione del suo sacrificio, avrebbe dovuto istituirla dopo la sua morte e non prima. E' da escludersi quindi che la cena del Signore sia stata istituita da Cristo quale ripetizione del suo sacrificio perché Gesù Cristo, in quella notte, istituì la santa cena e disse ai suoi di compierla in sua memoria, quindi per ricordare il suo sacrificio che di lì a poco avrebbe compiuto una volta per sempre. Cosa che per altro i teologi non negano infatti affermano che Gesù istituì l'eucarestia anche a perpetuo ricordo della sua passione e morte; quindi non solo quale sacrificio permanente del Nuovo Testamento. Ma anche qui non possiamo non dire che si contraddicono di nuovo, perché non è ammissibile che la cena del Signore sia contemporaneamente l'annunzio della morte di Cristo e la morte stessa di Cristo. Sarebbe come dire che facendo una determinata cosa per ricordare un fatto compiuto da una persona, nello stesso tempo si ripete quel fatto compiuto da quella persona molto tempo prima!
    Gesù disse sia quando diede il pane e sia quando diede il calice ai suoi discepoli: 'Fate questo in memoria di me' (1 Cor. 11:24); e Paolo dice: 'Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finch'egli venga' (1 Cor. 11:26); quindi la celebrazione della cena del Signore é la ricordanza del sacrificio espiatorio di Cristo perché con essa viene annunziata la sua morte, e non è la ripetizione del sacrificio di Cristo perché esso é stato fatto una volta per sempre e non può essere ripetuto in nessuna maniera. Per comprendere come la cena del Signore è un atto fatto per ricordare il sacrificio di Cristo e non è il rinnovamento di esso è necessario ricordarsi della Pasqua giudaica. Ora la Pasqua venne istituita da Mosè per ordine di Dio mentre il popolo d'Israele era in Egitto; in essa i Giudei dovevano immolare un agnello senza difetto, arrostirlo al fuoco e mangiarlo con pane senza lievito e con delle erbe amare; e tutto ciò ogni anno. Ma perché dovevano annualmente fare questo rito? Per ricordare il giorno in cui Dio li aveva tratti fuori dall'Egitto dopo una schiavitù secolare, infatti Dio disse: 'Quel giorno sarà per voi un giorno di ricordanza... E in quel giorno tu spiegherai la cosa al tuo figliuolo, dicendo: Si fa così, a motivo di quello che l'Eterno fece per me quand'uscii dall'Egitto' (Es. 12:14; 13:8). Ora, è chiaro che nessuno può dire che ogni qual volta i Giudei celebravano la Pasqua si rinnovava per loro la liberazione dall'Egitto perché essa era avvenuta tempo addietro in Egitto e non poteva essere in nessuna maniera rinnovata. Nella stessa maniera anche la cena del Signore fu istituita da Cristo per ordine di Dio per ricordare la sua morte, avvenuta una volta per sempre alla fine dei secoli, mediante la quale noi siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato. Ed anche qui bisogna dire che siccome che la cena del Signore si fa in ricordanza del sacrificio di Cristo e quindi anche in ricordanza della liberazione dal peccato da noi ricevuta mediante l'offerta del suo corpo e del suo sangue, essa non può essere la ripetizione del sacrificio di Cristo e di conseguenza non può essere neppure la ripetizione della nostra liberazione.
    Cristo ha offerto se stesso una volta per sempre perché la Scrittura dice: 'Noi siamo stati santificati, mediante l'offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre' (Ebr. 10:10), ed anche che egli è entrato 'nel cielo stesso, per comparire ora, al cospetto di Dio, per noi; e non per offrir se stesso più volte, come il sommo sacerdote, che entra ogni anno nel santuario con sangue non suo; ché, in questo caso, avrebbe dovuto soffrir più volte dalla fondazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine de' secoli, é stato manifestato, per annullare il peccato col suo sacrificio' (Ebr. 9:24-26). La messa che fa il prete quindi é un atto di presunzione in abominio a Dio e che inganna tutti coloro che ci credono, perché il prete pretende con la messa di rinnovare il sacrificio di Cristo, mentre la Scrittura insegna che Cristo Gesù nella pienezza dei tempi ha offerto se stesso per i nostri peccati una volta per sempre. Certo, il clero romano ammette che il sacrificio della messa è un sacrificio incruento in cui Cristo non versa il suo sangue, ma questo non giustifica affatto la messa. Cristo non l'ha comandata quindi non va fatta e basta. E' un sacrificio incruento senza spargimento di sangue? Per noi non è né un sacrificio e neppure incruento; ma solo un rito in abominio a Dio. Ma dato che i teologi papisti parlano in questa maniera a riguardo della messa e dicono nello stesso tempo che essa viene offerta per placare Dio e dargli soddisfazione dei nostri peccati, e dato che la Scrittura dice che 'senza spargimento di sangue non c'è remissione' (Ebr. 9:22), noi domandiamo loro: 'Ma non vi rendete conto che vi contraddite da voi stessi? Dite: 'Nel sacrificio della Messa Gesù placa per noi l'Eterno Padre, offrendogli se stesso, affinché dopo il peccato non ci punisca come avremmo meritato (...) e offre a soddisfazione per i nostri peccati' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 513), e nello stesso tempo dite che la messa è un sacrificio senza spargimento di sangue, quindi senza il potere di rimettervi i vostri peccati! E poi, ancora: 'Ma come fate a dire che la vostra messa è il sacrificio di Cristo e poi nello stesso tempo dire che non avviene nessun spargimento di sangue quando la Scrittura insegna che quando Gesù offrì se stesso a Dio vi fu lo spargimento del suo sangue? Ma è o non è un sacrificio? Quante contraddizioni si notano nelle parole dei teologi papisti anche quando parlano della messa!
    I sacerdoti che furono presi da Dio di fra gli uomini per offrire sacrifici per i peccati del popolo erano Leviti, e precisamente dell'ordine di Aaronne. Oltre a ciò il loro sacerdozio era trasmissibile, infatti quando essi morivano passava ai loro figli. Cristo Gesù invece è stato sì anche lui preso di fra gli uomini, ma egli é stato costituito Sommo Sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, che è un ordine superiore a quello di Aaronne perché Melchisedec è superiore ad Aaronne. Egli, quale Sommo Sacerdote dei futuri beni, dopo avere offerto se stesso per i nostri peccati è risuscitato dai morti e non muore più. Per questa ragione, a differenza del sacerdozio levitico, il suo sacerdozio non é trasmissibile secondo che é scritto: 'Quelli sono stati fatti sacerdoti in gran numero, perché per la morte erano impediti di durare; ma questi, perché dimora in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette' (Ebr. 7:23,24); quindi possiamo dire che Egli sia stato l'ultimo Sacerdote legittimato da Dio ad offrire un sacrificio per il popolo. Con il sacerdozio di Cristo è stato annullato il sacerdozio levitico appunto perché ora non c'é più bisogno che essi offrano sacrifici d'espiazione per gli uomini. I sacerdoti cattolici quindi sono degli impostori che però riescono a farsi passare come sacerdoti istituiti da Dio a offrire il sacrifico della messa. Come se Dio avesse rinnegato la sua Parola per compiacere a questa razza di gente che si crede pura ma non é ancora lavata dalla sua sozzura! Questi seduttori hanno abilmente mischiato il sacerdozio levitico, i sacrifici espiatori della legge e l'altare dell'Antico Patto con il sacrificio di Cristo e la cena del Signore da fare con il pane e il vino e ne hanno fatto la messa. Che dire? Bisogna riconoscere che Satana é riuscito a sedurre moltitudini di persone facendo leva sulla Parola di Dio!
    I sacrifici espiatori che i sacerdoti secondo l'ordine di Aaronne dovevano offrire erano l'ombra del perfetto ed unico sacrificio espiatorio che Cristo avrebbe offerto nella pienezza dei tempi. Quindi essi erano imperfetti e difatti é scritto: 'S'offron doni e sacrificî che non possono, quanto alla coscienza, render perfetto colui che offre il culto, poiché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma, di regole carnali imposte fino al tempo della riforma' (Ebr. 9:9,10), ed anche: 'La legge, avendo un'ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrificî, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, rendere perfetti quelli che s'accostano a Dio' (Ebr. 10:1), e: 'Ogni sacerdote è in piè ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte gli stessi sacrificî che non possono mai togliere i peccati' (Ebr. 10:11).

    Ma ora che Cristo ha offerto se stesso una volta per sempre per i nostri peccati, noi non abbiamo più bisogno di qualche sacerdote che sulla terra offra un sacrificio per i nostri peccati (la messa), perché Gesù ha adempiuto ogni cosa concernente l'espiazione dei peccati morendo sulla croce. I Cattolici quindi con la loro messa dimostrano di non considerare il sacrificio di Cristo perfetto e fatto una volta per sempre per i nostri peccati. Ma anche qui bisogna dire che i teologi cattolici romani cadono in un ennesima contraddizione perché da un lato affermano che il sacrificio di Cristo è stato sufficiente per compiere l'espiazione dei peccati e dall'altro affermano che la messa dato che è una ripetizione del sacrificio di Cristo soddisfa i peccati degli uomini! Insomma è come se qualcuno vi dicesse: 'Qualcuno ha estinto i miei debiti che avevo con Tizio, perché ha pagato a Tizio tutta la somma che io gli dovevo; ma io voglio finire di pagargli tutti i miei debiti!' Giudicate da voi stessi fratelli quello che dico.
    La messa che essi dicono essere un'oblazione pura offerta a Dio è invece un profumo in abominio a Dio perché essi mediante questo loro sacrificio sull'altare pretendono di fare morire Cristo e di offrirlo a Dio per i peccati del popolo. Il teologo Perardi infatti dice: 'Il sacrificio della Messa è lo stesso sacrificio della Croce' (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 510). E qui c'è bisogno di dire questo: secondo il catechismo cattolico il prete quale sacerdote di Dio offre sull'altare la vittima che è Gesù, quindi il prete come sacrificatore risulta superiore alla vittima che egli offre cioè a Gesù. Inoltre il prete, secondo l'aberrante teologia papista, ha potestà sul corpo di Cristo, difatti lo prende e lo porta dove vuole, lo dà a mangiare a chi vuole, lo chiude dove vuole; ma tutto questo è inaccettabile perché rappresenta un dispregio verso Colui che è al di sopra di tutti; tutto questo è veramente esecrabile, ripugnante. O Cattolici, rientrate in voi stessi; fino a quando andrete dietro alla vanità ed alla menzogna? Investigate le Scritture!
    Sotto la grazia tutti i credenti in Cristo Gesù, cioè tutti i membri della Chiesa di Dio, sono dei sacerdoti secondo che è scritto: 'Ma voi siete una generazione eletta, un real sacerdozio..' (1 Piet. 2:9), ed ancora: 'Tu sei degno di prendere il libro e d'aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e de' sacerdoti; e regneranno sulla terra' (Ap. 5:9,10). E siccome sono sacerdoti devono anche loro offrire a Dio dei sacrifici come li offrivano i sacerdoti leviti, ma essi non sono costituiti da vittime di animali da offrire su qualche altare in qualche santuario terreno, ma dalla lode, dalla preghiera e dalle offerte. Le seguenti Scritture attestano ciò: 'Siete edificati qual casa spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire sacrificî spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo' (1 Piet. 2:5); 'La mia preghiera stia nel tuo cospetto come l'incenso..' (Sal. 141:2), e: 'I ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi' (Ap. 5:8); 'Per mezzo di lui, dunque, offriam del continuo a Dio un sacrificio di lode; cioè, il frutto di labbra confessanti il suo nome! E non dimenticate di esercitar la beneficenza e di far parte agli altri de' vostri beni; perché è di tali sacrificî che Dio si compiace' (Ebr. 13:15,16).

    Il passo di Malachia si riferisce appunto ai sacrifici spirituali che un giorno noi Gentili in Cristo Gesù avremmo offerto al nome del Signore, e non al sacrificio della messa che i sacerdoti cattolici avrebbero offerto a Dio dai quattro canti della terra!

Le messe per i morti sono funzioni vane

Abbiamo visto che i teologi papisti per confermare che sia lecito offrire la messa per coloro che sono morti e sono nel purgatorio prendono il gesto compiuto da Giuda Maccabeo che fece offrire un sacrificio per il peccato di quei Giudei caduti in battaglia. Ma noi riteniamo che questo fatto non conferma affatto la messa in favore dei defunti, ma conferma che Giuda il Maccabeo ha compiuto qualcosa di antiscritturale perché nella legge di Mosè non sta scritto da nessuna parte che Dio ordinò agli Israeliti di offrire sacrifici espiatori per i morti, ma solo per i vivi. Quindi a prescindere dal fatto che il purgatorio non esiste, e che la messa non è un sacrificio, dinanzi alla Parola di Dio crolla anche il sostegno su cui si poggia la messa per i morti.
Ma la messa, benché sia un rito inutile e sacrilego, rimane ancora in piedi nella chiesa romana con tutta la sua pompa; essa rappresenta il momento più solenne del culto cattolico romano, a cui il clero romano è molto attaccato. E i teologi papisti la difendono strenuamente facendo acrobazie esegetiche di ogni genere e discorsi vani di ogni genere che si vanno ad infrangere contro la Parola di Dio e cadono a terra. Ma perché la messa è difesa strenuamente dalla chiesa romana e rappresenta qualcosa di irrinunciabile per la chiesa romana? Perché se venisse a mancare verrebbe a mancare una delle principali miniere di denaro da cui il clero romano attinge i suoi capitali. Le messe hanno un prezzo (attenzione però, perché i Cattolici si difendono dicendo che le messe non sono in vendita; a parole questo, ma non nei fatti). Messa è sinonimo di soldi per i preti e per il papato; e nello stesso tempo rappresenta una consolazione per i Cattolici: le cose messe assieme riescono ancora dopo secoli a reggersi in piedi.

Le messe in onore dei santi sono funzione vane

Come abbiamo visto coloro che si riunirono a Trento in quel concilio con un abile gioco di parole hanno cercato di fare passare le messe che essi offrono nella realtà ai santi (prendiamo per esempio i santi apostoli Paolo e Pietro) come dei sacrifici rivolti a Dio e non ai santi, per evitare l'accusa di idolatria. Perché dico gioco di parole? Perché non si capisce affatto cosa significa offrire a Dio un sacrificio in onore di terzi. In altre parole viene di domandarsi, ma allora l'onore a chi lo rivolgono? A Dio o ai santi? Ma come fanno a dire che offrono un sacrificio in onore a Dio e nello stesso tempo in onore di creature morte da tempo che sono nel cielo con lui? Ma allora vogliono dire che onorando il padrone onorano anche i suoi servi che sono in cielo? Ma non è qualcosa di illogico tutto ciò? Eppure questo è l'insegnamento che viene rivolto a milioni di anime sparse per il mondo! O uomini che siete stati ingannati da questi precetti d'uomini privati della verità, rientrate in voi stessi e uscite da questa falsa chiesa!
La Scrittura ci insegna che noi credenti dobbiamo offrire dei sacrifici spirituali (da cui è esclusa la messa) ma questi sacrifici li dobbiamo offrire a Dio, solo a lui e non ai santi apostoli che sono in cielo. Ecco le Scritture che lo confermano: 'Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale' (Rom. 12:1); 'Siete edificati qual casa spirituale, per essere un sacerdozio santo per offrire sacrificî spirituali, accettevoli a Dio per mezzo di Gesù Cristo' (1 Piet. 2:5); 'Per mezzo di lui, dunque, offriam del continuo a Dio un sacrificio di lode' (Ebr. 13:15).

NOTE

[1] 'Poi, avendo preso del pane, rese grazie (verbo greco: eucharisteo) e lo ruppe....' (Luca 22:19); 'Poi, preso un calice e rese grazie (verbo greco: eucharisteo), lo diede loro...' (Matt. 26:27).

[2] Per esporre le dottrine della chiesa cattolica romana ho deciso di usare in massima parte questo manuale. E' vero che esso è ormai abbastanza vecchio ma questo è relativo perché il suo contenuto è confermato, tranne che in alcune piccole cose, dai catechismi della chiesa cattolica più recenti. I corsivi presenti nelle citazioni sono nel testo.

[3] Sacrificio istituito da Gesù Cristo stesso perché Perardi dice: 'Gesù Cristo istituì l'Eucarestia, perché fosse nella Messa il sacrificio permanente del Nuovo Testamento' (Ibid., pag. 476).

[4] Il nome messa deriva dal latino Missa (p. pass. di Mittere 'mandare') che era parte della formula di congedo con cui i sacerdoti pagani alla fine delle loro funzioni licenziavano il popolo: Ite, Missa, est che significava 'Andate, è stata mandata'.

[5] Siccome non tutti i luoghi di culto della chiesa cattolica si possono chiamare basiliche perché 'le Basiliche sono Chiese celebri anche come importanza materiale, - che dal Papa furono onorate di tale titolo' (Giuseppe Perardi, Manuale del Catechista, Padova 1962, pag. 643), e siccome che nessuno di essi si può chiamare neppure Chiesa perché la Scrittura insegna che la Chiesa è l'assemblea dei riscattati dal presente secolo malvagio e quindi un edificio non fatto di pietre, mattoni o cemento, ma un edificio spirituale che ha da servire di dimora a Dio (cfr. Ef. 2:22; Atti 12:5; Rom. 16:5) ho deciso di chiamarli semplicemente luoghi di culto e di tanto in tanto basiliche solo quando il titolo di basilica gli è riconosciuto dai Cattolici romani o mi riferisco ai luoghi di culto del periodo storico in cui venivano tutti denominati basiliche.