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giovedì 23 aprile 2009

NUOVO TESTAMENTO: come divenne canone?

Fino alla metà del II secolo il cristianesmo non aveva un testo sacro di riferimento proprio, ma utilizzava il vecchio testamento ebraico.
Difatti abbiamo un riferimento ai vangeli nel 140 da parte del vescovo Papias che afferma di preferire la tradizione orale a quella scritta.
L'abbozzo piu antico degli scritti del nuovo testamento lo troviamo nel canone Muratori (prese il nome dal suo scopritore L.A.Muratori che lo rinvenne nel 1740), creato a Roma intorno al 200 d.c. rappresenta la posizione ufficiale della Chiesa Romana, e attesta che la comunità cristiana di Roma non annovera fra gli scritti del nuovo testamento i seguenti testi:l'epistola agli ebrei, la prima e la seconda epistola di Pietro, l'epistola di Giacomo e la terza epistola di Giovanni, tutte parti che invece oggi ne fanno parte.
Nel canone di Ireneo (imm.destra - 202), uno dei più importanti teologi del cristianesimo, mancano: l'epistola agli ebrei, l'epistola di Giacomo,la seconda epistola di Pietro, l'epistola di Giuda e la terza epistola di Giovanni.
Uno dei padri della chiesa cristiana, Clemente Alessandrino (imm.sinistra) che scrive tra il 190 e il 210, segnala tra le sacre scritture: il vangelo degli ebrei, il vangelo degli egizi, la prima epistola di Clemente, l'epistola di Barnaba, la Didachè (testo cristiano che contiene una catechesi della "via della morte" e della "via della vita", con indicazioni di morale per la comunità, inclusa una lista di vizi e virtù, e testi liturgici sul battesimo e sull'eucarestia), numerose lettere apostoliche, tutti testi che oggi non appartengono al nuovo testamento.
Il pastore di Erma è un testo di genere apocalittico che presenta cinque visioni alle quali seguono dodici precetti e dieci similitudini o parabole, tratta del problema della remissione dei peccati postbattesimali, difatti dopo il battesimo si verificano casi di gravi peccati e per rimediare a tali colpe Erma ricorre alla rivelazione divina e parla di una seconda possibilità di perdono. Tale testo venne considerato valido sia da Clemente Alessandrino che da Ireneo, Tertulliano e Origene, inoltre la chiesa abissina lo considera ancora oggi parte della bibbia.
Il canone Mommsenianus risalente al 360 non considera nel nuovo testamento: l'epistola agli ebrei, le epistole di Giacomo e Giuda, la seconda epistola di Pietro e la seconda e la terza di Giovanni.
La chiesa d'occidente e quella d'oriente si trovarono sovente in disaccordo su quali testi considerare validi e quali no, l'apocalisse era valida per l'occidente e in oriente no, il vangelo degli ebrei era valido in oriente e non in occidente.
Nei sinodi di Roma del 382, di Hippo Regius del 393 e di Cartagine del 397 3 del 419 si determinò il contenuto e la dimensione del nuovo testamento, e vennero considerati divini e ispirati dallo spirito santo 27 scritti, tutti quelli esclusi vennero chiamati apocrifi.
Il nuovo testamento divenne libro canonico, ed è una creazione della Chiesa, non la Chiesa una creazione del nuovo testamento, e questo è un dato di fatto che però venne ben presto capovolto.
Nel concilio di Firenze del 1442, in quello di Trento del 1546 e nel concilio Vaticano del 1870 la chiesa cattolica rende dogma di fede la dottrina dell'ispirazione divina della bibbia dichiarando la sua infallibilità, sul discorso dell'infallibilità possiamo dire che è una pretesa alquanto ridicola, vediamone un esempio facile, nei vangeli di Luca e Matteo incontriamo la genealogia di Gesù, nel vangelo di Luca si parte da Dio, poi Adamo e tutti gli altri, in quello di Matteo si parte da Abramo, quando si arriva a Davide le strade si dividono e su circa 40 avi solo 2 coincidono, e differiscono anche nel numero, difatti se secondo Luca sono 41, secondo Matteo diventano 32.


Nessun autore del nuovo testamento ha mai definito divina la propria produzione, Paolo distingue con grande chiarezza ciò che deriva dal Signore e le sue opinioni, definisce la sua conoscenza frammentaria (1 Cor.,7,10; 7,12; 7,25; 13,12).
Nel prologo del vangelo di Luca l'autore dichiara di aver indagato accuratamente tutti i fatti fin dal principio, quindi nessun intervento divino. Inoltre Luca ammette che già molti prima di lui avevano raccolto analoghe notizie, si propone quindi come uno scrittore di storie già in circolazione delle quali intende irrobustire la forza persuasiva.
La comunità cui si rivolgeva Paolo considerava le sue epistole come lettere private e non come rivelazioni divine, difatti quando scomparvero alcune lettere le sostituirono semplicemente con alcuni falsi.
Anche la perdita di molti originali dei vangeli testimonia la scarsa rilevanza iniziale di questi libri, se fossero stati testi sacri li avrebbero tenuti con maggiore considerazione e conservati in luoghi sicuri e protetti.
Marcione (imm.sinistra) nel II secolo riconosceva un solo vangelo, lo stesso vangelo di Luca fu rielaborato nel testo da parte sua e dei suoi discepoli.
All fine del II secolo il siriano Taziano, discepolo di San Giustino, creò un opera di grande rilievo: il Diatessaron, in cui fuse i 4 vangeli in un opera di armonizzazione e dalla quale escluse tutti i parallelismi e le contraddizioni. Tale opera insieme agli Atti degli Apostoli e le Epistole divenne, fino al V secolo, fondamentale nella chiesa siriaca.
Dopo Taziano anche il Vescovo Teofilo di Antiochia compose una Concordanza dei Vangeli.
Altri vangeli protocristiani lasciano trapelare l'intento di sostituire i vangeli canonici con delle Concordanze, in modo da evitare doppioni, discordanze letterali ed evidenti contraddizioni.
Nel 1537 il teologo Andreas Osiander (imm.sinistra) pubblicò un opera nella quale mise insieme i quattro vangeli senza tralasciare o aggiungere alcuna parola e senza modificare l'ordine dei fatti. La loro inconciliabilità apparve del tutto evidente, le spiegazioni divennero ridicole, affermando che Gesù avesse compiuto più di una volta i medesimi discorsi e le stesse azioni. Venne ipotizzato che la cacciata dal tempio dei mercanti fosse avvenuta tre volte: la prima all'inizio dell'attività pubblica di Gesù come afferma Giovanni; la seconda il giorno del suo ingresso a Gerusalemme come dicono Matteo e Luca; la terza il giorno dopo come si legge in Marco.



Fino ai giorni nostri la Commissione Pontificia per gli studi Biblici afferma la totale assenza di errori nelle scritture.
Di fronte a tutto questo mi chiedo: come è possibile che degli esseri umani, quindi per natura fallibili possano decidere che un testo scritto da altri umani 2000 anni fà, tramandato per via orale inizialmente, di cui non si hanno i testi originali, possano dichiararne la sua infallibilità?


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