di Domenico Contartese
L’uomo è più vecchio di 
Dio, molto più vecchio, oltre cento volte più vecchio. Tutte le divinità
 e i loro adepti devono rispetto all’uomo, tanto rispetto al padre che 
li ha generati. 
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| Dio Horo dell'antico Egitto | 
La discussione 
intorno alla figura di Dio andrebbe avviata, a mio avviso, iniziando dai
 suoi dati anagrafici: luogo e data di nascita, come del resto si fa con
 qualsiasi personaggio storico, importante o meno che sia, per 
inquadrarlo correttamente nell’ambiente sociale, storico ed economico. 
Dio nasce nella mente degli uomini preistorici circa 50 mila anni fa 
(volendo essere espansivi con il mondo religioso) nel paleolitico 
superiore, come idea allo stato embrionale, come senso di stupore, paura
 e manifestazione di atteggiamenti misteriosi nei confronti della morte.
 I nostri antenati, con l’inizio dell’inumazione nelle tombe, 
depositavano in esse, quale corredo del defunto, una serie di oggetti: 
monili, denti di animali, conchiglie, palline di ocra, arnesi da caccia,
 immaginando la continuità della vita in un misterioso aldilà. Dio nasce
 e si sviluppa dal sentimento di paura e dal terrore della morte, un 
vero trauma non solo per i nostri progenitori ma anche per molti uomini 
del presente. Nei rapporti con la natura l’uomo primitivo esprime invece
 forme di vitalità senza panico, riproduce fedelmente le scene reali 
della vita. E’ quello che succede nel paleolitico superiore (30-10 mila 
anni a.c.) con la pittura rupestre. Vengono raffigurati nelle grotte 
animali e scene di caccia, con una simbologia che fa pensare a riti 
propiziatori di una buona caccia (grotta del Lascaux, Francia). Questo 
legame molto forte con la natura, con gli animali in particolare, che 
costituivano una preziosa fonte di cibo (gazzelle, bisonti, ecc.) venne 
via via ideologizzato fino ad una vera e propria venerazione. 
Nel neolitico (10
 mila anni a.c.) la vita diventa stanziale in grandi aree (Europa Asia) e
 l’attenzione viene rivolta alla terra da cui provengono i prodotti del 
sostentamento. La terra genera la vita. La terra è madre come la donna 
che genera la prole. Vengono riprodotte statuette d’argilla con grossi 
seni e fianchi abbondanti . Nasce il culto della fertilità, un Dio al 
femminile che verrà invocato e pregato affinché produca abbondanza di 
messe e crescita di animali. Con la suddivisione del lavoro subentra la 
società patriarcale e le divinità al maschile, che si differenziano in 
virtù del potere sociale dei governanti. Il Dio dell’antico Egitto 
(III-I millennio a.c.) o meglio le numerose divinità, sono animali, 
piante e addirittura pietre. Vengono venerati serpenti, coccodrilli, 
arieti, gatti e scarabei. Il Dio più potente è Horo, raffigurato con un 
uomo dalla testa di falco e disco solare, emanazione del potere del 
faraone.
Nella Mesopotamia
 (III - I millennio a.c.) vengono elencati ben 1970 nomi divini, tra 
cui: Enlil (Dio dei fenomeni atmosferici), Enki (Dio delle acque 
sotterranee), An (Dio del cielo), Utu (Dio del sole), Nanna (Dio della 
luna), Inanna o Ishtar (Dea della stella Venere).
Nell’Anatolia 
(attuale Turchia, II - I millennio a.c.) si contano un migliaio di 
divinità, divisi per gerarchia (superi ed inferi), per sesso, per area 
geografica, per città. Spiccano le divinità cosmiche, dei fenomeni 
atmosferici: Katahha (Dea madre), Estan (Dio Sole), Saru (Dio della 
tempesta) ed ancora permane Istar (Dea dell’amore). Vi è traccia dello 
Zoomorfismo (divinità collegate agli animali, in particolare al toro e 
al cervo) nel III millennio a.c. Interessante notare come ad alcune 
divinità vengano attribuite attività e desideri sessuali (la mente 
inizia a sbizzarrirsi). Kumarbi (il coppiere del dio celeste) si 
accoppia con la roccia e dal rapporto nasce il “mostro di pietra”; la 
dea Ishtar viene sedotta da Hullicummi e da Hedammu; la stessa Ishtar 
subisce un tentativo di violenza da parte del monte Pisaisa (provate ad 
immaginare l’organo sessuale della montagna). Non mancano accoppiamenti 
tra divinità, uomini e animali. In un racconto il dio Sole viene 
attratto da una vacca; si traveste da uomo e si unisce amorosamente con 
l’animale (c’era, evidentemente, carestia di sesso tra le divinità). 
Le divinità si 
“avvicinano” sempre di più agli uomini e vengono loro conferiti poteri 
straordinari: diventano giudici del comportamento umano, comminano pene 
in virtù delle “colpe”, inviano pestilenze che uccidono una moltitudine 
di persone (la pestilenza del XVI secolo a.c. che colpì gli Ittiti). Gli
 uomini per placare le ire degli dei offrono sacrifici e, tra questi, 
anche esseri umani, successivamente sostituiti con animali.
Gli dei 
dell’antica Grecia (VII secolo a.c.) assomigliano agli uomini ma sono 
immortali. Vivono nell’Olimpo (la montagna più alta) senza lavorare: 
banchettano con le offerte dei mortali, svolgono attività sessuale, 
anche incestuosa con madri, figlie e sorelle. Quando le offerte ed i 
sacrifici in loro onore risultano carenti, rinfrescano la memoria ai 
mortali lanciando fulmini e saette. Un paragone calzante con i moderni 
usurai che tengono sotto scacco la società civile di intere regioni 
italiane. Ed arriviamo al Dio unico ebraico, cristiano, musulmano. E qui
 bisogna stare attenti anche all’uso delle parole per non finire nella 
sfera del vilipendio, o peggio ancora sulla forca (in Iran vige la pena 
di morte per apostasia). Queste religioni monoteiste sono accomunate da 
alcuni lineamenti, tra cui spiccano: maschilismo, sessuofobia, 
schiavismo. Il Dio del vecchio testamento ha le sembianze umane: parla 
con Abramo e Mosè (possiede quindi le corde vocali). E’ vendicativo, 
alimenta l’odio, uccide i primogeniti degli egiziani, compresi gli 
animali. Chiede ad Abramo di uccidere l’unico figlio che possiede. 
Classifica gli animali (che lui stesso avrebbe creato) in puri ed impuri
 (povere bestie). Impone regole dappertutto, dai rapporti sociali, a 
quelli sessuali. Condanna a morte gli adulteri, gli omosessuali, chi si 
accoppia con gli animali (povero dio sole). 
Il Dio del nuovo testamento è più misericordioso ma attento a nominarlo invano, verrai punito con le pene dell’inferno.
Il Dio islamico, 
che si esprime direttamente nel Corano, è ancora più rigido: condanna a 
morte le donne adultere, chiede espressamente di uccidere i miscredenti,
 impone con le minacce le sue regole. Guai a chi osa ironizzare su Allah
 e Corano. Salman Rusdie è stato condannato a morte da una Fatwa per il 
suo libro “Versetti Satanici”; il regista Theo Van Gogh è stato ucciso 
per aver denunciato l’oppressione delle donne islamiche; Hina Saleem è 
stata sgozzata dal padre perché voleva allontanarsi dalla “retta via 
dell’Islam” e come lei, centinaia e migliaia di donne. E le vignette 
satiriche sul quotidiano olandese, che scherzavano sulla figura di 
Maometto, ve le ricordate? Stavano provocando una guerra fra due 
nazioni. Questo è il punto di arrivo dell’evoluzione del pensiero 
religioso degli ultimi 5 mila anni. L’uomo ha costruito nella sua mente 
una figura che ha assunto forme diverse nel tempo: da testa di falco a 
potenza suprema universale. Ha permesso che questa figura immaginaria si
 impadronisse delle sue capacità mentali e lo rendesse completamente 
schiavo. Dalla libertà iniziale, anche se accompagnata dalla paura, è 
giunto all’annientamento totale della sua personalità, autocastrandosi, 
cedendo gradualmente la sua libertà fino a perderla del tutto, 
diventando “servo di Dio”, assassino in suo nome. Bella conquista! 
Speriamo nei prossimi 50 mila anni. 
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