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domenica 18 dicembre 2011

L'ERESIA PAPALE

Di Marco Capurro

Intro:

Da tutta questa pappardella e dalle pagine esposte mi sembra emerga evidente l'assoluta fallibilità dei papi (sia che parlino ex cathedra, sia no) e l'assoluta impossibilità di stabilire quando ed in quali condizioni il pontefice abbia titoli per vantare una qualche ragionevole capacità di rappresentare il vero.

"Un gran numero di papi erano (sono) eretici."
Per un cattolico questa frase avrebbe il sapore di una frase ingiuriosa detta da un Protestante. Un papa eretico sembra una "contraddizione in termini", come la quadratura del cerchio.
La citazione non è di un Protestante ma di papa Adriano VI, nel 1523, "Se per Chiesa Romana voi intendete la sua Testa o Pontefice, è fuori di dubbio il fatto che egli possa errare, persino in materia di fede. Egli erra quando insegna l'eresia a proprio giudizio o per decreto. In verità molti pontefici romani erano eretici. L'ultimo di essi fu papa Giovanni XXII° (1316-1334)".
Oggi sembra impossibile discutere sull'infallibilità del pontefice. Così grande è l'aura di questi personaggi che i fedeli, almeno pubblicamente, sembrano essersi bevuti il cervello.


Le differenti versioni della Bibbia

Thomas James, studioso e libraio londinese, che potè esaminare e verificare il contenuto di entrambe le versioni, scrisse nel 1611:"Ci troviamo ad avere due papi uno contro l'altro.
...per quanto concerne i cattolici la Bibbia è come un naso di cera che i papi modellano a seconda di quello che conviene loro...se un papa dicesse che quello che è bianco è nero e quello che è nero bianco nessun cattolico oserebbe contraddirlo."

Bonifacio decise di emettere una Bolla, che in seguito molti avrebbero preferito non avesse mai scritto:"Unam Sanctam" che, tra le altre cose, affermava "Esiste soltanto una santa, cattolica e apostolica chiesa, fuori della quale non esiste salvezza o remissione dei peccati...Colui che nega che la spada temporale è nel potere di Pietro interpreta erroneamente le parole del Signore:"rimetti la tua spada nel fodero".Entrambe le spade, la spirituale e la temporale, sono nella potestà della Chiesa.
Come ultima pennellata aggiunse:"Noi dichiariamo, annunciamo e stabiliamo che è senza dubbio necessario per la salvezza di ogni creatura assoggettarsi al Romano Pontefice".

Uno dei pochi critici severi (di papa Clemente VI) era il Petrarca, avvelenato dal fatto che Benedetto XII a suo tempo aveva voluto sua sorella e se l'era presa corrompendo suo fratello Gerardo.
Descrivendo , anonimamente per non essere bruciato, la corte di Avignone come "la vergogna dell'umanità, un covo di vizi, una fogna dove è raccolta tutta la sporcizia del mondo. Lì Dio viene disprezzato, solo il denaro viene adorato e le leggi di Dio vengono calpestate. Tutto quanto in quel luogo respira menzogna: l'aria, la terra. le abitazioni e, soprattutto, i letti. "

Ci sono state un mucchio di occasioni in cui cattolici hanno detto: il papato ha raggiunto il suo punto più basso, oltre non può scendere. Dante lo disse di Bonifacio VIII, Petrarca del periodo avignonese. Entrambi sbagliavano.

Angelo Corrario, Gregorio XII, veneziano di circa novant'anni, scelto dai romani perché "troppo vecchio per essere corrotto": Il papa provvide a smentirli immediatamente impegnando la sua tiara per pagare i debiti di gioco e vendendo tutto quello che poteva. Sia quello che c'era sia quello che non c'era, arrivando a vendere Roma al Re di Napoli.

Nel 1432, malgrado gli sforzi disperati della Curia per evitarlo, un Concilio di vescovi si tenne a Basilea che decise quanto segue:
Da ora in avanti tutte le nomine ecclesiastiche devono essere eseguite secondo i canoni della Chiesa; tutte le simonie devono cessare. Da ora in avanti tutti i preti, di qualsiasi rango, devono liberarsi delle loro concubine e chiunque non lo faccia entro due mesi, fosse pure il vescovo di Roma (il papa), verrà privato del suo ufficio....l'amministrazione ecclesiastica dovrà cessare di dipendere dal capriccio palale...gli abusi di bandi e scomuniche da parte dei papi dovranno cessare...la curia romana, e cioè i papi, dovranno cessare di chiedere compensi per gli incarichi religiosi...il papa non dovrà pensare alle ricchezze mondane a solo a quelle del mondo che verrà.
Si trattava di roba forte...troppo forte. Il papa regnante, Eugenio IV, convocò un proprio Concilio a Firenze, che stabilì che :"Basilea era un covo di mendicanti,....apostati, ribelli blasfemi, uomini colpevoli di sacrilegio e che, senza eccezione, meritavano di essere cacciati indietro all'inferno al quale  appartenevano."

Nel quindicesimo secolo non una voce si levava in difesa del papato e, con uomini come Francesco della Rovere sul trono, non è difficile immaginare perché.
Francesco divenne Sisto IV nel 1471. Aveva diversi figli, chiamati, secondo il costume dell'epoca, "i nipoti del papa".
Sisto fu anche il primo papa a concedere una licenza "legale" ai bordelli di Roma, che gli portavano trentamila ducati all'anno in imposte, ed a concedere ai preti di tenersi una compagna contro pagamento di un'apposita tassa. Un'altra fonte di guadagno era quella rinveniente dai permessi concessi ai ricchi di consolare certe signore in assenza dei mariti. Ma era nel campo delle indulgenze che Sisto mostrò tutto il suo genio: egli fu infatti il primo che pensò di poterle liberamente applicare ai morti. Questo costituì una illimitata fonte di guadagno alla quale nessuno dei suoi predecessori, neanche i più avidi, aveva mai pensato.
L'invenzione del Purgatorio, del quale non esiste citazione alcuna nelle scritture sacre, era elemento sostanziale di questo fruttuosissimo commercio papale. La semplice riflessione che se il papa può liberare un anima per denaro, la può ben liberare anche senza denaro, se ne può liberare una , le può anche liberare tutte e , se non lo fa, è un mostro tiranno - come giustamente rilevò Simon Fish (A Supplicacyion for the Beggars- 1529) , pareva non venire eseguita da alcuno.

Agli inizi del 1500 c'erano a Roma circa 7.000 prostitute registrate su di una popolazione di 50.000 persone. La sifilide , come disse il sifilitico Benvenuto Cellini, "era frequentissima tra i preti".

Nel milleduecento San Bonaventura, cardinale e generale dei francescani, paragonò Roma alla meretrice dell'Apocalisse, anticipando Lutero di trecento anni. Questa Puttana, egli disse, rende i Re e le nazioni ubriache con la sua puttanaggine. Dichiarò anche di non aver trovato in Roma altro che lussuria e simonia, persino nei gradi più alti della Chiesa. Roma corrompe i prelati, che corrompono i preti, che corrompono il popolo.
Dante spedì all'inferno papa dopo papa e torme di prelati.

La fissazione dell'Inquisizione e i roghi degli eretici erano per Paolo IV l'unica cosa che sembrava veramente stargli a cuore. Persino nei periodi di malattia non rinunciava agli incontri settimanali con gli inquisitori. Un monomaniaco omicida. Quando morì, nel 1559, i romani bruciarono la prigione dell'Inquisizione in Via Ripetta, una folla abbattè la sua statua sul Campidoglio e gli ebrei, che lui perseguitò selvaggiamente, gli misero sul capo un cappello giallo.
Chi lo seguì non sarebbe stato amato di più ed avrebbe peggiorato i suoi errori.
Infatti Paolo IV sapeva quello che faceva quando nominò il domenicano Michele Ghisleri suo Grande Inquisitore e questi, nel 1566, lo sostituì sul trono con il nome di Pio V.

All'epoca di Pio IX lo Stato Vaticano era il retrivo baluardo della repressione. Non c'era libertà di pensiero o di espressione. I libri erano sotto censura. Gli ebrei erano chiusi nei ghetti e la giustizia veniva amministrata a piacimento del clero, con spie, inquisitori, polizia segreta ed esecuzioni anche per reati minori. Era governato da una piccola oligarchia ecclesiastica, corrotta e viziosa e sempre in nome di Sua Santità.
Secondo Lord Macaulay, che visitò i stati pontifici nel 1838 : "...la corruzione infetta tutti i pubblici uffici...Gli Stati del papa sono, credo, quelli governati peggio in tutto il mondo civilizzato; e l'imbecillità della polizia, la venalità dei pubblici impiegati, la desolazione e l'abbandono della campagna, saltano agli occhi persino dei viaggiatori più distratti." .

Nel mercoledì santo del 1715 Clemente XI volle recarsi a Roma, dove, nel giorno seguente in San Pietro, venne letta di fronte alla folla la Bolla, "In Coena Domini", nella quale venivano scomunicati eretici, scismatici, pagani, pirati del Mediterraneo, e tutti coloro che non obbedivano al papa o non gli pagavano le tasse dovute.
Questa Bolla risaliva al 1372. Pio V l'aveva dichiarata legge eterna della Cristianità nel 1568 ed era stata confermata da tutti i papi fino a Clemente XIV° (1769-74), che, senza spiegazione alcuna, l'aveva lasciata cadere.

La decretazione più importante del Primo Concilio Vaticano (1869) fu che il papa non è soltanto un mero supervisore e/o amministratore della Chiesa. Egli possiede "piena e suprema giurisdizione della Chiesa in quelle materie che concernono la disciplina e la direzione della Chiesa sparsa nel mondo". Il potere del papa è assoluto e si estende dappertutto.
In nessuna delle scritture si trovano giustificazioni alla idiota decisione, che ha solo carattere di puro esercizio di potere politico.

Nel 1896 Leone XIII decise che gli ordini anglicani erano invalidi, abolendo tutti i sacramenti di questa confessione religiosa  (cioè: i preti non erano preti, nessuno era assolto dai peccati, quindi tutti  gli inglesi erano condannati alle sofferenze dell'inferno...)










Finale:

D'altra parte l'orrore di un Dio che condanna incolpevoli bambini ed ignari adulti ad un Inferno mostruoso solo perché non battezzati non può essere eguagliato da alcuna azione umana, per quanto terrificante. Sarei propenso a valutare Hitler ed Attila come dei patetici dilettanti di fronte alle crudeltà attribuite dai nostri gentili teologi al Dio padre di nostro Signore Gesù Cristo.

Nello stesso modo la masturbazione è peccato assai più grave dell'adulterio, in quanto più innaturale e non diretta alla procreazione. Un violentatore che indossa un preservativo nello stuprare la sua vittima è più colpevole di uno che non lo usa (si pensi all'aids ed alle donne bosniache)

Bonifacio VIII° (1294-1303) asserì che tutte le creature sono soggette al romano pontefice e che il suo papale potere si estende su TUTTI i matrimoni, anche a quelli tra infedeli, giudei, musulmani o non credenti. Tutti loro sono soggetti al pontefice, che può sciogliere i loro vincoli matrimoniali per la salvezza delle loro anime.

E' così fasullo l'insegnamento che la Chiesa non cambia mai che un cristiano del terzo secolo sarebbe rimasto stupefatto dalle dottrine medioevali in merito, ed un clerico del medioevo dagli odierni insegnamenti.

Il papa e la Chiesa continuano a trattare ogni persona impersonalmente e senza tenere conto delle differenze tra soggetti, sessi, culture ed ambiente.


        Di Marco Capurro
        tratto da: VENTI SECOLI DI PAPATO


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