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mercoledì 25 gennaio 2012

LIBRI: LOURDES i dossier sconosciuti

È un po’ preoccupato il tono di Luigi Garlaschelli
nella presentazione di questo volume: «cresce
una voglia di occulto, di irrazionale, di paranormale»,
scrive. Guarda caso, anche i più importanti
santuari cattolici sembrano essere gli unici
a non soffrire della secolarizzazione incalzante.


È dunque opportuno tornare, ancora una volta, a scrivere di ‘miracoli’: anzi, a tentare di analizzare tali fenomeni e il loro manifestarsi, perché se si afferma che certe cose accadono, è giusto e doveroso verificare «se e come» accadono.
Con buona pace di Gould e dei magisteri «non sovrapponibili».
Ed è doveroso farlo anche perché continuamente si affacciano nuove metodologie e nuovi studi che affinano la nostra comprensione delle malattie, e di come si può guarire da esse. Si pensi solo al fatto che la maggioranza dei ‘miracoli’ riconosciuti dalla Chiesa risale a un’epoca in cui non esistevano nemmeno le radiografie.
Non che sia facile, studiare i ‘miracoli’. I fedeli sono pronti a offendersi e a replicare furiosamente, come lo stesso Garlaschelli ha sperimentato di persona in occasione della sua seconda Sindone. Tra l’altro, è stata proprio la datazione al radiocarbonio del tessuto conservato a Torino a rappresentare una sorta di spartiacque in questo genere di ricerche: dopo che gli scienziati scelti dalla diocesi confermarono quanto già si supponeva, e cioè che il telo è di origine medievale,
le gerarchie ecclesiastiche si sono fatte molto più prudenti.
La Chiesa sembra infatti aver rinunciato a cercare il consenso della scienza
e, contemporaneamente, a promuovere la devozione popolare. Ha scelto esplicitamente
quest’ultima. Scordiamoci la possibilità di un esame approfondito del
sangue di san Gennaro: sembra proprio che non lascerà più esaminare materiale
che, in mano a ‘malintenzionati’, potrebbe essere utilizzato contro una
consolidata (e spesso redditizia) tradizione.
Come Nero Wolfe, si è dunque costretti a esaminare i casi a distanza. Questa
volta, il luogo dove si è compiuto il ‘delitto’ è Lourdes, uno dei più noti e
prolungati campi di battaglia tra fede e razionalismo.
Se l’intervento di Piergiorgio Odifreddi funge da pungente introduzione, i
due saggi di Andrea Albini consentono di comprendere i meccanismi e soprattutto
la ‘politica’ perseguita dalla Chiesa cattolica a riguardo delle canonizzazioni,
che richiedono necessariamente il riconoscimento di almeno un miracolo.
Seguono poi diversi articoli che entrano nel merito di numerosi casi di guarigione
considerati «inspiegabili» dalla Chiesa cattolica: e pertanto, attraverso
un salto logico già di per sé errato, «spiegabili» soltanto attribuendo loro un’origine
soprannaturale. La prima traduzione italiana del dossier realizzato nel
1957 dal medico Donald J. West è interessante, ma lo sono ancor di più i saggi
che gli fanno seguito.
Alla fine, il bilancio stilato da Francesco d’Alpa mostra che «i casi miracolosi
immediatamente ‘visibili’, e che meglio riflettono l’immagine classica del miracolo
(come ad esempio nel racconto dei Vangeli), sono pochissimi, tra i più
carenti di prove ed i più vecchi […] poco o nulla documentati».
Inoltre, nei casi incerti i periti di parte scelgono quasi sempre l’ipotesi più
improbabile, tanto che l’iter sembra tendere alla ricerca dell’eccezionalità, anziché
a cercare di constatarla. Si è arrivati addirittura a cambiare le regole: se
fino al 1983 la guarigione, per essere considerata straordinaria, doveva essere
«istantanea», oggi si richiede invece un recupero più rapido rispetto ai tempi
medi di recupero per patologie analoghe. E tuttavia il numero dei ‘miracoli’ cala
costantemente nel tempo: quasi a confermare, come nota Garlaschelli, «che se
i controlli e le verifiche sono prossimi a zero, l’intensità dei fenomeni sembra
salire verso il cento per cento. Ma quando i controlli salgono verso il cento per
cento, i fenomeni si riducono allo zero».
Se Anatole France, ai tempi della Lourdesmania di fine ‘800, poteva sornionamente
riscontrare che vi si vedevano «tante stampelle, ma nessuna gamba
di legno», ora è lo stesso ex direttore del Bureau Medical, Patrick Theillier, a
sostenere che «non si è mai visto un soggetto Down guarire a Lourdes».
Sono considerazioni che non hanno intaccato e non intaccheranno la fede
(o meglio, il bisogno di credere) dei più assidui frequentatori di Lourdes. Ma nei
confronti della cosiddetta ‘zona grigia’ si può e si deve continuare e affinare un
meritorio lavoro di controinformazione.
Specialmente in un paese, quale è il nostro, in cui il paranormale (religioso
e non) dispone di spazi mediatici incomparabilmente più estesi del pensiero razionalista.

Raffaele Carcano

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