Mario Trevisan «POVERO CRISTO» ISBN 978-1-4452-0583-0 Lulu.com 2009 pagine 300 - € 15,00
RECENSIONE: Il titolo del libro sarebbe potuto essere anche “Perché non sono più cristiano”. Mario Trevisan è nato in una famiglia cattolica, è stato allevato in un ambiente cattolico, è divenuto un adulto cattolico, è stato un dirigente delle Acli a Verona. Per rafforzare e dare coerenza alla sua cattolicità, Trevisan si è cimentato con l'impresa di approfondire e analizzare le basi stesse della sua religione. Alla fine del percorso egli si è ritrovato senza religione, senza chiesa e senza Dio, approdando ad un sereno ateismo. L'autore ha chiamato il suo libro Povero Cristo (saggio critico), ma il suo intento non era di costruire una saggio critico sulla figura di Gesù Cristo, bensì di comunicare l'esame critico che per anni egli ha portato sui testi sacri per verificare se quanto gli era stato inculcato da bambino e da ragazzo poteva essere accettato dalla sua ragione. L'autore capisce di essere stato ingannato, ma la soddisfazione di essersi liberato dall'inganno non lo porta, come spesso avviene, ad inveire o ad offendere gli ingannatori, quanto piuttosto a sorridere delle bugie e delle incoerenze nelle quali era stato cresciuto. La trattazione dei singoli argomenti viene fatta con leggerezza e con distacco emotivo. La figura di Gesù è stata costruita spesso nei Vangeli sulla base delle profezie, come realizzazione di quanto predetto nei libri sacri ebraici. Trevisan è andato a controllare nella Bibbia ogni profezia citata nei Vangeli. Non si tratta di un saggio filologico, bensì di un'operazione critica su materiali garantiti ai fedeli dalla chiesa cattolica. L'autore documenta come le profezie siano spesso mal citate, deformate, falsificate, quando non proprio inventate. Passando ai racconti degli evangelisti, Trevisan va meticolosamente alla ricerca delle discordanze, che mettono in dubbio la veridicità di coloro che sarebbero stati “testimoni oculari” oltre che ispirati dallo stesso Dio. Per incominciare, ci sono due diverse genealogie di Gesù: Matteo fa discendere Giuseppe da Salomone, mentre Luca lo fa discendente da suo fratello Natàm. Comunque, la genealogia di Giuseppe appare superflua, se Gesù non deriva da un suo spermatozoo. Un punto fondamentale per la credenza dei cristiani è, invece, la “resurrezione”. I quattro evangelisti danno versioni discordi. Il “risorto” è apparso a due pie donne; anzi tre; no, un gruppo; macché, solo una. Chi dice che c'era un angelo, chi due. Era un periodo in cui le resurrezioni andavano di moda: “La terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua resurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti” (Matteo). Molte persone che si sono allontanate dalla chiesa cattolica o che non l'hanno mai avvicinata conservano o hanno di Gesù un'idea positiva, come di una persona buona, pacifica, altruista. Condannano la chiesa cattolica, ma salvano il “salvatore”. Trevisan va contro corrente: “Se i testi evangelici si prendono alla lettera, per quanto valgono storicamente e per quel poco di realistico e probabile che se ne possa desumere, ne viene fuori un Gesù rivoluzionario, esaltato, arrogante e intollerante. Egli pretende di essere preso sul serio per le sue proprie affermazioni perentorie e frequentemente, in caso contrario, ingiuria e minaccia violentemente, quando non maledice e aggredisce fisicamente”.
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